Passato questo non imperdibile “Variant”, mancano solo cinque episodi al termine di uno show a cui tutto si può dire tranne che non sia stato longevo (che poi non è che sia questo grande merito, anzi tanto gli si può dire proprio perché è stato longevo, ma vabbè).
Vige forse la sensazione di trovarsi di fronte al gran finale? Un nemico spietato e senza scrupoli minaccia la sopravvivenza di tutti i superstiti creando i presupposti per un gran finale? Sarà un gran finale?
Apparentemente no. Tra nemici dal dubbio appeal e i soliti infiniti pipponi di natura introspettiva ed etica di personaggi che sono durati fin troppo, con l’aggiunta di un po’ di implicazioni sentimentali, The Walking Dead sta mantenendo una notevole coerenza con gran parte del suo percorso: essere mediocre.
EUGENE
Tanto si è detto e scritto di Eugene in passato, quasi mai con toni lusinghieri. La sua caratterizzazione macchiettistica non ha mai prodotto chissà quanta simpatia nei suoi confronti. I voltafaccia, il poco realismo del suo personaggio e, per finire, le tormentate love story hanno sfracassato tediato non poco gli spettatori.
In “Variant” Eugene finisce al centro dell’attenzione, come pericoloso sovversivo (?). E già così fa ridere. Ma la cosa più bella è il dialogo con Daryl, non tanto per una sorta di auto-analisi che il personaggio svolge, ripercorrendo i suoi errori passati, quanto per la faccia di Daryl, che sembra interpretare il sentire del pubblico, pensando: “ma che mi frega?“.
Palese il fatto che l’incarceramento finale non sarà causa di un eroico sacrificio, bensì di un salvataggio in extremis da parte di Mercer, a sua volta coinvolto dalla sua comunque poco interessante love story, che sarà inevitabilmente il deus ex machina di questa triste vicenda. Su quest’ultima c’è poco da commentare.
CATTIVI POCO RILEVANTI
I commenti per tutta la compagine Milton potrebbero inevitabilmente essere poco lusinghieri ed evitabili. Occorre tuttavia una riflessione sulla governatrice Milton rapportata all’undicesima e ultima stagione di una serie che ha tracciato un solco importante nella storia della recente TV.
Come già accennato nell’introduzione, si va incontro ad un finale anticlimatico, non si sa se per mancanza di idee migliori o perché si va lasciando spazio verso qualcos’altro in questi ultimi cinque episodi. Fatto sta che villain più carismatici, in contesti più carismatici, sono già stati abbondantemente mostrati nell’arco delle precedenti dieci stagioni. Il bello è che gran parte di questi si trovavano in un contesto pressoché organizzato. Negan o il Governatore erano effettivamente a capo di comunità, come la Milton, ed esattamente come lei sono disposti a giocare sporco in nome di un ordine superiore che maschera poi in realtà voglia di controllo.
Tutta la sequenza in carcere con Lance rientra in quella categoria di sequenze che rendono il minutaggio di questo episodio esageratamente abbondante. Oltre al fatto che rendono il comparto villain decisamente vulnerabile a soli tre episodi dall’inizio di questo segmento finale.
ZOMBIE SENZIENTI
Rimane il dubbio se ben considerare o meno tutta la frazione di episodio riguardante Aaron, Lydia e Jerry. Tolto il peso sulla coscienza enorme che stava per avere Aaron, non ascoltando il suggerimento di Jerry di mangiare le fettuccine, viene introdotto a soli cinque episodi dal termine un elemento che lascia di stucco in questo contesto così, come già detto, anticlimatico: gli zombie che maneggiano cose.
Scongiurato un ritorno dei whisperers, si fa strada l’ipotesi di un finale in cui finalmente si riuscirà a scambiare un dialogo con questi poveracci che da 11 stagioni vagano un po’ sperduti. Scherzi a parte, sicuramente questo è l’elemento di curiosità maggiore che “Variant” lascia in eredità. La love story di Lydia, ad esempio, è molto meno interessante, come tantissime altre cose di cui si è già parlato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Succede poco, vengono lanciati sassi potenzialmente interessanti, ci sono drammi amorosi e nuovi idilli. Niente che non continui a spingere lo spettatore a fare un liberatorio countdown.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.