Gli spettatori sono giunti alla visione di quest’ultimo appuntamento stagionale di The Rings Of Power avendo due domande in testa:
- dov’é Sauron?
- chi è lo Straniero – Meteor Man?
Data la conferma per una seconda stagione, già in fase di sviluppo, il timore che gli sceneggiatori giocassero a prolungare il mistero era oltremodo fondato. Invece bisogna dare credito ai due showrunner di una certa onestà intellettuale dato che ai quesiti è stata data una risposta chiara e non equivoca.
Certo, a voler essere pignoli, resta ancora mezza domanda aperta, ma in confronto a problemi ben maggiori (di cui si parlerà tra poco) si tratta di una minuzia minore. In generale, “Alloyed” si presenta come una puntata composta da alti e bassi fin dalle sue prime inquadrature.
LE SACERDOTESSE E L’ISTAR
Le tre sacerdotesse con poteri magici riescono a localizzare lo Straniero fra i Pelopiedi salutandolo come “Lord Sauron”.
In questo frangente, a molti fra il pubblico saranno cascate le braccia. Infatti, la sola idea che il Male debba venire istruito ed educato ad essere il Male da qualcun altro non ha motivo di esistere. Quando si parla della lotta fra il Bene e il Male, si parla di entità assolute e primigenie.
Per fortuna il Meteor Man sceglie da solo la sua strada dichiarandosi “buono” e confermando la sua natura da Stregone che, tuttavia, necessita ancora di risposte (e acquisendo all’improvviso anche una notevole proprietà di linguaggio). Ed è in questo momento che, come già avvenuto negli episodi precedenti, la serie strizza l’occhio ai fan della saga lasciando abbastanza intendere l’identità dello stregone: “in caso di dubbio, segui sempre il tuo naso”, una frase già pronunciata dal Gandalf veterano ne La Compagnia Dell’Anello che lascia adito a poche discussioni.
A tutta questa prima parte va un applauso oggettivo per la bellezza visiva delle scene. Peccato, invece, per la prematura dipartita di personaggi con un certo potenziale come le sacerdotesse.
L’ULTIMA TENTAZIONE DI GALADRIEL
Sempre ben fatta dal punto di vista visivo, ma molto più soddisfacente come contenuto e composizione, è la rivelazione della vera identità di Sauron che, come in diversi avevano sospettato, si rivela essere Halbrand.
A scoprirlo è Galadriel, con una veloce ricerca negli archivi elfici. Ne segue tutta una scena in cui l’Oscuro Signore cerca di sedurre l’elfa, proponendole addirittura un matrimonio. Tutto si svolge nella migliore tradizione seppur, in questo caso, una variante sta nella contrapposizione non fra luce e buio, ma fra luce e potere.
Comunque, a parte essere già sposata, Galadriel rifiuta e si può procedere alla forgiatura degli anelli elfici. Questa parte riserva vere emozioni: Galadriel deve sacrificare il pugnale, ricordo di suo fratello e simbolo del suo impegno e dei suoi propositi di vendetta. Nel crogiolo, inoltre, il pezzo di mithril, buttato nel materiale incandescente, forma per qualche momento una figura simile all’occhio di Sauron.
Anche qui, però, tutto succede un po’ troppo in fretta. Peccato.
TUTTO QUELLO CHE NON FUNZIONA
Innanzitutto, la morte del re di Numenor che si sveglia, profetizza parlando perfettamente e poi muore. Non si gestisce così la fine di un sovrano e, soprattutto, non si scrive così una sceneggiatura che avrebbe dovuto essere più concreta e meno fatta di deus ex machina e MacGuffin buttati a caso solo perchè fanno comodo.
Lo stesso si potrebbe deve dire anche del continuo cambio d’opinione degli Harfoots che, a seconda dell’umore di giornata degli sceneggiatori, optano per trattare Nori o in maniera accondiscendente oppure reagiscono in modo inaspettato e insensato come quando tutte le loro case vengono bruciate e nessuno si dispera o, altro esempio piuttosto banale, alla morte di Sadoc Burrows viene dedicata si e no una frase e niente più. Il tutto mentre poche scene prima si parla del legame che contraddistingue la comunità degli Harfoots.
Ma, a sfidare la sospensione dell’incredulità del pubblico è soprattutto la scena in cui Halbrand spiega a Celebrimbor come i metalli si possano combinare in leghe fra di loro. Una mancanza di rispetto al personaggio di Lord Celebrimbor che dovrebbe essere il miglior fabbro degli elfi se non del mondo, con secoli di esperienza alle spalle.
Si poteva fare molto, molto meglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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A quanto pare, gli stessi showrunner hanno ammesso di aver badato un po’ troppo ad ottenere un prodotto “visivamente incredibile”, trascurando lo sviluppo armonioso delle trame e dei personaggi. Adesso c’è per loro una pronta occasione di rimediare, ovvero la seconda stagione. Si consiglia di non affidare le puntate importanti al meno dotato dei registi in scuderia. Si spera inoltre che verranno gestiti meglio i mille personaggi della saga, dopo la comprensibile fatica della loro introduzione in queste prime puntate.
Il voto qui sotto è dato dalla media fra un Bless assoluto dal punto di vista visivo e le varie buche narrative prese lungo il percorso. Ci si riferisce, ad esempio, ai consigli dati a Celebrimbor sull’arte siderurgica, o alle molte incongruenze di Galadriel. Bisogna anche registrare meglio il passo della narrazione, evitando di affrettare la presentazione di eventi cruciali per dilungarsi su personaggi e vicende di secondaria importanza.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).