Il sesto episodio offre un ampio panorama sulle varie storyline della stagione.
I corvi sono riuniti in una nuova spedizione per l’Evocaluce; Alina e Mal si ritrovano a seguire le tracce del terzo amplificatore, mentre Baghra regala rivelazioni interessanti. Il materiale non manca, tuttavia non tutto viene sfruttato dignitosamente, tant’è che l’episodio risulta irresistibile quando dedica il suo minutaggio all’avventura dei corvi (pur essendo una trama palesemente filler) ma trascurabile quando si concentra sulla sua protagonista.
I CORVI GRACCHIANO A GRAN VOCE
Kaz e compagnia cantante sono sulle tracce della Neshyenyer, l’unica spada che può tagliare l’oscurità. La spedizione diventa un pretesto per un piccolo viaggio introspettivo attraverso ogni membro della banda; una piccola analisi che aggiunge un tassello a un disegno iniziato già la scorsa stagione.
La scrittura dei personaggi di Inaj, Kaz e Jasper spicca particolarmente in questa stagione, proprio perché è frutto di una continuità narrativa che ha portato a galla pian piano le personalità dei tre corvi. Se nella prima stagione il lavoro migliore era stato fatto su Inaj, quest’anno è senza dubbio Kaz che spicca tra tutti. La ricostruzione del suo passato negli scorsi episodi ha contribuito a far luce su una personalità ombrosa e imperscrutabile, a cui ci si approccia con difficoltà. Ma come tutti i migliori personaggi, e soprattutto come tutti i personaggi scritti bene, sono proprio questi dettagli che creano empatia nello spettatore e contribuiscono alla riuscita della narrazione.
LA PROTAGONISTA: QUALQUADRA CHE NON COSA
Purtroppo chi non convince pienamente in questa seconda stagione di Shadow And Bone è proprio la protagonista. Jessie Mei Li sembra perfetta nelle vesti di Alina, tuttavia ciò che la penalizza è la scrittura del personaggio, confusionaria e a tratti inesistente. Dopo due stagioni, infatti, non è ancora ben chiara la personalità della Evocaluce che soffoca nei panni dell’eroina che dipende dagli uomini che le gravitano intorno (Mal, Kirigan, Nikolai) senza potersi affermare seriamente come protagonista. Se con quasi tutti i personaggi è stato fatto un buon lavoro di introspezione e costruzione, Alina sembra essere l’unica relegata al ruolo di pedina nella storia. Perfino il lavoro sul personaggio di Genya è risultato più credibile, nonostante lo scarso minutaggio dedicatole.
Altro dettaglio che rende indigesta la trama dedicata alla protagonista è il suo rapporto con Mal. Per quanto gli autori abbiano spinto l’acceleratore sul loro rapporto, i due, almeno sullo schermo, non funzionano affatto. La coppia dimostra zero alchimia e le scene che li vedono protagonisti non hanno l’effetto magnetico desiderato, oscillando tra la noia e un po’ di imbarazzo.
LA STIRPE DI MOROZOVA
Lo scarso interesse suscitato da Alina e Mal trascina con sé, purtroppo, anche la più appassionante rivelazione di Baghra sulla sua famiglia.
La storia che ruota intorno a Morozova, la magia, e in generale il grishaverse è sicuramente la meglio riuscita, perché ben saldo è l’universo costruito dalla Bardugo.
I diversi poteri dei grisha, la leggenda dell’Evocatenebre e dell’Evocaluce sono trame in cui ci si addentra con piacere, per scoprirne sempre di più. Tuttavia, anche qui, qualcosa fa storcere il naso. La circostanza per cui Mal si scopre discendente di Morozova appare troppo forzata (per non parlare del modo in cui avviene: “E tu invece che mi dici della tua famiglia? Ah si, orfanotrofi? Mmmm”) e la conseguenza voluta, come ovvio, è solo quella di innescare una reazione nella coppia Alina-Mal.
Per rimanere in famiglia, questa seconda stagione pare abbia dimenticato totalmente il villain principale. Sebbene la morte di Baghra abbia portato un po’ di scompiglio nell’animo di Kirigan, bisogna riconoscere che sono sei puntate che questi assume sempre la stessa espressione e mette in scena la medesima solfa. A due puntate dal finale, Ben Barnes è parecchio lontano dall’essere l’antagonista che tutti si sarebbero aspettati, limitandosi a tormentare Alina e ad assumere espressioni contrite e indignate. Su questo versante, si poteva fare decisamente di meglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una seconda stagione in cui la protagonista è poco incisiva e l’antagonista pare del tutto assente. Per fortuna ci sono i corvi che gracchiano a più non posso.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.