“What was our deal? You pay your dues in Night Action, you put your time in in that hellhole of a room, manning a phone that never rings, and better things will come your way. But you need more than just me to sign off on a promotion. You need Hawkins too. How do you think this video convinces him that you’re ready for the next step?”
Nell’inverno del 2022, l’algoritmo divenne un lettore insaziabile dei romanzi di John Le Carré. In assenza di spiegazioni alternative, un piccolo omaggio alla quarta stagione di Boris rappresenta la motivazione ufficiale – perlomeno all’interno di questo articolo – per quanto riguarda l’improvvisa passione di Netflix per le serie tv di spionaggio. Il 16 dicembre, infatti, la piattaforma ha rilasciato The Recruit, show con protagonista un giovane agente della CIA. Dieci giorni dopo, in concomitanza con Santo Stefano, è arrivato invece il momento di Treason, una miniserie ambientata nel mondo dell’MI-6, con protagonista Charlie Cox (Daredevil). Infine, il 23 marzo è uscita la prima stagione di The Night Agent. Per non scontentare nessuno, dopo CIA e MI-6, questa volta il focus è piazzato sull’FBI e sulla Casa Bianca. Senza voler anticipare eccessivamente i contenuti della recensione, è in ogni caso possibile preannunciare una buona notizia per i lettori dell’articolo: The Night Agent, pur soffrendo di alcuni difetti e della standardizzazione tipica di Netflix, è un prodotto più riuscito dei due predecessori.
UN TELEFONO CHE NON DOVREBBE SQUILLARE
The Night Agent è basata sull’omonimo romanzo di Matthew Quirk, pubblicato nel 2012. L’adattamento televisivo è stato realizzato da Shawn Ryan, creatore di una pietra miliare della televisione come The Shield, ma anche di show meno ispirati come Timeless e Last Resort.
Il protagonista è l’agente dell’FBI Peter Sutherland (Gabriel Basso: Hilllibilly Elegy), il quale lavora presso la Casa Bianca. All’apparenza, il suo è un lavoro non particolarmente gratificante. Peter lavora in un ufficio nel seminterrato, senza finestre. All’interno dell’ufficio è presente solo un oggetto: un telefono che non ha mai squillato. Un’eventuale chiamata, infatti, vorrebbe dire che un Night Agent – ossia una spia – è in difficoltà e ha bisogno di aiuto.
Come si può immaginare, dunque, l’incipit dello show è rappresentato proprio dallo squillo del telefono. A chiamare è stata Rose Larkin (Luciane Buchanan: Mr. Corman), CEO decaduta di un’azienda informatica e – soprattutto – nipote di due Night Agents che sono stati uccisi.
LA TALPA
Lo show, dunque, descriverà gli sforzi dell’agente Buchanan per proteggere Rose dagli assassini dei suoi zii e, al tempo stesso, per scoprire la verità. Nel corso del pilot, infatti, è stato indicato che è presente una talpa di alto livello all’interno delle agenzie governative americane.
L’obiettivo di The Night Agent, dunque, è quello di offrire un prodotto in grado di bilanciare la componente tipicamente spionistica a quella più politica. Sin dalle prime battute è presente una chiara lotta di potere tra il Vice Direttore dell’FBI e la Chief of Staff del Presidente (Hong Chau: The Whale, The Menu). Ciò avviene perché Sutherland è un agente dell’FBI distaccato nella Casa Bianca. Di conseguenza, le sue azioni avvengono nel perimetro di una doppia – e conflittuale –giurisdizione.
Infine, la storyline principale è accompagnata da alcune vicende secondarie che, però, potrebbero rivelarsi collegate. Come da cliché, per uno show di questo tipo, Sutherland ha seguito le orme del padre, un agente che è stato accusato di tradimento ed è misteriosamente morto in un incidente stradale.
INGENUITÀ VARIE ED EVENTUALI
Nel complesso, il giudizio sul pilot è complessivo. L’idea alla base dello show non è particolarmente originale o elaborata; tuttavia, le ambientazioni e le tematiche rientrano a pieno nel mondo dello spionaggio e del thriller politico. Inoltre, l’interpretazione di Gabriel Basso è convincente e sopra la sufficienza.
Allo stesso tempo, sono presenti dei difetti che necessariamente livellano il giudizio verso il basso. In primo luogo, le scene di azione non sono all’altezza del resto dello show e risultano ben poco credibili. Inoltre, a livello narrativo è possibile identificare alcune soluzioni sbrigative e poco coerenti. Si pensi, ad esempio, la scelta di Sutherland di rivelare a Rose Larkin alcuni dettagli su un programma altamente confidenziale come quello dei Night Agents.
Infine, lo show soffre della standardizzazione tipica dei prodotti Netflix: La scelta del protagonista, la caratterizzazione dei personaggi, la fotografia, la regia, la sceneggiatura. Guardando i prodotti Netflix, tutte queste componenti tendono a essere simili. Ciò non è necessariamente un difetto, ma di certo toglie un po’ di originalità ai prodotti della piattaforma.
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The Night Agente è un buon thriller politico a tinte spy. L’algoritmo difficilmente produrrà un nuovo Le Carré, ma il risultato è comunque sufficiente.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.