Basta una telefonata alle 4.30 del mattino per confezionare un cold opening stranamente ricco di calore e simpatia. Red convoca la Task Force e becca Siya che ha fatto seratona, Cooper intento a studiare per essere pronto ad aiutare Agnes nei compiti e Herbie, ovviamente, a cullare la figlioletta.
Questo è il primo esempio dell’atmosfera quasi di dolcezza che avvolge la scoperta della Room 417. Scoperta destinata a scombinare le carte in tavola a tutti quanti. L’irruzione degli agenti F.B.I. nella stanza, infatti, suggerisce scenari inquietanti, molto più in linea con i toni cupi a cui The Blacklist ha abituato il suo pubblico.
Il tutto senza scene adrenaliniche e senza un super cattivone.
PRECISIONE MATEMATICA
Gli spettatori più smaliziati di sicuro hanno iniziato a capirlo quando entrano in scena i fax, ormai un reperto di archeologia elettronica.
Red ha guidato i suoi collaboratori nella Room 417 per avanzare di un’ulteriore tappa nello smantellamento del suo impero criminale.
In questa parte della trama, tutto quadra con una precisione di cartesiana luminosità. L’uso di persone facenti parte delle categorie “invisibili”, come facchini, personale delle pulizie e portinai è in puro stile Raymond Reddington (vedere Rogelio). L’esplicito rimando al centro operativo del Concierge del Crimine in Lettonia, inoltre, offre l’occasione per rivedere Lizzie senza scomodare Megan Boone. Ora come allora, tutte le tecnologie sono analogiche e non digitali, per essere più difficili da rintracciare.
L’unico appunto da fare agli sceneggiatori riguarda Dembé. Per far quadrare tutti i conti, purtroppo, egli viene sacrificato e costretto ad ammettere di sapere davvero poco degli affari di Red, con cui ha vissuto a stretto contatto per molti anni. Una brutta figura che sicuramente l’agente Zuma non meritava.
PICCOLI OMAGGI
Come si diceva sopra, pensare ad una talpa infiltrata così bene nei palazzi del potere, tanto da avere accesso di prima mano a tutti i principali segreti di Stato, è decisamente inquietante.
Il tutto, però, è avvolto in un’atmosfera svagata, quasi da ultimi giorni di scuola.
Come avranno notato i più attenti, c’è persino spazio per un omaggio a Glen, quando Herbie parla di come si viene trattati all’ufficio della Motorizzazione e per un cameo di Paula. La madre di Glen si assume infatti il compito di comunicare ai vicini del generale la finta vincita alla lotteria, per installare a casa loro un sistema di telecamere. Questo fa solo piacere, perché è un bel modo per evadere la pratica dei saluti a quanti hanno contribuito al successo della serie, quando uno show si conclude dopo molti anni di successo.
LA VARIABILE IMPAZZITA
Il Concierge del Crimine, comunque, non è il solo a procedere con un suo piano, meticolosamente e lungamente studiato.
C’è anche il senatore Hudson, il quale procede con le sue indagini e le sue mosse.
Sempre più vicino alla verità, egli decide di usare Jonathan per carpire informazioni a Ressler.
Jonathan accetta e va tutto fin troppo bene. Hackerare il telefonino di Donald è un attimo. Se non bastasse, la prima intercettazione è quella in cui Harold Cooper sta facendo praticamente il riassunto di tutti i rapporti fra Red e la Task Force. Insomma, una sotto trama non particolarmente curata nei dettagli.
Paradossalmente, vedere Jonathan imbottirsi di pillole prima dell’incontro con Ressler dà sollievo. Dispiace sicuramente per il personaggio, ma il pensiero di vedere piani ben congegnati fronteggiare una variabile impazzita aumenta l’interesse nei confronti della storia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’episodio quadra, tenendo conto del dna della serie. Anche a costo di qualche forzatura di trama per far andare tutto a posto perfettamente.
Quando Red ha parlato con Cooper del perché voglia smantellare il suo impero, non si è parlato minimamente del suo stato di salute. Forse ci sarà modo di farlo nell’ultima puntata. Titolo previsto “Raymond Reddington: Goodnight”. Forse, nella mente di qualche spettatore, starà già echeggiando un “Buonanotte, dolce principe“. Si vedrà.
Mancano solo tre episodi alla conclusione. Si spera, come detto, che una variabile impazzita porti la giusta dose di adrenalina in un finale finora decisamente romantico e malinconico, privo di cattivi da fumetto. Privare il pubblico del piacere di una battaglia finale non sarebbe corretto.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).