Raised By Wolves continua ad essere un’accozzaglia di cose che si evolvono a piacimento del team di sceneggiatori senza saper bene che direzione dare alla storia. Aaron Guzikowski, creatore e showrunner di questa promessa televisiva ampiamente mancata, continua a riproporre di fatto due elementi insiti nel DNA della sua creatura: da un lato c’è il ruolo della religione che si staglia costantemente su tutto e tutti come una malattia in grado di destabilizzare le società instaurate; dall’altro l’ambigua relazione tra umani e androidi che alterna momenti di fiducia ad altri di tradimento.
“Good Creatures” non fa eccezione in tal senso, riproponendo entrambe le tematiche a più riprese senza però creare un vero e proprio seguito a quanto mostrato. Infatti se da un lato c’è Marcus Drusus che continua a racimolare accoliti nella sua nuova comunità, dall’altro c’è Mother che ha cambiato nuovamente idea e protegge suo figlio e Father che ha cominciato a mentire agli esseri umani.
E questo è fondamentalmente quanto accaduto in 54 minuti.
UN FIGLIO ERBIVORO
“You don’t want blood. You’re an herbivore.“
E con questo plot twist Aaron Guzikowski distrugge agli albori una potenziale ed iconica caccia al Serpentone che era stata presentata come svolta narrativa già nella scorsa puntata chiamata, per l’appunto, “Seven”. Va detto che, ovviamente, come ogni scelta, se è stata fatta evidentemente è per un piano a lungo termine più consistente e, forse, anche per differenziarsi rispetto alla classica caccia al mostro di turno che si ripete da millenni.
Se la rinnovata maternità di Mother è fondamentalmente un potenziale punto di forza della serie, il modo in cui Guzikowski e i suoi sceneggiatori la gestiscono rappresenta anche il punto debole dell’episodio. Dopo la rivelazione su Serpentone/Number Seven e il suo non essere carnivoro e qualche breve confronto con Father e gli altri figli, Mother scompare nella seconda metà dell’episodio per tutti i restanti 20 minuti. Una scelta piuttosto illogica che fa capire quanto sia difficile gestire i pochi protagonisti per il team di sceneggiatori.
UN PADRE PREMUROSO
“What happened?”
“You died again.”
“I’m surprised Marcus left you all in one piece.“
Sul fronte paterno “Good Creatures” fa sicuramente il suo meglio. Father è infatti un character molto interessante interpretato splendidamente da Abubakar Salim che fa sobbalzare con una mimica facciale stupenda e che si contrappone alle frasi che dice e alle situazioni che vive.
Metterlo nuovamente faccia a faccia contro Marcus e fargli perdere lo scontro morendo nuovamente ha il suo perché, ma fa anche sorgere alcuni dubbi circa la reale forza di Marcus e questi poteri ancora inspiegabili, che dimostrano anche una sceneggiatura molto labile. Da un lato questo episodio dimostra una potenziale evoluzione di Father che sta segretamente riportando in vita un androide millenario con il suo stesso sangue e, così facendo, sperimentando una nuova potenziale forma di paternità. Tuttavia, dall’altro si perde tempo facendolo scontrare contro un androide con la motosega uscito dal nulla in una battaglia che non ha alcun senso né utilità. E questo enfatizza nuovamente una sceneggiatura scialba che continua ad accostare cose a caso pur di mandare avanti una trama che non sa ancora bene in che direzione andare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo tre episodi, e con ancora altri cinque a disposizione, Raised By Wolves continua a non delineare una chiara trama orizzontale che non sia il costante scontro tra credenti e non credenti. L’aggiunta di un’evoluzione di Father e la rinnovata maternità di Mother sono le uniche accezioni positive di un episodio altrimenti troppo lungo e ripetitivo.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.