The Last Of Us 2×03 – The PathTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Give Sarah my love.”

L’idea iniziale degli sceneggiatori era quella di creare la giusta scena di commiato tra Tommy e Joel, dando allo stesso tempo al pubblico lo spazio di cordoglio adeguato per affrontare il lutto per la scomparsa di Joel.
Una scena che prevedeva più battute da parte di Tommy, tutte eliminate per lasciare spazio alla semplice richiesta di salutare la nipote: Tommy, Joel e Sarah sono i primi personaggi che il pubblico ha conosciuto in “When You’re Lost In The Darkness”, quando tutto è iniziato. Sembra corretto quindi ricollegarsi a questo originario gruppo di cui Tommy è l’unico, sciagurato, membro.
La sequenza successiva si sofferma su Ellie, alle prese con le ferite dello scontro fisico del precedente episodio, ma anche dal profondo dolore di aver perso Joel, sua guida e figura paterna.
Taglio netto e inizia la sigla che, considerati gli avvenimenti, è rimaneggiata: il nome di Pedro Pascal non figura più così come l’ombra che dovrebbe rappresentarlo insieme a quella di Ellie.
Un chiaro messaggio per il futuro: The Last Of Us ha chiuso con la presenza di Joel, il pubblico (esattamente come Ellie) deve farsene una ragione e andare avanti abbracciandone le conseguenze. Questo “avanti” è l’oggetto narrativo di “The Path”: giustizia (perché dire vendetta sembra troppo da cattivi) oppure voltare semplicemente pagina come se nulla fosse per evitare ulteriori ripercussioni?

UN RAPIDO, MA TOCCANTE, MOMENTO DI CORDOGLIO


Non fossilizzarsi sul presente e quindi nel racconto del funerale aiuta sia a velocizzare la trama (perdere magari metà episodio per le cerimonie sarebbe stato davvero troppo), sia a sottolineare il fatto che la realtà di Jackson, una realtà post apocalittica, ha necessità di muoversi rapidamente, senza indugiare troppo su quanto accaduto. L’orda ha distrutto molti degli aspetti difensivi della città quindi occorre ripartire, ricostruire. Non c’è tempo per troppe commemorazioni o lutti.
Inoltre, la morte di Joel è importante per tutti (pubblico compreso), ma nell’ordine generale delle cose è quella di una persona: la sequenza tra Tommy e Joel nell’obitorio da campo improvvisato aiuta a sottolineare proprio come quest’ultimo sia solo uno dei tanti morti. E non sarà sicuramente nemmeno l’ultimo.
Si è preferito quindi un rapido momento di cordoglio di Ellie, di fronte alla lapide, prima che questa parta alla ricerca del WLF a Seattle. Una sequenza comunque molto forte e di impatto.
Che il motivo di scontro tra Joel ed Ellie non fosse strettamente collegato al ballo di Capodanno era intuibile. Il videogiocatore è a conoscenza di altro, ma il lavoro che sta venendo fatto ai fianchi da questo punto di vista è ben accurato e aiuta nella riuscita della rivelazione finale. Anche perché quel “wronged you” suggerito nel dialogo tra Ellie e Gail amplifica l’interesse attorno a questo punto.

DIFFERENZE CON IL GIOCO? MINIME O QUASI


Tornando in tema di cambiamenti tra videogioco e adattamento, alcuni sono i dettagli modificati all’interno della storia. Alcuni marginali, altri che richiederanno di girare attorno ad alcune dinamiche che nel gioco accadono proprio per la presenza di questi “dettagli”.
In quest’ultima categoria rientra la scelta di non far partire Tommy alla ricerca del WLF, dando quindi il là alla spedizione di Ellie e Dina: l’uomo parrebbe essere restato a Jackson o, comunque, le motivazioni della spedizione delle due ragazze sono da ricercare altrove.
Da ricercare, per esempio, in un confronto tra Ellie e la comunità al meeting, cosa che il gioco per esempio non mostrava. Un plus, questo, soprattutto per il toccante monologo che Ellie si è scritta così da non dare spazio ad impulsivi attacchi di rabbia nel caso in cui avesse deciso di parlare a braccio.
Da citare anche l’entrata in scena del gruppo religioso, così si può definire, i cui membri (o quanto meno quelli apparsi) vengono trovati da Ellie e Dina uccisi nel bosco. Una scelta interessante quella di introdurli già a questo punto, visto e considerato che anche il gruppo del Washington Liberation Front (WLF, la sigla viene letta wolves e quindi lupi nell’adattamento italiano) deve essere ancora debitamente introdotto: le informazioni in possesso di Dina sono quanto più fallaci e la puntata tende a sottolinearlo visto che il “piccolo gruppo” sembra essere invece un esercito molto numeroso, ben organizzato e ben armato.

UNA TRAMA TROPPO FRAMMENTATA?


Jackson, WLF e ora un altro gruppo (in stile religioso come i molteplici apparsi in The Walking Dead): la matassa si sta intricando in maniera eccessiva?
La sensazione che si ha durante la visione è che ogni scelta sia stata ponderata con molta attenzione. Soprattutto in termini di “quando” e “come” far accadere qualcosa. La pianificazione di The Last Of Us Parte II in due stagioni distinte (questa è la sensazione ndr) deve aver probabilmente dato a Mazin e Druckmann lo spazio di manovra necessario per introdurre in parallelo sia i religiosi, sia il WLF, sfruttando probabilmente Ellie e Dina come “occhi dello spettatore”.
Il risultato di questa scelta si vedrà al termine dell’esposizione, ma visto l’adattamento del primo gioco c’è decisamente molta fiducia.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Incontro tra Tommy e Joel
  • Ellie al meeting
  • Il dialogo tra Ellie e Gail
  • Il WLF non è un piccolo ed innocuo gruppo
  • Chi sono i nuovi personaggi apparsi nel bosco? Di che gruppo fanno parte?
  • La sequenza alla lapida di Joel
  • Non si perde troppo tempo tra Ellie e Dina: le due ragazze sono già arrivate a Seattle
  • Piccole differenze con il gioco che incidono il giusto
  • Per ovvi motivi la puntata accusa la distanza a livello qualitativo rispetto alla precedente: senza orde all’attacco e morti importanti, l’episodio finisce quasi per sembrare lento

 

Occorre sottolinearlo per il pubblico non videogiocatore: la virata di questa stagione sarà verso l’introspezione e l’analisi del lato più umano dell’essere in contesti apocalittici. The Last Of Us resta un road serial apocalittico (come si può vedere sia dallo scontro con l’orda nella precedente puntata, sia nelle sequenze di Ellie e Dina in “The Path”), ma il tutto sarà molto più marginale.
Quindi per quelli che “è solo una noiosissima puntata di The Walking Dead”: fate un piacere a voi stessi e cambiate canale, guardate altro. Questa stagione (stagioni?) non potrà mai fare per voi e sferzare filippiche per pontificare sulla mancanza di verve o azione di un prodotto che sta cercando di raccontare altro non ha senso: queste finiscono per risultare solo pedanti attacchi di qualcuno che ha la necessità di sentirsi il fantomatico special snowflake nel panorama seriale.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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