Justified: City Primeval 1×03 – BackstabbersTEMPO DI LETTURA 5 min

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Justified: City Primeval 1x03 Recensione

“Well, like Skender says, if you do something to his brother, you’re doing it to him. Like, husband beats up his wife. She goes home, tells her dad. Her dad goes looking for the son-in-law, shoots him. And then the brother of the son-in-law shoots the dad, and then the dad’s son, the brother of the guy’s wife, shoots the brother of the husband. And sometimes they have to get somebody over from Yugoslavia to come and settle it. It gets so mixed up with everybody shooting each other.”

Nel corso della recensione del secondo episodio era stata lodata la decisione di approfondire il personaggio di Clement Mansell. Del resto, lui è senza ombra di dubbio il principale villain della stagione e il protagonista è già conosciuto alla perfezione dal pubblico. Quest’ultima affermazione è senza dubbio vera; nonostante ciò, giunti alla settima stagione di Justified, gli sceneggiatori Eisa Davis e Chris Provenzano hanno scritto una puntata principalmente dedicata al personaggio di Raylan Givens. E, soprattutto, sono riusciti a gettare nuova luce su alcuni aspetti di Raylan che – seppur accennati nella serie originale – sono spesso sottovalutati dagli spettatori e dai critici. Per di più, tale scelta ha anche conferito una ragion d’essere al personaggio di Willa e all’apparente fastidiosità della sue azioni. Questi due traguardi, di per sé, basterebbero a conferire una valutazione positiva alla puntata. In ogni caso, tali elementi sono stati fortunatamente accompagnati da apprezzabili evoluzioni in diverse altre storyline, contribuendo ad un ulteriore innalzamento del voto.

THE CALL


Nel corso del pilot, Willa parla dell’impossibilità di suo padre di vivere senza il telefono. Non avendo il cellulare a disposizione, infatti, non potrebbe ricevere “The call”. Raylan, piuttosto confuso, chiese a quale chiamata si riferisse. Il finale di questo episodio ha risposto in maniera inequivocabile a questa domanda.
Mentre è in aeroporto per salutare sua figlia – che è già molto arrabbiata con lui – Raylan riceve una telefonata dai colleghi di Detroit. Alla prima chiamata, la scelta è quella di non rispondere. Poco dopo, quando i colleghi chiamano nuovamente, il Marshall interrompe il discorso che stava facendo a sua figlia per rispondere. Quando si gira nuovamente, Willa ha già effettuato l’imbarco.
La telefonata a cui si riferiva Willa, dunque, è quella che qualsiasi membro delle forze dell’ordine riceve molte volte al giorno. Per Raylan, quella telefonata è l’input per trovare un altro cattivo da arrestare ed entrare nella solita routine di adrenalina e violenza che ha caratterizzato la sua vita. Questi elementi, per lui, sono così importanti da renderli prioritari rispetto a sua figlia e a qualsiasi altra cosa.

LA RABBIA


Perché Raylan Givens è da solo, a migliaia di chilometri da casa, invece che a Graceland con sua figlia? La risposta l’ha fornita, a più riprese, uno dei migliori comprimari della serie originale: Arlo Givens. Ovviamente, Arlo era un criminale e un pessimo padre, ed è considerabile come la causa di molti dei problemi del figlio. Tuttavia, Arlo conosceva Raylan e il suo animo meglio di chiunque altro.
In uno dei loro incontri, Arlo disse a Raylan che ogni sua azione era guidata dalla rabbia. Il Marshall, dietro l’aspetto autoironico e leggero, nasconde infatti una rabbia e una furia molto profonde, che ogni tanto escono fuori. Del resto, Raylan è spesso descritto come un Marshall dal grilletto facile, che spesso oltrepassa i limiti.
Raylan, dunque, risponde sempre alla chiamata (‘The Call’) perché ne ha bisogno, perché quella telefonata gli permette di incanalare la sua rabbia interiore nella ricerca e cattura dell’ennesimo criminale a cui dare la caccia. Ciò si ricollega anche alla domanda posta da Mansell nel secondo episodio: perché un Marshall della sua età ha un ruolo operativo e non è dietro a una scrivania? La risposta è semplice. Dietro una scrivania, Raylan Givens non saprebbe contenere la rabbia che lo pervade sin dall’infanzia nella contea di Harlan.

IL FRATELLO DI SANDY


Oltre a Raylan, l’altro grande protagonista della stagione è senza dubbio Clement Mansell. Come già sottolineato nel corso delle precedenti recensioni, il primo grande pregio dell’Oklahoma Wildman è quello di non essere una copia di Boyd Crowder.
Come ricorderanno gli spettatori dello show originale, Crowder era una persona estremamente intelligente, dotato di un raffinato umorismo e di una mente criminale di alto livello. Mansell, al contrario, è un criminale istrionico ma che non sembra avere altre particolari capacità. Emblematico, in questo senso, è il piano per rapinare Skender Lulgjaraj. Nonostante l’imprenditore albanese sia caratterizzato come fin troppo ingenuo, Mansell non riesce comunque a raggiungere il proprio obiettivo.
All’interno della stanza segreta di Skender, Sandy si dimostra molto più astuta e professionale di Clement. L’uomo, infatti, perde le staffe prima di aver visto il denaro e ciò fa saltare la copertura che si era costruito. Il risultato, a giudicare dalla telefonata finale ricevuta da Raylan, è sicuramente sanguinosa.
Un altro errore, chiaramente, è stato quello di affidare a Sandy il compito di disfarsi dell’arma. Dopo averle detto di aver nascosto un’arma da Sweety anni fa, era prevedibile che la ragazza provasse a fare lo stesso. Se ci si aggiunge la volontà di Sweety di liberarsi del suo socio in affari, il risultato finale conferma il basso spessore criminale di Mansell. Che, proprio per questo, sembra essere il villain perfetto per scrivere un nuovo capitolo di Justified e chiudere i conti col passato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dopo sette stagioni, è ancora interessante analizzare il personaggio di Raylan Givens
  • L’utilizzo di Willa in questa puntata – e la scelta di far tornare la ragazza a Miami – conferiscono ragion d’essere al personaggio
  • Clement Mansell è un criminale mediocre, ed è proprio quello che serviva a questo show
  • La strategia di Sweety
  • Prima parte di puntata un po’ lenta
  • Skender Lulgjaraj talmente ingenuo da essere ridicolo

 

Dopo 81 episodi, non è facile realizzare una puntata di analisi del protagonista senza scadere nel banale e nel già visto. Eisa Davis e Chris Provenzano ci sono riusciti e, per questo motivo, meritano i nostri ringraziamenti.

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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