Perry Mason 2×03 – Chapter ElevenTEMPO DI LETTURA 3 min

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Perry Mason 2x03 recensioneDopo un secondo episodio con un ottimo ritmo narrativo e non meramente di transizione come vuole la tradizione seriale, la serie creata da da Ron Fitzgerald e Rolin Jones in questa puntata diminuisce il ritmo della narrazione ma senza che vi siano ripercussioni negative, visto i numerosi misteri che la contraddistinguono e il costante sviluppo della trama.

LOS ANGELES E LA GRANDE DEPRESSIONE


L‘omicidio di Brooks McCutcheon, caso centrale di questo secondo ciclo stagionale, è estremamente complesso e coinvolge diversi personaggi secondari e varie attività economiche, legali e illegali.
Tuttavia nonostante le indagini al riguardo e tutte le scene prettamente legali ambientate in tribunale, la sensazione è che il caso stagionale rappresenti un escamotage narrativo utile a raccontare Los Angeles durante gli ann’30 e la società statunitense in quell’epoca.
Un’epoca molto particolare, soprattutto nella città del cinema, dove durante la Grande Depressione caratterizzata da una povertà diffusa e relativa crisi economica vi erano però anche delle enormi sacche di ricchezza, riservate a un ristretto gruppo elitario bianco, grazie al boom delle aziende petrolifere e naturalmente al grande successo del mondo di Hollywood.
Si passa così da ricchissimi imprenditori che controllano l’economia e la politica della città alle Hooverville, dal nome del Presidente degli Stati Uniti a cui si dava la colpa della crisi economica, baraccopoli dove vivevano poveri e senzatetto in condizioni di estrema povertà.
In questo undicesimo capitolo tale disparità è evidente e sullo sfondo viene mostrato anche il razzismo che, basato su etnia, colore della pelle, orientamento sessuale e classe sociale di appartenenza, rappresenta uno dei fondamenti della società statunitense di quel periodo. E purtroppo ancora oggi è così.

IL CASO STAGIONALE


La tangibile evoluzione di Perry Mason da semplice investigatore privato a futuro grande avvocato continua, grazie anche a Della Street, sua insostituibile assistente legale e l’investigatore ed ex poliziotto Paul Drake che ci mostra un test balistico old school, meno tecnologico ma ugualmente efficace.
Con le minacce di McCutcheon padre, il coinvolgimento di agenti corrotti e la fitta di rete di personaggi coinvolti negli affari di Brooks, Mason non ha vita facile nelle sue indagini e al momento non è ancora riuscito a ricostruire la dinamica esatta degli eventi, né ha indizi precisi sul movente e su chi possa essere l’esecutore materiale dell’omicidio, senza dimenticare un eventuale mandante.
Tra la comparsa di nuovi misteriosi character come Noreen Lawson e la scoperta di Paul sul probabile noleggio di una pistola dei fratelli Gallardo, le novità non mancano, ma lo show trova il tempo anche di mostrare brevemente allo spettatore il lato più umano e famigliare del detective corrotto Holcomb e di Perry Mason stesso.
Matthew Rhys è ormai perfettamente calato nel suo ruolo ed è autore di un’ottima prova attoriale per una character che non ha grandi exploit ma è molto sfaccettato e complesso, non facile da rappresentare sul piccolo schermo.

 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Matthew Rhys è perfetto nel ruolo
  • La Los Angeles anni ’30 con tutte le sue enormi contraddizioni
  • Il caso stagionale come escamotage per raccontare la società dell’epoca
  • Seppur brevemente, viene mostrato il lato più umano e famigliare di Mason e Holcomb
  • Test balistico old school
  • Niente da segnalare

 

Un ottimo episodio per la serie tratta dagli scritti di Erle Stanley Gardner che si conferma un prodotto televisivo di pregevole fattura, scritto, diretto e interpretato in maniera ottimale, in pieno stile HBO. La valutazione della puntata è ampiamente positiva e non si riscontrano elementi negativi, tuttavia non si opta per il massimo dei voti in quanto lo show può sicuramente fare ancora meglio. Con ancora cinque episodi a disposizione però la sensazione è che la valutazione  massima non tarderà ad arrivare.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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