Gli appassionati di serie TV italiane sanno bene quanto sia raro trovare produzioni di qualità. Spesso, il rischio di cadere nel banale o nell’eccessivamente drammatico è alto, con sceneggiature poco curate e recitazioni troppo teatrali.
Sydney Sibilia accetta la sfida con un progetto ambizioso: raccontare la storia degli 883, iconica band italiana che ha segnato un’intera generazione.
Sibilia e la sua casa di produzione Groenlandia (co-fondata con Matteo Rovere) riescono brillantemente nell’intento di dipingere l’essenza dell’italianità senza scadere nel ridicolo o nell’autoreferenziale. La serie non si limita a narrare l’incontro tra Max Pezzali e Mauro Repetto, ma offre uno sguardo autentico su un’epoca con i suoi pregi, difetti e peculiarità.
NON C’È MAX SENZA MAURO E NON C’È MAURO SENZA MAX
Dopo aver presentato Max Pezzali nel primo episodio, la seconda puntata racconta, sebbene in maniera romanzata, il primo e fortunato incontro tra Max e Mauro Repetto.
Mauro è l’altro 50% degli 883, il migliore amico di Max, un ragazzo sognatore, ma allo stesso tempo testardo e determinato, forse pure troppo.
Ad interpretare Repetto il pubblico trova Matteo Oscar Giuggioli, attore classe 2000, noto per aver preso parte a film come Gli Sdraiati, Sotto il Sole di Riccione, Il Filo Invisibile e Suspicious Minds.
Giuggioli riesce a creare da subito una forte chimica con Elia Nuzzolo, l’interprete di Max Pezzali, rendendo molto realistica l’evoluzione del loro rapporto da semplici compagni di banco ad amici per la pelle.
E non importa se ad un certo punto della loro carriera Repetto decide di abbandonare gli 883, di seguire un’altra strada e di rompere con “la stessa storia, lo stesso posto e lo stesso bar” (“Gli anni” sarà, infatti, l’ultima canzone scritta a quattro mani con Max.
Il pubblico vuole vedere amicizia, passione, condivisione di paure, insicurezze, sogni e speranze ed è proprio questo mix di sentimenti ad unire Max e Mauro, così come ha unito generazioni di ragazzi.
UNA SERIE DI (S)FORTUNATI EVENTI
La puntata scorre in maniera fluida e senza intoppi, portando avanti lo stile ironico e scanzonato di Sydney Sibilia che non appesantisce e non annoia mai. Fotografia, sceneggiatura e soundtrack fanno tutto il resto, confezionando un altro episodio strepitoso e nostalgico quel tanto che basta.
Come il primo episodio, anche questo si sviluppa come una serie di surreali (s)fortunati eventi che portano Mauro e Max a capire quanto il loro destino sia intrecciato.
E così, tra una caccia al rospo psichedelico e una notte in bianco in attesa di dj cocainomani, i due protagonisti si scoprono simili, seppur diversi, uniti nella loro voglia di evasione da una Pavia troppo stretta.
Uniti anche nel non sentirsi a proprio agio in un ambiente che è stato costruito attorno a loro. Ed è proprio per questo che la musica e il comporre canzoni assieme nella cantina di Max saranno il collante della loro amicizia e carriera.
Quello che conquista di questa serie, oltre alla nostalgia di un’epoca che non tornerà più, è anche la capacità di Sibilia e degli autori di catturare l’umanità disarmante di Mauro e Max.
Hanno Ucciso L’Uomo Ragno è il coming of age di due semplici ragazzi di provincia che, con passione e caparbietà, sono arrivati al successo cambiando la loro vita e quella di moltissime altre persone.
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Il secondo episodio di Hanno Ucciso L’Uomo Ragno – La Leggendaria Storia Degli 883 introduce Mauro Repetto, migliore amico e compagno di carriera di Max Pezzali.
Mauro e Max si completano a vicenda, dove non arriva uno, arriva l’altro. La loro storia è una storia di semplicità di sentimenti, di ricerca del proprio posto nel mondo, di amicizia e condivisione. Una storia in cui moltissimi giovani, ma anche meno giovani, si possono rispecchiare.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.