“There’s a saying in my family. You can put a wig on shit, but it still stinks of shit.”
Cosa potrebbe seguire una premiere insulsa? Il banale tentativo da parte dello show di rimettere la sceneggiatura nell’ordine precedente. Di Villanelle credente (o apparente tale) devono essersi già stufati anche gli sceneggiatori visto che la donna uccide Phil e May all’interno della loro tenda da campeggio.
Il binomio Villanelle-fede era un qualcosa di interessante e che sposava il genere black comedy: il personaggio interpretato da Jodie Comer stava cercando di rompere con il passato e di migliorarsi dal punto di vista umano, di mettersi alle spalle quanto compiuto e di sentirsi perdonata, accettata; parallelamente a ciò i dialoghi e la comparsa di Gesù (interpretato sempre da Jodie Comer travestita a puntino) davano modo alla sceneggiatura di risultare leggera e godibile.
INESISTENZA DELLE INDAGINI
L’altro vero problema del primo episodio che si ripercuote a cascata anche su questo secondo è l’inesistenza delle indagini sui Dodici: le cose accadono perché devono accadere, non perché c’è una reale macchinazione alle spalle (magari ben esposta al pubblico) per cui tutto si mette in movimento. No, Eve si sposta perché si deve spostare; incontra gente perché deve incontrare gente; stringe alleanze perché deve stringerle. Quello che reca fastidio, in realtà, è il totale disinteresse da parte degli sceneggiatori di spiegare allo spettatore qualcosa di più di questi Dodici, figure ancestrali citate nelle passate stagioni, apparse per vie traverse ma mai veramente parte integrante dello show. I Dodici rappresentano una sorta di “uomo nero” con cui lo spettatore viene spaventato dagli sceneggiatori quasi fosse un bambino che fa i capricci.
Di dubbio gusto, inoltre, la decostruzione del personaggio di Eve Polastri: la donna è stata fin da subito mostrata una accanita lavoratrice nonché intelligente e furba investigatrice, aspetti questi che vengono mantenuti all’interno dello show e che anzi sono stati amplificati con il passare delle stagioni. Tuttavia, sembra essersi obnubilato il suo lato umano, nascosto da una coltre di risentimento e gelido disinteresse. Si percepisce il tentativo da parte dello show di avvicinare ulteriormente la figura di Eve a quella di Carolyn, cercando di far assumere al personaggio interpretato da Sandra Oh gli stessi atteggiamenti del personaggio interpretato da Fiona Shaw. Una scelta che lascia abbastanza interdetti visto e considerato che era il lato umano che differenziava ed aiutava ad essere maggiormente apprezzata Eve.
UNA SERIE CHE DOVEVA TERMINARE ANNI FA
Dopo due puntate Killing Eve restituisce allo spettatore un inizio di stagione decisamente deludente, presentando le due protagoniste in due sottotrame poste in due rette impossibilitate ad incontrarsi se non a causa di forzature di trama. Eve sta inseguendo i Dodici e l’aiuto di Hélène per scovarli ed eliminarli sarà sicuramente fondamentale; Villanelle, abbandonata il personale cammino di redenzione, risulta un personaggio privo di trama, abbandonato a sé stesso e che troverà sicuramente il modo di rientrare nella vita di Eve, ma con quale elaborato meccanismo e con quali danni?
Continua a catturare poco interesse anche Carolyn, un personaggio che vive in funzione di Eve e che posta in solitudine risulta in affanno e, anche lei, poco attinente alla storia principale nonostante il suo ruolo strettamente collegato alla caccia ai Dodici iniziata da Eve.
Un inizio insufficiente per un prodotto che aveva convinto nei primi due anni di vita, ma che evidentemente era studiato per durare meno stagioni. E forse sarebbe stato anche meglio, visto come si sta congedando dai propri fan il prodotto di BBC America.
A: “How is Villanelle?”
B: “Oh! You know, she’s a Christian now. Is that possible?”
A: “Human beings like to believe in change.”
B: “What do you think?”
A: “I think reinvention is a form of avoidance.”
B: “Don’t get eaten.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un secondo episodio che segue lo schema narrativo della precedente, forte di un immobilismo nella ricerca dei Dodici abbastanza forte ed una Villanelle finalmente uscita dalla propria fase cristiana e pronta a tornare in scena. O almeno questo è quello che spera il pubblico.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.