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The Walking Dead 11×07 – Promises BrokenTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Walking Dead 11x07 recensioneA un episodio dal termine di questa prima metà dell”undicesima e ultima stagione, lo show di casa AMC prosegue pescando dal passato alcune idee viste e riviste, anche se applicate a nuovi personaggi.
Tuttavia la nuova comunità guidata dalla misteriosa Pamela Milton potrebbe rappresentare l’elemento sorpresa necessario a salvare una stagione che, per il momento, si trascina in modo stanco e ripetitivo.

COMMONWEALTH


Tra l’improvviso rapimento del fratello di Yumiko e la comparsa del figlio della governatrice Milton, la situazione all’interno del Commonwealth degenera rapidamente a causa – idea poco originale – del classico figlio viziato del capo. Una forzatura narrativa evidente ma utile a velocizzare alcune dinamiche narrative della nuova comunità, ma soprattutto a incastrare Eugene: il crollo del personaggio potrebbe dare una scossa notevole alla trama, considerato che le forze del Commonwealth potrebbero espugnare Alexandria con notevole facilità, invece che recar loro soccorso. Ma anche in caso contrario, si avrebbe comunque un notevole rimescolamento delle carte in tavola con il conseguente venir meno di equilibri consolidati da tempo.
Nella recensione della disastrosa precedente puntata si sottolineava come The Walking Dead sia oramai una serie stanca, con una trama debole e character altrettanto logori e le novità introdotte sino ad ora non hanno cambiato tale sensazione. L’arrivo del Commonweatlh potrebbe essere davvero l’ultima speranza in tal senso.

DARYL


Il percorso di Daryl all’interno dei Reapers non convince nemmeno un pò: si tratta infatti di qualcosa già visto e rivisto in passato, con il personaggio (sempre egregiamente) interpretato da Norman Reedus che alla fine si comporterà come da copione, aiutando – giustamente – i suoi amici.
Certo la variabile Shaw è da tenere in conto ma è difficile immaginare risvolti narrativi inaspettati e di sicuro l’introduzione di un personaggio come Pope non aiuta visto che, almeno per il momento, si tratta di un villan non all’altezza della situazione: un semplice psicopatico più che un nemico affascinante e carismatico.
Lo stesso discorso vale anche per i suoi seguaci, un gruppo che è, in pratica, una setta e che non si distacca poi tanto rispetto a molti altri già visti e affrontati dalle comunità di Alexandria e Hiltop nelle precedente stagioni.

SANDRA & RAIMONDO


Maggie e Negan continuano con il loro incontro/scontro, arrivando spesso a sembrare una coppia consumata al capolinea della loro relazione. In questo settimo appuntamento, però, si assiste ad un notevole salto di qualità per una delle storyline più interessanti della stagione: il dialogo tra Maggie e Negan è veramente notevole con quel “I’d have killed every single one of you” che brilla per sincerità e rappresenta uno dei momenti migliori di questa prima metà di stagione.
A non brillare per niente, invece, è la nuova evoluzione di Maggie che inizia a comportarsi come una nuova Alpha, decidendo di sfruttare i morti, guidandoli e usandoli come strategia offensiva, proprio come i whisperers. Certo, a livello visivo si tratta di una situazione affascinante, stessa cosa non può essere detta se si parla invece di originalità. Anche in questo caso si utilizzano dinamiche già viste ampiamente in passato. Insomma nulla di nuovo all’orizzonte.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il confronto tra Negan e Maggie, breve ma splendido
  • Maggie come nuova Alpha è molto interessante…
  • Il crollo di Eugene potrebbe dare una scossa notevole alla trama di cui la serie ha disperatamente bisogno…
  • Daryl e Shaw non convincono per niente
  • …ma si basa su idee vecchie e già viste
  • …visto che la sensazione che le idee siano finite e la serie si trascini quasi per inerzia è più presente che mai

 

Un buon episodio per la serie di casa AMC, anche se la sensazione di trovarsi di fronte ad una serie stanca e ormai al capolinea rimane. Sicuramente la nuova comunità del Commonwealth rappresenta una bella novità e il dialogo tra Maggie e Negan è veramente notevole, ma diverse storyline continuano a basarsi su espedienti narrativi riciclati e già visti, motivo per cui la valutazione si attesta sulla sufficienza ma nulla di più.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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