Inside No.9 7×03 – Nine Lives KatTEMPO DI LETTURA 3 min

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Inside No.9 7x03 RecensioneAd ogni nuovo episodio di Inside No.9 la curiosità aumenta non tanto per l’episodio in sé, ma per come Pemberton e Shearsmith se ne possano uscire a livello di originalità.
Di che natura sarà il prossimo colpo di scena? Sarà più “sussurrato” e lentamente rivelato, oppure sarà un colpo improvviso sferrato verso l’ignaro spettatore? L’atmosfera sarà più intimista, più onirica, più macabra, più horror o semplicemente si rimarrà sulla classica struttura di bottle episode che grazie alle semplici battute terrà lo spettatore incollato per mezz’ora davanti lo schermo?
Uno dei pregi principali di “Nine Lives Kat” è proprio quello di uscire da schemi precostituiti, senza però snaturare la creazione televisiva britannica, per come il pubblico ha imparato a conoscerla.

DIVISIONE NARRATIVA…


Il vero colpo di scena all’interno di “Nine Lives Kat” sta nel fatto che un vero e proprio colpo di scena è presente a metà episodio. Come forse poche altre volte nello show, l’episodio si divide in una parte A e una parte B. Se da un lato ciò può spezzare il ritmo cui si è solitamente abituati, d’altro canto salva sicuramente la potenziale ripetitività che il mondo onirico di Kat stava portando in scena.
Se all’inizio poteva sembrare che il personaggio di Pemberton fosse una specie di visione o di fantasma, si scopre ad un certo punto che si tratta del creatore e scrittore che ha dato vita a Kat, la stereotipata detective tormentata, alcolizzata, divorziata, visionaria ed ossessionata da un caso irrisolto. La progressiva apparizione del personaggio interpretato da Shearsmith è utile a segnare la progressiva sostituzione della protagonista nei romanzi dello scrittore effettivamente protagonista.

…VERSO UNA MAGGIORE VARIETÀ


Il “lato B” dell’episodio entra nel vivo dell’effettiva tematica affrontata da questa 7×03. Per rispondere a una delle domande dell’introduzione della recensione, si potrebbe dire che lo stile è visionario e metanarrativo e il colpo di scena è di quelli che colgono lo spettatore totalmente di sorpresa.
Il personaggio di Pemberton diventa l’effettivo protagonista e il parco personaggi si allarga tanto di più. Il tutto risulta comunque una variazione sul tema di quanto visto nella prima metà di episodio. I potenziali colpi di scena vengono solamente suggeriti: dall’effettiva sparizione del figliastro dello scrittore, ad una sua presunta colpevolezza, fino al suo essere un omicida psicotico con visioni dei suoi personaggi. Per arrivare infine al quasi-colpo di scena del suo primo personaggio, Katrina, che in qualche strana forma si rivela essere l’effettiva omicida. Ma non è neanche così, tutto troppo semplice e confuso.
Da applauso il sistema a matrioska che rivela essere anche lo scrittore un personaggio di finzione, stavolta sì di una storia brillante e senza cliché, ovvero quella di uno scrittore incapace di partorire un’idea brillate senza cliché, tormentato dai suoi personaggi.

ESERCIZIO DI STILE META


Proprio i cliché rappresentano il leitmotiv della puntata. Quasi come se fare gli autori stessi della serie TV si stessero ponendo le domande di cui sopra. Che episodio realizzare stavolta? Come non cadere vittima di cliché vari? Dallo stile onirico di inizio episodio, fino al trasformismo che ad un certo punto è riconoscibile dei due autori/protagonisti, Inside No. 9 questa volta sferra un colpo di scena sui colpi di scena.
La classica rivelazione di fine episodio, nella modalità più semplice, avviene proprio quando lo spettatore ormai non se l’aspetta più.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Metalinguaggio
  • Colpo di scena finale
  • Colpi di scena o potenziali colpi di scena intermedi
  • Atmosfera onirica con un senso e non fine a se stessa
  • Kate Purry e altri giochi di parole con il gatto
  • Forse troppo frammentato come episodio e si perde un po’ di continuità nella dimensione bottle episode

 

Episodio di ottima fattura, potrebbe essere ottima anche la valutazione ma si cade un po’ con l’eccessivo stacco narrativo tra prima e seconda parte, solo per giustificare poi il comunque brillante colpo di scena finale.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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