C’è molta spensieratezza in questo episodio finale di Hawkeye, una spensieratezza tipicamente natalizia che si percepisce in maniera costante nel corso di tutta la puntata e che, incredibilmente, non stona con la mole di sequenze action presenti nella stessa.
C’è perfino il tempo per un momento alla Mamma Ho Perso L’aereo: prima a fabbricare frecce e poi tutti sulla pista di pattinaggio del Rockefeller Center a combattere i cattivi, in una sequenza che riesce a mascherare, con quella leggerezza tipica dell’innocua violenza dei film natalizi per bambini, un vero e proprio massacro fatto di esplosioni, menomazioni e due tizi probabilmente smembrati da un gufo gigante. Il tutto condito dalla consueta carrellata circolare alla Avengers ad aggiungere ulteriore epicità all’accoppiata Clint/Kate.
BUON NATALE A TE E FAMIGLIA
Molta azione, pochi dialoghi (ma buoni) e tutti a casa per Natale a mangiare il capitone. Un epilogo forse un pelo lungo – si poteva tranquillamente fare tutto in 40 minuti – ma che riesce a mantenere la sua personale promessa natalizia intrattenendo lo spettatore nel miglior modo possibile. Il tutto regalando un’ora di botte da orbi, zipline giù per grattacieli, momenti solenni ed alberi natalizi demoliti senza il benché minimo riguardo per la giunta comunale (e Babbo Natale).
Si tratta di un finale che accompagna l’enorme successo mediatico del fenomeno Spider-Man: No Way Home, configurandosi come personale Merry Christmas da parte della Marvel ai suoi spettatori, ma anche e soprattutto come ennesimo tassello fondamentale nello sviluppo dell’oramai avviata Fase Quattro del MCU.
Introdurre nuovi – ma soprattutto interessanti – personaggi in un universo cinematografico espanso quanto quello della Marvel non è certo roba da poco. Tralasciando l’aspetto prettamente fumettistico, proporre nuovi personaggi (sebbene se ne conoscano i rispettivi cartacei) al pubblico è sempre una scommessa. Una scommessa che non tutti riescono a vincere, tanto per non andare a sbattere troppo lontano, il Venom di Tom Hardy (non per la sua interpretazione, ma per la scrittura del personaggio), operazione disastrosa che è riuscita nel difficile compito di rendere ridicolo uno dei personaggi dei fumetti più fighi di sempre.
Fortunatamente non è il caso di Kate Bishop, vera protagonista e sorpresa positiva della serie, che termina la sua prima avventura completando la trasformazione in “personaggio Marvel” (quantomeno dal punto di vista cine-televisivo), racchiudendo in sé tutte quelle caratteristiche tipiche sì della “spalla comica”, tra siparietti divertenti, frecciatine e sarcasmo dilagante, ma senza per questo sminuire la sua componente eroica. Al termine dell’episodio ci si trova di fronte ad una supereroina certamente ancora acerba, ma anche ad una ragazza che è cresciuta, maturata, in grado di tenere testa alla furia devastante di Kingpin in uno scontro uno contro uno e con la forza di mandare in galera la madre, proprio il giorno della vigilia di Natale, perché “è la cosa giusta da fare”. Un risultato che, tutto sommato, non è niente male per una new entry.
IL MIRACOLO NATALIZIO DI NATASHA ROMANOFF
Un episodio molto importante anche per l’altro Hawkeye, che nel violento (ma toccante) scontro con Yelena riesce finalmente a gettarsi il passato alle spalle. Una sequenza inizialmente zavorrata dal cliché, tra l’altro reiterato più volte, del “You’re lying!“, che però culmina nel momento più intenso dell’intera stagione: da una parte, un Clint divorato dal rimorso e dai sensi di colpa, dall’altra una Yelena consumata dal dolore e dal desiderio di vendetta, entrambi messi di fronte alla necessità di accettare il sacrificio di Natasha così da poter andare avanti con le proprie vite. Un dolore che trova nella condivisione, e nel suo pieno riconoscimento, una forma di mitigazione, di lenimento. Le differenze dei due character finiscono così per dissolversi in una stretta di mano e un sommesso “I’m sorry” di fronte all’oramai devastato Rockefeller Tree nel più classico dei miracoli (televisivi) natalizi.
Il ritrovamento dell’orologio della moglie di Clint (che riporta il logo dello SHIELD e il numero 19) e la distruzione dell’abito da Ronin rappresentano così altre due porte sul passato chiuse grazie all’aiuto di Kate, alla quale infatti viene dato l’onore di bruciare il vestito da Ronin in segno di gratitudine (“I figured you’d like to help me end what you started“) in una sequenza che, oltre a prendersi gioco dei tanti alias della controparte fumettistica, suggerisce ulteriori momenti insegnante-allieva all’orizzonte.
UN KINGPIN PER FAMIGLIE
Torna anche il Kingpin di Vincent D’Onofrio, ancora più grosso e incarognito rispetto a quello di Daredevil, decisamente molto cambiato rispetto a come il pubblico se lo ricordava nella serie Netflix (di fatto si tratta di un altro Kingpin, “adattato” al MCU della Disney) e purtroppo utilizzato poco prima della sua (presunta) morte. Una morte che avviene off screen e che quindi suggerisce quantomeno l’intenzione di tenere il destino del personaggio in sospeso ma che, se fosse vera, risulterebbe in un’incredibile occasione sprecata, soprattutto in vista dell’uscita della serie tv Echo.
Il fatto che comunque si sia deciso di riportare in auge un personaggio, cambiandolo nella caratterizzazione per poterlo inserire in un contesto più “familiare” rispetto a quello della serie Netflix, e incrementandone visibilmente la potenza (forse proprio per permettergli di affrontare in futuro nemici altrimenti troppo potenti per lui) di per sé suggerisce l’intenzione di volerlo portare avanti in qualche modo. Teoria ulteriormente rafforzata dalla controparte cartacea. Nel medesimo confronto, infatti, il colpo di Echo non uccide Kingpin bensì lo rende cieco, un’eventualità che decisamente offrirebbe molti più spunti narrativi rispetto ad una morte (ancora una volta: off screen) senza il benché minimo pathos. Senza contare poi che senza Kingpin rimarrebbero solo i “temibili” membri della Tracksuit Mafia a disposizione. Non esattamente il nemico più credibile per lanciare una serie su un nuovo personaggio principale (Maya/Echo) finora soltanto accennato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Hawkeye si configura come l’ennesima serie transitoria in questa fase di ricambio di supereroi avviata in Fase Quattro, non particolarmente significativa in termini di trama, se non per la crescita del personaggio di Kate Bishop e la re-introduzione (con annessa presunta uccisione) di Kingpin, ma una piacevole parentesi natalizia in grado di intrattenere con leggerezza senza prendersi troppo sul serio. Sicuramente una serie meno eclatante di altre come Loki o Wandavision, ma quantomeno coerente nelle sue intenzioni dall’inizio alla fine. Nel suo piccolo, un ottimo lavoro.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.