Flanagan prende il genere del teen drama e sembra riuscire a piegarlo al suo volere andando a restituire al pubblico un The Midnight Club più che convincente. La scoperta del piano segreto e della stanza dove si riuniva il precedente club è solo l’ennesimo tassello di una lunga introduzione narrativa. Un’introduzione forse eccessivamente pedante.
Tuttavia la capacità del creatore/sceneggiatore statunitense nell’addentrarsi in dialoghi opprimenti ed impegnati è innegabile: elemento già presente anche nelle precedenti produzioni di Flanagan e che qui si ripresenta nonostante l’età anagrafica decisamente più contenuta.
Ilonka, Kevin, Anya, Sandra, Spencer, Cheri, Natsuki e Amesh si allontanano dai dialoghi puramente collegati al genere teen avvicinandosi a dinamiche molto più adulte come, per esempio, le diatribe teologiche in cui rimangono incastrati Spencer e Sandra per buona parte dell’episodio. A rendere forse più disincantati i personaggi (e credibili agli occhi dello spettatore) è la situazione di salute con cui convivono tutti i vari membri del Midnight Club.
PICCOLI MISTERI IRRISOLTI
Parallelamente alla consueta storia serale raccontata al club, questa volta un noir-horror (con pessimo finale) di Sandra, lo show procede con la presentazione di parte degli enigmi fin qui mostrati.
La stanza, come detto, rappresenta il ritrovo del club originario fondato nel 1969 proprio da Julia Jayne e presenta evidenti segni di occultismo che devono (e dovranno, per dare un vero senso alla storia) essere correttamente giustificati con il prosieguo della storia.
Anche la figura di Shasta si porta appresso più di qualche dubbio soprattutto perché quello che è noto fino ad ora è che Julia, allontanatasi dalla clinica, ricomparirà con il tumore terminale in regressione. Quindi una figura come Shasta che abita, casualmente, nelle vicinanze della clinica potrebbe avere più di qualche collegamento con Julia e con la sua miracolosa guarigione.
ANGELI, AMORE CRISTIANO PER IL PROSSIMO E POCO ALTRO
A fare da contraltare all’evoluzione della storia è il racconto di Sandra, tutt’altro che irresistibile e poco accattivante rispetto ai precedenti. Forse indebolito anche da un finale decisamente sottotono e privo di quei plot twist convincenti con cui si erano concluse le storie di Kevin ed Anya.
La morte di Tristan sembra aver liberato qualche presenza all’interno della clinica, ulteriore fattore d’interesse che sembra per ora aver coinvolto solamente Spencer (che sente dei rumori e delle voci all’interfono) e Anya (visioni, allucinazioni e l’incidente nel finale di puntata).
Le prossime puntate avranno il compito di delineare quanto occultismo e quanto sovrannaturale sia il racconto di The Midnight Club e quanto, invece, sia pura e semplice suggestione dei membri del club.
La caccia al tesoro collegata al vecchio club fondato da Julia sembra essere appena iniziata visto e considerato il ritrovamento da parte di Ilonka e Kevin del libro, nascosto nella libreria della clinica, recante il famigerato simbolo della clessidra.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio che trasmette ancora la sensazione di introduzione, ma che convince… questa volta non più per la storia raccontata durante la seduta serale del club (che è, anzi, un thumbs down) quanto più per l’ampliamento dei misteri collegati alla clinica e alla storia passata del club stesso. Occultismo e sovrannaturale sono una formula che Flanagan conosce bene e anche in The Midnight Club sembra poterle sfruttare a proprio piacimento con estrema bravura.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.