The White Lotus 1×03 – Mysterious MonkeysTEMPO DI LETTURA 3 min

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The White Lotus 1x03Il nome Juan Cristobal Tapia de Veer non dirà praticamente niente a nessuno (ingiustamente), eppure è uno dei motivi principali per cui questo episodio si è guadagnato (giustamente) un Bless Them All. L’artista cileno-canadese, assurto agli onori della cronaca per la soundtrack originale di Utopia (di cui di recente è arrivato il bello ma sfortunato remake made in USA), è ricercato per il suo stile particolare ricco di tamburi, bonghi e più in generale percussioni, una peculiarità che messa in The White Lotus eleva la serie ed ogni situazione su un livello completamente diverso.
“Mysterious Monkeys”, come i suoi predecessori, si fregia di una colonna sonora che non funge solo da accompagnamento come di solito accade in molte serie tv, ma rende la musica protagonista al centro di praticamente tutte le scene arricchendo la profondità della narrazione. Il misto di animali e percussioni permette la creazione di un’ulteriore livello di lettura di molte scene, specialmente per via di quell’oscurità galoppante che sembra continuare ad emergere in ogni character. Specialmente in Armond.

PROBLEMI CHE NON SONO PROBLEMI


Guardando al quadro generale delle situazioni messe in scena da Mike White non si può nascondere una certa risata. Ogni character sembra infatti vivere una crisi personale da cui è praticamente impossibile uscire, non c’è salvezza o via di fuga per nessuno di loro, che siano dipendenti del White Lotus o clienti. Ad uno sguardo più attento però, nessuno dei problemi sviscerati nel corso di queste tre puntate sembra essere veramente un problema ed è proprio qui che nasce la surrealità dell’intera storia di White: il dramma dei vari personaggi è solamente soggettivo e non trova riscontro al di fuori della bolla in cui vivono.
Il fulcro per White è proprio questo, ovvero enfatizzare il dramma-non-dramma di ogni character e confrontarlo con una realtà a cui non corrisponde. Nelle varie interazioni sociali, una volta esposto il problema personale, nessuno riesce veramente a capire il problema che affligge chi lo racconta e, soprattutto, nessuno fa niente per aiutare la “vittima” a risollevarsi dal proprio dramma emotivo. E questo è particolarmente visibile negli sposini, Rachel e Shane, ma anche nell’outing postumo che ha scombussolato la vita di Mark. Eppure basterebbe tanto poco per migliorare la situazione…

UNA LENTA (MA GUSTOSISSIMA) DISCESA NEGLI INFERI


In questa “Mysterious Monkeys”, che segna anche il giro di boa dello show, avviene a tutti gli effetti un cambio di passo che fa leggermente più chiarezza circa il “come” si sia arrivati alla morte sciorinata all’inizio del primo episodio.
Non si parla esattamente di una rivelazione chiara e netta, ovviamente, quanto piuttosto di uno spostamento dell’ago della bilancia nel comportamento dei vari character che aiuta a capire come, potenzialmente, si sia arrivati ad una morte. Guardando Armond, in particolare, è palese il suo cambio di atteggiamento, sbloccato dalle droghe e dall’alcol: il suo essere subdolo e vendicativo emerge prepotentemente da dietro i suoi baffi e si materializza in diverse occasioni, sia con Mark, sia un suo dipendente, sia nella trappola organizzata in barca. Prendendo atto di quanto poco basti ad ogni character per entrare in una crisi psicologica profonda, non sorprende pensare che la spirale di eventi a cui si sta assistendo possa prendere molto velocemente una piega sbagliata.
Mike White è veramente un maestro nel tenere incollato lo spettatore passando con rapidità da una situazione all’altra, creando quasi un filo conduttore di scelte sbagliate, tanto palesi al pubblico, quanto impossibili da vedere per i protagonisti. Ed è questa la ricetta segreta di The White Lotus.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Armond
  • Zach
  • La cena romantica in barca
  • Il “dramma” di Mark
  • La discussione circa l’omofobia affrontata da Nicole e Olivia: un clash generazionale enorme
  • Soundtrack sempre eccezionale ed in grado di elevare ogni scena
  • Mark scimmia urlatrice
  • Niente

 

Arrivati a metà della miniserie, The White Lotus si conferma una rivelazione sotto ogni punto di vista. Da una trama apparentemente banale sta emergendo una dissertazione psicologica dell’essere umano che potrebbe fare la storia del piccolo schermo. Ah si: procede anche il toto-morto.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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