Davvero a poco è servito il mega riassunto che Netflix ha proposto in vista dell’uscita della terza stagione: le domande continuano ad essere tante e, con il prosieguo degli episodi, queste cominciano a moltiplicarsi. Già al secondo episodio si possono vantare un discreto numero di personaggi ritornati sulla scena, pronti a tessere trame che appaiono già oscure in partenza.
La caccia selvaggia, la Fiamma bianca, la Hen Ichaer, le spie di Dijkstra, il dito di fuoco, Ciri dal metaverso: tutte narrazioni introdotte timidamente nella scorsa stagione e che in questa, per il momento, faticano a prendere una direzione lineare nella mente dello spettatore, che si vede costretto a piangere tutte le sue lacrime rimpiangendo i bei momenti passati a inseguire il filo temporale di Dark.
LE STRADE SI DIVIDONO
A seguito delle avventure della premiere di stagione, i quattro protagonisti dividono le proprie strade: Yennefer e Ciri sono dirette all’accademia di Aretuza, mentre Geralt e Ranuncolo cercano informazioni sul pazzo incendiario che si è messo sulle tracce della principessa di Cintra.
Nemmeno a dirlo, gli esiti saranno deludenti per tutti e quattro e, nel mentre, l’episodio si concentra a introdurre nuovi spunti di trama, nel tentativo – fallito – di non annoiare lo spettatore, offrendo un ampio ventaglio su tutto ciò che accade nel Continente.
TRA COSI’ TANTI PERSONAGGI…
L’unica che al momento spicca è sempre lei, Yennefer di Vengerberg. Nonostante il vile tentativo dello scorso episodio di farla sembrare una sconclusionata che passa il suo tempo a scrivere lettere e a disegnare cuoricini, il personaggio della maga riesce comunque a emergere nella sua forza scenica.
In questo senso, la divisione delle strade tra Geralt e Yennefer gioverà certamente al personaggio di quest’ultima (meno forse a quello del witcher) che si riconferma uno dei characters meglio riusciti della serie. Nel cammino con Ciri, Yennefer comincia a scoprirsi, levando la maschera di maga perfetta e intransigente. Il ritorno alle origini, i ricordi del passato condivisi con Ciri riportano il personaggio su un terreno meno compatto, svelando quella vulnerabilità che rende il personaggio di Yennefer così affascinante.
Una scrittura di base eccellente, tanto che il personaggio risulta quello più riuscito della serie (più del protagonista, il ché è tutto dire) ma il merito non può che essere anche, e soprattutto, di Anya Chalotra, che si dimostra un’interprete talentuosa e imponente, così da dominare la scena e catalizzare l’intera attenzione, nonostante lo scarso minutaggio riservatole nell’episodio.
UNA TRAMA DISPERSIVA
Appare chiaro come il problema di questo secondo episodio sia quindi la caotica narrazione che, procedendo a briglia sciolta, non riesce a tenere insieme i punti saldi della storia.
Muoversi tra così tanti personaggi (che aumentano di stagione in stagione e di episodio in episodio) non è semplice, motivo per cui, a un certo punto servirà anche fermarsi e fare il punto della situazione, più che altro per dare il tempo allo spettatore di assimilare la trama e ricollegare i punti fondamentali. Per il momento continua il corteo di personaggi che gettano basi per trame che non hanno ancora avuto il tempo di mettere radici. Fiducia nei prossimi episodi?
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Tante storyline si affacciano all’orizzonte. Anche troppe per un secondo episodio.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.