Dopo cinque episodi apparsi come una lunghissima presentazione, “Every Feather” sembrava segnare l’inizio ufficiale dell’azione per Mayor Of Kingstown.
Una settimana dopo, però, lo spettatore non può che ritenersi nuovamente disilluso dal mancato sviluppo di una storia che, a conti fatti, si ritrova nuovamente in una situazione di forte indolenza narrativa.
Si tratta di uno stallo che non implica la mancanza di piccoli passi in avanti nella narrazione: questi infatti avvengono, seppur in modo un po’ fiacco. Il vero problema, che va oltre questa continua lentezza narrativa, sta tutta nella mancanza di vere e proprie azioni dinamiche che possano spezzare uno status quo fin troppo poggiato su sé stesso.
IMPASSE DIETRO LE SBARRE
“You speak outta school, you die in the shower.”
Tra le varie situazioni fortemente in stallo spicca senza dubbio la delicata situazione nel carcere, iniziata nel terzo episodio e che, ad ora, non ha mantenuto le promesse. La preoccupazione di Mike riguardo il prezzo da pagare ai detenuti era infatti motivo di grandi aspettative per lo spettatore che vedeva all’orizzonte il miraggio della vera azione. Dopo quattro episodi, però, ciò che rimane è ancora un lungo gioco di parole e sguardi, dove tra svariate conversazioni sia fuori che dentro il carcere, lockdown e minacce varie, ben poco si è ancora concretizzato.
Si è sicuramente alle prese con una fase di studio, atta a preparare il terreno per qualcosa di più grosso (si spera almeno), o ancora si può sottolineare come il tutto faccia sempre parte dello stile di Sheridan. Sta di fatto che dopo sette episodi, la sensazione di un’infinita e non ripagata attesa inizia a pesare sia sull’approccio alla serie che, ovviamente, sulla storia stessa. La speranza è che la fine del lockdown raggiunto in questa puntata, e tutte le promesse/minacce finora solo di sottofondo, segnino sin dal prossimo episodio un cambio di passo in tali dinamiche.
DI TUTTO E DI PIÙ
Con la trama principale basata sulla lotta polizia – gang che si dirama sia dentro che fuori dal carcere, continuano a presentarsi di episodio in episodio anche diverse mini storyline dal dubbio valore. Una di queste riguarda la giovane guardia carceraria. Il passaggio dal carcere maschile a quello femminile non ha di certo migliorato una storia che, se prima aveva potenzialità per il pericolo in cui il giovane incorreva, adesso risulta vacua e atta a consumare soltanto minutaggio.
Di tutt’altro spessore risulta invece la storyline dedicata ad Iris. Da questo punto di vista va sottolineato un certo dispiacere per l’allontanamento dal fulcro della storia (seppur sicuramente solo momentaneo). Il tragico destino di Iris continua ad essere una parte di trama consistente e ben portata in scena da Emma Laird che può essere utile per lo sviluppo futuro della trama. A tal proposito, la presenza di Iris sulla scena insieme a Mike sembrava aiutare lo stesso personaggio che, soprattutto nello scorso episodio, ha avuto finalmente la possibilità di agire, riuscendo ad essere più efficace e attivo. Una bella spinta per il character di Jeremy Renner altrimenti fin troppo bloccato in conversazioni esistenziali con Bunny o con Kyle.
“But now I know. Next time I need you, I just have to break an angel.”
E dispiace dirlo, ma proprio riguardo il personaggio di Mike arriva la maggior “delusione”. Non una delusione in senso stretto, piuttosto una disillusione per promesse infrante. Ovviamente va sempre considerato lo stile in cui la serie viene raccontata, o ancora i tre episodi che mancano al finale, tuttavia ci si aspettava decisamente di più da Mike McLusky e la sua personale guerra nel “gestire” Kingstown. Un discorso che si può ripetere anche per Milo, villain tanto decantato ma che al momento conta ancora uno scarno screentime, sia in minutaggio che in concretezza.
Eppure, è su questi due personaggi che la serie dovrebbe concentrarsi maggiormente dato che, come mostrato dallo scorso episodio, sono loro che potrebbero dar vita alla maggior parte dell’azione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo ben sette episodi, su dieci totali, non si capisce ancora a che gioco Mayor Of Kingstown stia giocando. Si spera solo di avere delle risposte, possibilmente fatte di maggiore azione, nelle restanti puntate.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.