Episodio spartiacque per Sweet Tooth che da questo momento in poi si avvia verso il finale di stagione serie.
Ormai tutti i personaggi presenti hanno come obiettivo comune di raggiungere l’Alaska per incontrare Birdie (per motivi ovviamente diversi) ed è qui che si pongono le basi per una prossima reunion dei vari protagonisti-antagonisti.
Una puntata del genere dunque ha un andamento, per forza di cose, lento in quanto il viaggio descritto non è solo fisico ma soprattutto di formazione. E non solo per Gus, che qui affronta una prova molto simbolica ed impegnativa, ma per tutti i character presenti.
“Beyond The Sea” è quindi una puntata fondamentale nell’ottica della trama orizzontale, non tanto per quello che accade (per cui potrebbe tranquillamente essere declassato a “episodio di raccordo”) ma per la maturità con cui gli autori ribaltano i ruoli dei personaggi stessi mostrandoli in una luce più adulta e complessa.
LA NAVE MISTERIOSA
Questo è dovuto al fatto che mentre la seconda stagione era un po’ più “statica” (quasi tutta incentrata sulla prigionia di Gus), qui i personaggi si muovono di più e hanno quindi possibilità di esplorare al meglio il mondo che li circonda, ricostruendo così i pezzi di quello che è stato il Crollo che ha portato alla fine della civiltà.
In questo viaggio, quindi, il trio composto da Gus (Christian Convery), Jepp (Nonso Anozie) e il Dottor Singh (Adeel Akhtar) si ritrova a bordo di una misteriosa nave salpata anni prima e vittima del Morbo, che ha costretto l’intero equipaggio a vivere isolato al suo interno fino alla morte di ciascuno dei suoi membri.
O meglio, di tutti tranne che di un unico sopravvissuto, Darwin (un intenso e incredibile Leo Maggs), che per quasi tutto l’episodio si rivolgerà a Gus solamente tramite walkie-talkie.
Un escamotage che si rivela molto buono per accrescere la tensione all’interno della nave (che già di per sé è un’ambientazione abbastanza ansiogena di suo) e creare delle meravigliose sequenze dialogiche con insegnamenti riguardanti il senso della vita e della morte e l’importanza di ricordare le persone care.
Si tratta giustamente della macro-sequenza più lunga di tutta la puntata. E, in quanto tale, si prende tutto il tempo che le occorre per rinsaldare i legami fra il Dottor Singh e lo stesso Jepp e far entrare Gus nell’età pre-adolescenziale giustamente con la sua prima “ribellione” nei confronti dei suoi “tutori” adulti e un contatto con la morte “vera”.
Un’esperienza molto significativa che tuttavia lascia un bel trauma a Gus. È facile pensare che tale elemento sarà senz’altro esplorato ancora di più nei successivi episodi, anche se al momento il cliffhanger finale vuole essere più una “favola a semi-lieto fine” con la nave pronta a salpare verso il rifugio di Birdie in Alaska.
MASCHI vs FEMMINE
Se tale sequenza però si connota per un’ottima scrittura, non così invece l’altro grande filone narrativo dell’episodio.
Sulla terraferma, infatti, le “femmine” del gruppo (da notare la divisione netta fatta dagli sceneggiatori per i character presenti) devono separarsi ed affrontare anch’esse delle prove, non meno pericolose dei “maschi”.
In questo senso, giganteggia il personaggio di Bear (Stefania LaVie Owen), che qui viene fatta prigioniera da Zhang (Rosalind Chao, ottima villainess di questa stagione) facendo la conoscenza del suo ranch e delle sue strambe regole.
In particolare, viene ulteriormente approfondito il rapporto malato fra la stessa Zhang, le due figlie Siana e Rosie e i figli “bastardi” di quest’ultima, vittime anch’essi del razzismo e della caccia nei confronti degli ibridi.
Tale sequenza è senza dubbio più “action” di quella sulla nave. Ma, proprio per questo motivo forse, viene trattata in maniera un po’ più superficiale incorrendo anche in alcune “facilonerie” per portare avanti la trama in un certo modo (Wendy che, da sola, riesce a gabbare tutti e a salire sull’aereo verso l’Alaska è un po’ forzata).
Rimane semplicemente un bel delineamento della villainess principale e il plot twist di Jordan (George Ferrier) che fa il suo dovere per quanto riguarda la tensione narrativa.
CONCLUSIONI
Una puntata dunque divisa in due parti, di cui solamente una è degna di nota. E tuttavia è bastante per far apprezzare l’episodio, che si rivela uno dei migliori per questa terza stagione. Sicuramente pesa molto l’emotività e le tematiche presenti, il merito va soprattutto la cast intero che qui si rivela molto azzeccato e con una buona chimica di gruppo.
È proprio grazie a tali elementi che Sweet Tooth rivela, ancora una volta, di essere un prodotto pensato per bene con tutti i suoi elementi che vanno a combaciare verso il finale di tutti gli episodi. C’è da sperare che tale qualità si conservi fino al finale di stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Puntata spartiacque (in tutti i sensi) in cui Gus, Jepp e il Dr. Singh impostano la rotta finale verso l’Alaska (e quindi verso il finale di stagione), mentre inconsapevolmente Bear porta purtroppo Zhang nella stessa direzione. Episodio diviso in due in cui è soprattutto la parte “marina” a ergere per epicità e lirismo, mentre la parte “a terra” se la cava pur con qualche forzatura di troppo.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!