Nella precedente recensione si erano messe nero su bianco le varie somiglianze tra lo show di John Griffin ed il famosissimo Lost.
Ignorare, infatti, i tratti in comune di queste due serie sarebbe come negare l’evidenza. L’unica differenza risiede nella sottile linea di demarcazione tra omaggio e scopiazzatura.
Esiste un limite di paragone tra qualsiasi nuovo prodotto (che abbia le stesse tematiche) ed il suo predecessore andato in onda nel lontano 2004? La risposta è ni.
Il successo e l’impatto mediatico di Lost è stato talmente grande e potente che viene naturale prenderlo come oggetto di confronto per le altre produzioni di genere. Esiste un mondo seriale pre e post Lost, questo è poco ma sicuro.
Nonostante tutto, però, sembra troppo riduttivo il fatto di andare a cercare qualsiasi tipo di rimando, di strizzata d’occhio, di similitudine all’interno dei nuovi show. From, infatti, ha diritto di vivere di luce propria senza venire etichettato – sebbene in buona fede – come il nuovo Lost.
Lo show di John Griffin, dunque, ha tutte le carte in regola per camminare con le proprie gambe e scrollarsi di dosso questa etichetta scomoda? Anche qui la risposta è ni.
“WHERE ARE WE?” E “DID WE SURVIVE THE CRASH?”
Basterebbero queste due semplici domande, scritte sul muro da Jim e Tabitha Matthews, per rispondere in maniera negativa alla domanda esposta poco sopra.
La cittadina sospesa nello spazio e nel tempo, senza un prima e un dopo, senza un dove e un quando, è il primo punto di raccordo tra From e Lost.
La teoria che anche i sopravvissuti al volo 815 della Oceanic Airlines in realtà fossero morti durante lo schianto del velivolo, e si trovassero in una sorta di purgatorio per scontare i propri peccati, ha tenuto banco per anni nelle varie discussioni di appassionati lostiani. Sbattere, quindi, in faccia allo spettatore queste due domande così emblematiche, ma cariche di ricordi e nostalgia, è una strategia che non può passare inosservata.
I paragoni con Lost non si fermano qui ma, come detto precedentemente, sarebbe apprezzabile continuare la visione senza troppi pregiudizi, tenendo bene a mente che Michael Boyd non è Jack e Father Kathri non è Locke.
QUELLO CHE MANCA
Arrivati al giro di boa si può tranquillamente affermare che uno dei difetti più significativi dello show sia la mancanza di introspezione e caratterizzazione dei personaggi.
Il passato dei protagonisti, infatti, viene solo accennato, concedendo al pubblico una mera infarinatura. Questa scelta è in netto contrasto con la coralità spinta di Lost (ultima volta che si farà il confronto, forse) che invece concedeva episodi interi per dipingere i vari personaggi a tutto tondo.
Allo spettatore risulta difficile empatizzare con i vari characters di From, dato che gli indizi sulla loro vita precedente sono centellinati con il contagocce. D’altronde, però, potrebbe anche non essere un argomento così significativo ai fini della trama e della risoluzione del mistero che circonda la cittadina.
Più che focalizzarsi sul prima, infatti, From si focalizza sul presente: i personaggi si trovano imprigionati in questa sorta di limbo e non hanno altra scelta se non quella di convivere con questa nuova realtà.
QUELLO CHE FUNZIONA
Questa recensione ha il chiaro intento di distruggere il potenziale dello show e di dissuadere il pubblico dalla visione? Assolutamente no.
Per quanto la trama principale non brilli di originalità, From è sicuramente una serie dalla qualità alta. Jack Bender ha ceduto il timone della regia e lo ha affidato al già navigato Brad Turner. Il restante comparto tecnico (fotografia, scenografia e colonna sonora) alzano ancora di più l’asticella, confezionando episodi inquietanti ed intriganti al punto giusto.
“Silhouettes” distoglie per un attimo l’attenzione dai mostri notturni per passare al setaccio la storyline di Sara. La psiche della ragazza, infatti, continua a vacillare fino a farla arrivare ad un gesto estremo. La domanda su dove sia finita e soprattutto come sia fuggita a Father Kathri (non è da escludere che la sua fuga sia stata supportata da quest’ultimo, specie dopo aver sentito la confessione del fratello) sono più che lecite e fanno il loro porco dovere.
Così come l’enigma della cittadina, delle creature e del bambino “fantasma”: anche in questo caso le risposte tardano ad arrivare. From, dunque, impila misteri su misteri, domande su domande, procedendo a piccoli passi sul cammino della verità e lo spettatore ha pienamente abboccato all’amo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante i continui richiami ed omaggi a Lost ed altri prodotti del genere, From riesce a catturare l’attenzione del pubblico. In un panorama seriale fatto di revival, reboot e serie mediocri spacciate per capolavori (qualcuno ha detto The Book Of Boba Fett?), la creatura di John Griffin ha un buon potenziale e merita di essere vista. In realtà, poteva andare molto peggio.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.