Evil 4×02 – How To Train A DogTEMPO DI LETTURA 5 min

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Evil 4x02 Recensione

“Here’s the problem for you, Sheryl. If the Manager really meant it he would’ve sent a man. The fact that he sent you, and your sexy little outfit here, means this is not even a warning flare. This is a polite how-do-you-do. So why don’t you head on back to the Manager and tell him to put up or shut up. Because I don’t work for the demon world. They work for me.”

Il mondo narrativo di Evil è, essenzialmente, una fantasiosa e variegata allegoria che vuole riflettere i mali della società in cui viviamo. D’altronde, i coniugi King non si sono mai tirati indietro, nel corso della loro carriera, quando si è trattato di affrontare – sempre con grande intelligenza – delle tematiche sociali. Per questo motivo, non sorprende l’enorme maestria con la quale lo show è riuscito, all’interno di un episodio apparentemente di transizione, elementi come il razzismo nel mondo dell’informatica e il soffitto di cristallo che ostacola gli avanzamenti di carriera delle donne. Il tutto, ovviamente, sotto forma di cani robot che si esprimono tramite emoji e di un’azienda composta da figure demoniache. Cosa chiedere di più da una serie tv?

WHO LET THE DOG(S) OUT?


Nel mondo delle scienze sociali, sono stati realizzati numerosi studi in merito alla presenza di bias razzisti nel funzionamento degli strumenti tecnologici utilizzati nella vita di tutti i giorni. Particolare attenzione è stata rivolta, ad esempio, sui motori di ricerca. In particolare, gli studiosi hanno notato un pattern di risultati divergenti a seconda dell’etnia menzionata all’interno della query nella barra di ricerca.
Partendo da questo assunto, lo show ha introdotto i protagonisti della puntata. Si tratta dei cani robot che vengono utilizzati per difesa personale o della propria casa. Sembra, infatti, che il codice di alcuni cani è stato modificato per indurli ad attaccare gli afroamericani. In realtà, dato che tutti questi episodi si riconducono a Leland, l’obiettivo dei cani non è la popolazione afroamericana, bensì tutte le persone che hanno scaricato un’app dedicata alla religione cattolica sul cellulare. Tra cui Lynn, la figlia di Kristen.
Come spesso accade, l’episodio in sé è assolutamente piacevole e ingegnoso. Giunti, però, all’ultima stagione, è importante che tutte le tessere del puzzle – rappresentate dai vari casi del giorno che si susseguono da anni – convergano nel piano congegnato da Leland per lo scontro finale contro i protagonisti.

IL SOFFITTO DI CRISTALLO


Seppur utilizzata in precedenza in alcune occasioni, l’espressione soffitto di cristallo è stata resa popolare nel 1984 da parte di Gay Bryant, editrice della rivista “Working Woman”. In occasione di un’intervista, Bryant spiegò la condizione della donna nel mondo lavorativo.
Formalmente beneficiaria di condizioni di parità, la donna lavoratrice spesso arrivava fino alle posizioni di medio livello – il cosiddetto middle management – ma non riusciva ad andare oltre e arrivare alle posizioni apicali dell’azienda. Come se ci fosse, per l’appunto, un soffitto di cristallo a bloccarne l’avanzamento di carriera.
Seppur si tratti di un’attività alquanto particolare e caratterizzata da figure demoniache, il luogo di lavoro di Sheryl non differisce da tutte le altre aziende del mondo. Sheryl ricopre infatti un ruolo di media rilevanza. Non è l’ultima arrivata, in quanto dirige dei sottoposti e ha anche una segretaria personale. Tuttavia, non è altresì una persona che comanda. Le decisioni finali non sono prese da lei, in quanto il suo ruolo è eseguire gli ordini. E, nel momento in cui prova a emergere, gli uomini al vertice – tra cui Leland – agiscono immediatamente per rimetterla al suo posto.
Nel corso delle stagioni, Sheryl ha mostrato una lealtà sempre maggiore verso Leland, a scapito del benessere di sua figlia e delle sue nipoti. Che sia una questione di discriminazione a far cambiare questo equilibrio?

FELIZ NAVIDAD!


Evil si è sempre contraddistinto per una scrittura intelligente e tridimensionale dei personaggi; tuttavia, un character continua a trovarsi spesso in un limbo che ne impedisce una chiara definizione e un impiego fruttuoso all’interno delle varie storyline. Si sta parlando, come prevedibile, di Andy.
Paradossalmente, il personaggio di Andy ricopre un ruolo più importante nei lunghi periodi in cui è assente, rispetto alle puntate in cui effettivamente compare sullo schermo. Descritto come un eterno sognatore avverso alle responsabilità, Andy viene ricordato per sporadiche scenate di gelosia e per i tentativi di Sheryl di sbarazzarsi di lui. La speranza, in ogni caso, è che questa rinnovata attenzione verso di lui si riveli fruttuosa ai fini del gran finale.
Mentre Andy fatica a trovare una sua collocazione, Mike continua ad avere il problema opposto. Investigatore per conto della diocesi, sacerdote a capo di una parrocchia, collaboratore dei Servizi Segreti Vaticani. E, a partire da questa puntata, anche soggetto di interesse per la CIA. Pare, infatti, che Padre Acosta abbia doti di visione da remoto, vale a dire la capacità di vedere cose anche quando non si trova fisicamente nel luogo in cui accadono.
Questa scoperta potrebbe essere rilevante per spiegare alcune sue visioni e, soprattutto, per rispondere a una delle grandi domande di questo show: Tutto ciò che viene mostrato è effettivamente reale?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’intelligenza con cui vengono discusse tematiche sociali rilevanti
  • I dubbi di Ben
  • La scena tra Sheryl e l’avvocato
  • Il soffitto di vetro a fine episodio
  • Le visioni da remoto di David
  • Il personaggio di Andy
  • Difficile, se non impossibile, mantenersi sullo stesso livello della première

 

Se due indizi fanno una prova, l’ultima stagione di Evil promette di chiudere l’arco narrativo nel miglior modo possibile.

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