Monarch: Legacy Of Monsters 1×06 – Terrifying MiraclesTEMPO DI LETTURA 3 min

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Monarch Legacy Of Monsters 1x06 recensioneDopo un disastroso quarto episodio e un’altrettanta deludente quinta puntata, Monarch: Legacy Of Monsters ritrova la chiave del suo “successo” (parola un po’ esagerata visto quanto sciorinato finora ma che comunque dona il giusto contesto) rimettendo sotto i riflettori padre e figlio Wyatt dopo una pausa insensata durata fin troppo.
La decisione arriva con somma gioia dopo un paio di puntate in cui, per ragioni ancora da chiarire, il trio di ragazzi è stato messo abbondantemente sotto i riflettori dimostrando di non avere quel mordente per reggere il peso dello show sulle proprie spalle, cosa che invece Wyatt RussellKurt Russell riescono a fare serenamente.
La ragione è ovviamente dovuta alla pubblicità con cui la serie si è fatta strada a livello di marketing, pubblicità fondata sull’essere una serie del MonsterVerse in cui per la prima volta nella storia due attori che sono padre e figlio interpretano lo stesso character. Idea ottima sulla carta, però forse c’è un problema di budget alle spalle che ha pesato (e non poco) sulla scelta del minutaggio da allocare a ogni character e quanto invece dare alla CGI per ricreare Godzilla o altri titani.

UN PROBLEMA DI CHARACTER POCO CARISMATICI


Tra presente e passato, a vincere a mani basse è sempre il passato e tutto quello che è successo negli anni ’50 quando Monarch era appena stata creata, Godzilla non era ancora una news nota al mondo e Lee Shaw, Bill Randa e Keiko Miura lottavano per scoprire (a loro modo) di più su Godzilla e i titani.
Mari Yamamoto e Anders Holm nel minutaggio che gli viene concesso hanno sempre bucato lo schermo dimostrandosi character con un carisma più spesso di un foglio di carta, invece (gran) parte delle motivazioni che affossano gli eventi del 2015 sono proprio le personalità dei vari Kentaro, Cate e May. La sceneggiatura ha ovviamente le sue colpe perché la scelta di stare insieme a Lee Shaw nella caccia a Godzilla nel deserto sahariano oppure proseguire a piedi è l’ennesimo bivio narrativo non richiesto, non necessario e non intelligente.
La ricerca di papà Hiroshi ha più senso con le risorse messe a disposizione da Shaw invece che un viaggio potenzialmente mortale in solitaria, ma d’altronde si tratta di una serie con mostri giganti, quindi forse è sbagliato aspettarsi troppo dalle motivazioni che guidano i protagonisti e da certe frasi che fanno cadere le braccia tipo quel “he saw me” riferito a Godzilla.

IL TRIANGOLO SI


Come si diceva qualche riga sopra, a tenere a galla la scialuppa ci pensa soprattutto l’arco temporale ambientato nel passato, vuoi perché aiuta a capire come Shaw sia finito in un ospizio della Monarch, vuoi perché il cast è qualitativamente più dotato di quello nel 2015. Ora, però, si è aggiunto un ulteriore tassello: il triangolo.
Giusto per fugare ogni tipo di dubbio: Lee Shaw ha perso contro Bill Randa nella lotta per il cuore di Keiko Miura e a confermarlo c’è il cognome Randa che lega sia Kentaro che Cate. Ciò non toglie l’interesse generato dalla love story di un amore proibito che genera sempre quel sapore in bocca di cui lo spettatore medio non riesce a fare a meno. Considerato che nel passato la qualità è già piuttosto buona, ora sarebbe il caso di mettersi al lavoro anche nel “presente”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Considerata la qualità mediocre della serie, la CGI messa in campo per Godzilla ha del lodevole
  • Interessante la scelta di inserire un triangolo amoroso nel passato
  • Un paio di colpi di scena interessanti tipo la “metropolitana per titani”
  • May, Cate e Kentaro da cestinare in toto per le scelte fatte (Kentaro è un fantasma in questo episodio)
  • In generale mancano personaggi carismatici in grado di tenere alto l’interesse
  • Parziale prevedibilità dell’incontro posticipato con Hiroshi a causa dell’arrivo di un titano

 

Un passo avanti rispetto all’ultimo paio di episodi ma sicuramente ancora molto distante da quel tipo di puntate di una serie tv che ambisce a diventare famosa. Con altri attori giovani più carismatici e una sceneggiatura più attenta e ponderata si sarebbe di fronte ad un altro voto, invece il Save basta e avanza.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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