Mayans MC 4×05 – Death Of The VirginTEMPO DI LETTURA 3 min

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Mayans MC 4x05 recensioneCon il finale della scorsa puntata era lecito aspettarsi un episodio denso di avvenimenti, naturale preludio della guerra in arrivo e invece Mayans decide di tergiversare, con un’ora di “motociclisti dal cuore d’oro, tipica della gestione Elgin James. Il tutto mentre sul finale di puntata lo show batte un colpo per circa 30 secondi: un po’ troppo poco per lasciare il proprio pubblico in maniera soddisdacente.

LA FAIDA ETERNA


L’episodio si apre con un ottimo cold opening che vede il ritorno di Adelita, sempre violenta al punto giusto, decisa a riprendersi la prole a suon di pistola e coltellate in pieno stile Los Olvidados. Bentornata Adelita, sperando non si sprechi tutto in un ritorno di fiamma con Angel.
Per quanto riguarda invece la lunghissima faida interna tra i vari charter dei Mayans, dopo l‘ennesima rissa tra motociclisti  si prospetta per Bishop un “momento Opie“, risolutivo sia per il club che per il personaggio, visto che la cura Marcus non sembra stia dando i frutti sperati.
Ma i vari conflitti interni potrebbero passare in secondo piano visto il finale di puntata, con l’agguato dei Sons Of Anarchy e la morte di Coco, un personaggio che a dire la verità era comunque arrivato al termine del suo arco narrativo.

UNA TRASMISSIONE DI MARIA DE FILIPPI


In questo quinto appuntamento stagionale, 60 minuti invece dei soliti 45, non succede praticamente nulla se si esclude l’inizio dell’episodio e il finale, in tutto qualche minuto a essere generosi, uno screen time veramente eccessivo e poco producente.
Ma il momento peggiore si raggiunge mentre Ez è impegnato a letto con il personaggio femminile problematico di turno, canzone romantica in sottofondo ovviamente, e proprio in quel momento riceve una chiamata da Emily, suo eterno amore mai dimenticato, alla quale però non risponde; nel frattempo Coco chiama la ragazza e dice di amarla, ancora canzone d’amore in sottofondo e, rullo di tamburi, viene ammazzato. “Genio!!!!” urlerebbe qualcuno di borisiana memoria, peccato che di geniale non ci sia nulla.

Nell’arco di 60 minuti si assiste d’altronde a:

  • Infinite love story e problemi famigliari dei vari membri dei Mayans di Santo Padre
  • Miguel Galindo dalle suore alla prese con i suoi sensi di colpa che parla con la zia suora della mamma defunta
  • Ez che va a trovare criminali redenti con famiglia che forse però non sono poi così redenti
  • Una nana al vertice del cartello della droga messicano LNG

Insomma, per usare un eufemismo, si può essere certi che la sceneggiatura di Mayans non sarà candidata agli Emmy. Spesso ci si è lamentati del mancato approfondimento dei personaggi secondari, talmente inutili che spesso non ci si ricorda nemmeno come si chiamino. Ma il modo in cui si è scelto di dedicare maggior screen time alle seconde linee, fa rimpiangere il fatto che prima venissero completamente ignorati.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La cold open e il ritorno di Adelita
  • Il finale di puntata
  • Ogni membro dei Mayans di Santo Padre è impegnato in qualche sottotrama famigliare o amorosa. Come se non bastasse c’è Miguel Galindo dalle suore, Emily che fa la cameriera e una nana narcotrafficante. E’ veramente troppo, ci sarebbe quasi da ridere se non fosse lo spin-off di Sons Of Anarchy.
  • 60 minuti, per quanto visto, sono veramente eccessivi.

 

L’ennesimo episodio mediocre per la serie di casa FX che racchiude in un’ora tutto quello che non funziona da quando non c’è più Kurt Sutter alla guida dello show. Non basta certo il ritorno di Adelita e la morte di Coco a salvare 60 minuti disastrosi sotto ogni punto di vista, con la speranza che almeno il finale di puntata porti un pò di vitalità a una narrazione e una storia che si muovono su binari morti. La valutazione non può che essere insufficiente, per un prodotto televisivo partito bene e diventato invece campione di insufficienze.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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