Notre-Dame 1×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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In un’epoca dove si moltiplicano le proposte, diventa difficile essere originali. Remake e reboot abbondano.
Molto meglio ispirarsi alla vita reale, che ha molta più fantasia degli uomini.
Questo deve avere pensato il regista e sceneggiatore francese Hervé Hadmar, ispirandosi al libro reportage di Romain Gubert per realizzare questa miniserie per Netflix.
Il soggetto è il terribile incendio che ha devastato la cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, il 15 aprile 2019, facendo crollare la guglia, tutta di legno, della basilica.
Un grande dolore non solo per i francesi, per i cattolici o per gli amanti dell’arte gotica, ma per tante persone in tutto il mondo.
Notre-Dame, infatti, è un simbolo speciale, cantato magistralmente da personalità come Victor Hugo e dall’accoppiata Riccardo Cocciante – Luc Plamondon.

LA PAROLA AI TESTIMONI


Hadmar ha scelto quindi di non parlare della storia della cattedrale in sé e di non realizzare una docufiction.
La chiave di lettura è quella di vedere svolgersi le vicende attraverso gli occhi, innanzitutto, dei pompieri chiamati a spegnere l’incendio.
Qui ci sono la giovane recluta Alice e il generale Ducourt. Nonostante la diversità di età e d’esperienza, entrambi sono ancora profondamente scossi dalla morte di due colleghi, avvenuta a causa di un crollo, in un drammatico intervento, un paio di mesi prima.
C’è poi il barista Max, alle prese con grossi problemi personali. Non solo la moglie sta morendo in un ospedale proprio accanto a Notre-Dame, sul quale rischia di abbattersi la guglia della cattedrale. Non riesce ad avvisare la figlia delle condizioni disperate della madre, perché la ragazza fa la escort e ne ha perso da tempo le tracce.
Lo spettatore empatizza piano piano con tutti questi personaggi.

EFFETTI SPECIALI


Innegabilmente, in un prodotto come questo il comparto effetti speciali è chiamato a fare la differenza.
Storie di pompieri che devono superare i passati traumi per intervenire in una nuova emergenza, infatti, ce ne sono a iosa (non solo a Chicago). Le storie di medici e pazienti, poi, nel mondo seriale hanno quasi raggiunto il livello di saturazione. Non è nemmeno nel DNA delle produzioni europee premere l’acceleratore su esplosioni ed esagerazioni, in stile statunitense, quindi i toni si mantengono pacati e realistici il più possibile.
I gargoyles di una cattedrale gotica, invece, hanno sempre un loro fascino particolare, anche quando osservano i vigili del fuoco muoversi fra il fumo. A questo proposito, un plauso particolare va alla scena in cui Alice, fra le fiamme del sottotetto, crede di vedere il collega morto due mesi prima. Basta mettere la sequenza a confronto con una simile, nell’ultima versione tv tratta dal romanzo Il Nome della Rosa, per capire quanto qui sia l’obiettivo sia perfettamente centrato. Là si vedeva lontano un miglio che le fiamme erano finte.

MA IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE (SI SPERA)


Uno dei motivi che spinge a continuare la visione della miniserie è certo il desiderio di arrivare al momento più emozionante e terrificante dell’incendio: il crollo della guglia.
Cioè, si può definire emozionante adesso, perché si sa che non ci sono state vittime, ma solo tre feriti. I danni restano comunque ingenti: la riapertura di Notre-Dame al culto è prevista per il 16 aprile 2024, ma i restauri andranno avanti ancora a lungo dopo quella data. Il governo francese farà certamente di tutto per evitare di non avere accessibile un tale simbolo in occasione dei giochi olimpici 2024.
A promettere bene per il futuro, per l’avvincente procedere di un crescendo, c’è anche la figura del ragazzino di pelle nera, vista sul finire dell’episodio. Affascinato dal fuoco, è sgattaiolato via da casa, ha preso il metrò ed è giunto in piazza della cattedrale. Potrebbe riservare grandi soddisfazioni.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La scena di Alice fra le fiamme
  • Toni pacati ma ritmo in crescendo
  • Personaggi non particolarmente originali e, almeno per ora, poco approfonditi

 

Pur mettendo al centro della narrazione personaggi qualunque, lo show riesce comunque a creare un’atmosfera in cui lo spettatore si sente coinvolto. Visione decisamente consigliata a chi ama un genere molto frequentato dalle piattaforme streaming in questi ultimi tempi: la fiction che si passa continuamente il testimone con la realtà (The Dropout, WeCrashed, Inventing Anna, solo per citarne alcune). Il voto di partenza è una sufficienza convinta, in attesa che il crescendo raggiunga il suo apice e gli spazi di miglioramento disponibili vengano via via conquistati.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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