Qual è la differenza fra The Walking Dead e Fear The Walking Dead? Diversi anni fa la risposta era piuttosto semplice: la timeline e la location. Le due serie erano infatti costruite appositamente per mostrare l’apocalisse zombie ai lati opposti degli USA e anche in momenti completamente diversi. Ora quella differenza è venuta meno ed è molto più difficile giustificare l’esistenza di entrambe.
Se per TWD esiste ancora una componente affettiva e alcuni spettatori soffrono della sindrome OCD che li impone di finire la visione della serie, per lo spin-off questa prima fascia di spettatori non c’è più ma, al tempo stesso, la trama ha cominciato ad assomigliarsi. Ed è questo il punto principale che si può evincere con una certa sicurezza dopo la visione di “For Blood”: The Walking Dead is the new Fear The Walking Dead.
L’IMPORTANTE È RICICLARE
La qualità è chiaramente scemata e con essa anche gli ascolti arrivati ai minimi storici con meno di 2 milioni di spettatori, lontanissimi dai 17 milioni di svariate stagioni fa. Un po’ è dovuto agli 11 anni della serie, un po’ è dovuto al costante riciclo delle trame in atto da almeno un lustro, un po’ alla scelta di rendere gli episodi disponibili una settimana prima su AMC+.
Un riciclo che è chiaramente in atto anche ora, vedasi l’ennesimo gruppo di facinorosi (Reapers) capitanato da un probabile psicopatico megalomane che arriva, uccide qualcuno di cui nemmeno si sa il nome (verosimilmente personaggi secondari terziari) e poi sparisce velocemente nel dimenticatoio. Un riciclo però che a volte, vedasi la scelta di diventare Whisperers, ha un suo perché visto che evolve i personaggi invece che fargli semplicemente ripetere un’azione. Cosa che non si può dire di Pope e dei suoi Reapers che sembrano l’ennesima variazione sul tema villain che arriva direttamente da Fear The Walking Dead.
IL BUON RICICLAGGIO
Come già scritto poco sopra, l’utilizzo della tecnica dei Whisperers è sicuramente una mossa interessante, tanto efficace quanto emotivamente dolorosa. La scelta di “abbassarsi” agli escamotage del nemico che si è combattuto fino a pochi giorni prima non è sicuramente facile ma è sintomo di una maturazione che si percepisce nell’aria.
La sensazione di essere alle battute finali non è solo esterna ma anche interna allo show, come diceva Negan la scorsa puntata. Una fine che arriva sia dal Commonwealth come esemplificazione finale di ciò che si può raggiungere, sia dal cambio nella relazione tra Maggie e Negan che è in continua evoluzione. Questo è ciò che fa bene allo show, quello che si vorrebbe sempre vedere ma che, a fatica, sembra materializzarsi ultimamente.
IL CATTIVO RICICLO
La dinamica tra Daryl e Shaw non è assolutamente imprevedibile, anzi: l’amore trionfa sul villain di turno fino a quando l’etica personale non prevarica tutto e tutti. Un cliché ben rodato in The Walking Dead e che ritorna prepotentemente in auge per far fuori Pope e creare un inutile cliffhanger finale.
Si può serenamente dire che i Reapers siano stati sconfitti e, con buona pace di tutti, Maggie e Negan usciranno completamente indenni dalla macchina spara fuochi d’artificio che si sono ritrovati davanti. La serie non si può permettere di perdere i suoi attori principali a 8 puntate dal series finale, il che implica l’inutilità di questo cliffhanger fine a sé stesso ed ennesima riprova di una mancanza di idee che si materializza anche ad Alexandria.
Un’Alexandria dove sembra esserci una tempesta epocale e che non è nemmeno percepita a qualche decina di kilometri di distanza mentre si consuma la faida contro i Reapers.
Un’Alexandria dove le banalità si susseguono tra una Rosita in formato Michonne (con tanto di scena che potrebbe farla scambiare), zombie che non hanno niente di meglio da fare che trovare, fatalità, l’unica casa con persone e che continuano ad arrivare ad ondate nonostante i tuoni, il vento e l’acqua.
Un’Alexandria dove, verosimilmente, tutto ritornerà a splendere senza troppi morti e indugi nella 11×09. Tutto molto banale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Questo è il classico midseason finale forzato che va dimenticato il prima possibile.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.