The Good Fight è ormai pienamente addentrata nella sua quinta stagione e dopo aver salutato Boseman e Lucca ed aver introdotto un nuovo ambiente lavorativo, si appresta a giocarsi le cartucce migliori nel cammino lungo il finale di stagione.
Qualsiasi analisi non può prescindere dal fatto che la serie ha perso due dei suoi personaggi cardine (benché Lucca nella scorsa stagione sia stata un po’ soffocata da una trama noiosa ed inconcludente) ricchi di carisma e fiorieri di trame e situazioni nuove. Certo, Diane è la colonna portante di The Good Fight, ma la serie necessita di essere variegata da più caratteri e il personaggio di Delroy Lido era, tra tutti, il perfetto complementare che riusciva ad arricchire il gioco. In quest’ottica è da ammettersi che, purtroppo, nessuno all’interno dello studio sembra poter prenderne legittimamente il posto. I personaggi di Liz e Julius fungono più da contorno, non rappresentando una valida alternativa in grado di aiutare Diane a reggere lo show.
PRIMA DI ARRIVARE IN TRIBUNALE
Forse sarà proprio per questa consapevolezza di aver perso un jolly importante come quelli rappresentati da Adrian e Lucca che negli ultimi episodi di The Good Fight si sta assistendo all’introduzione di tutto un nuovo gruppo di personaggi del mondo legale. Tra giudici, associati, clienti e avvocati, la serie sta facendo un bel rimpasto, pronta a proiettarsi verso nuove narrazioni tenendo però ben salde le basi su cui ha fondato il suo regno.
In tal senso, la conferma arriva dal quinto episodio, dove si ritrova un classico intramontabile di The Good Wife/The Good Fight, rappresentato dagli accordi tra le parti. Le cause più avvincenti degli studi legali dei King non si sono mai giocate in tribunale, ma in quell’area di incertezza in cui l’unica certezza è che nessuno vuole arrivare in un’aula giudiziaria, combattendo al tavolo delle trattative fino all’ultimo battibecco.
È esattamente ciò che accade tra Rivi e l’ospedale di Chicago: entrambi giocano una partita difficile e, ancora una volta, i King regalano ai propri telespettatori analisi e dibattiti sui temi più caldi di giorni nostri. In effetti a nessuno è permesso, dopo il 2020, riferirsi ai medici e al personale sanitario senza aggiungere l’appellativo “eroi”, non dopo i numeri che ha generato il Covid-19 e non dopo la lotta, combattuta ogni giorno, contro la morte. Eppure le ragioni di Rivi non sono del tutto sconclusionate: l’esistenza di una “fossa” emerge chiaramente da più voci e la diseguaglianza di trattamento porta alla terribile conseguenza di dover scegliere chi vive e chi muore.
E la conferma arriva dallo stesso ospedale: Vanessa Rivi non è stata lasciata morire nella fossa ma, anzi, trattata con tutti i riguardi del caso, secondo lo stesso favoritismo che Liz e soci si propongono di far emergere nella causa di Mr. Rivi e che ha spinto altre persone fuori da un letto d’ospedale. Non c’è mai un buono e un cattivo in The Good Fight perché la realtà è sempre più complessa di quello che sembra e anche quando la causa sembra onorevole e pulita, si rivela sordida e piena di contraddizioni. Vanessa Rivi non è morta perché discriminata nel trattamento sanitaria, ma qualcun altro è stato lasciato morire perché non ha avuto i suoi stessi favoritismi.
NUOVI PERSONAGGI
Si accennava qualche riga sopra alla necessità di un rimpasto dell’entourage che compone il mondo di The Good Fight. Come già sottolineato, personaggi come Liz, Julius e Jay non riescono a catalizzare l’attenzione dello spettatore, risultando più come delle piacevoli aggiunte, non in grado di reggere troppo minutaggio da soli.
E infatti, per quanto in questo episodio le visioni di Jay siano risultate toccanti e cariche di significato, non si può non ammettere che abbiano rappresentato la parte meno avvincente della puntata, strutturata per culminare nello scontro tra Rivi e l’avvocato Diaz.
L’introduzione di nuovi personaggi (dallo strambo giudice del Tribunale 9 3/4 alla nuova associata Carmen Moyo) ha l’evidente funzione di ricollocare le narrazioni tanto care ai King. Seppur certi meccanismi si ripetano, è assolutamente geniale che questi riescano a ripetersi in vesti totalmente nuove senza abusare dell’intelligenza spettatore.
L’avvocato Diaz sembra promettere di essere il nuovo ospite fisso della serie, rappresentando quel carisma e quella scintilla che si chiedeva ai personaggi di Adrian e Lucca. Sulla stessa onda sembrano essere sviluppati i personaggi di Rivi, Carmen ecc., tutti chiamati ad animare le nuove avventure della Reddick&Lockhart, in aiuto a Diane e ai personaggi meno incisivi (quali i già citati Liz e Julius). Le premesse sembrano molto buone.
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Politica, attualità e finzione si mescolano sempre perfettamente, rendendo The Good Fight un gioiellino della serialità televisiva.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.