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Servant 2×05 – CakeTEMPO DI LETTURA 4 min

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Servant 2x05 RecensioneDopo il precedente episodio in cui la maestosa regia di M. Night Shyamalan aveva mostrato quanto potesse essere profondo l’abisso del dolore, Servant torna ad approfondire la storia di Leanne: presentata durante la prima stagione come un character ambiguo, senza una chiara e netta definizione, Leanne vaga all’interno della storyline spaziando da villain a victim, a seconda della situazione. Uno dei misteri principali dello show, oltre alla comparsa/scomparsa di Jericho, ruota attorno al passato della giovane Grayson, la quale sembra legata a doppio filo con la fantomatica Chiesa dei Santi Minori, ma che potrebbe nascondere un qualcosa di molto più tragico ed oscuro.

INTRAPPOLATI


In “2:00”, Dorothy oltrepassa il limite e si lascia andare ad una escalation di rabbia e follia, culminata con l’interramento di Leanne. Come posseduta da una qualche forza malvagia, la donna entra in una specie di trance e dà libero sfogo ai suoi impulsi violenti contro la povera ragazza. Già nella scorsa recensione, si era sottolineato come tutto questo avvenisse alle due di notte precise, ora in cui Dorothy scopre la culla vuota e realizza di aver dimenticato il figlio in auto. La Turner risulta così intrappolata in una sorta di loop spazio-temporale, schiava del suo stesso dolore e della sua stessa colpa, incapace di scendere a patti con quanto accaduto. Questa gabbia metaforica, la si ritrova anche nella scelta dell’ambientazione dello show. I protagonisti, infatti, passano la quasi totalità del proprio tempo tra le quattro mura di casa, come se fosse quasi fisicamente impossibile per loro andarsene. Sean e Dorothy, profondamente toccati dalla vicenda, ma in modi completamente diversi, si aggirano tra le stanze della casa, come due anime imprigionate in un limbo. La loro scusa è quella di restare a casa il più possibile, per attendere notizie dai rapitori di Jericho, ma la realtà è molto più subdola e sinistra.

I AM THE SPECIAL ONE


Tenuta sotto chiave dai Turner e costretta a sopportare la pazzia di Dorothy, Leanne escogita un piano per vendicarsi della donna e fa recapitare un finto messaggio con una richiesta di riscatto. Mano a mano che il minutaggio avanza, Leanne si apre con Tobe e racconta un episodio disturbante della sua infanzia. La ragazza descrive la madre come egocentrica, narcisista ed alcolizzata. Leanne, dunque, cresciuta senza amore, affetto e protezione, ha somatizzato questo suo trauma interiore, arrivando a sviluppare dei veri e propri poteri. Non è un caso, dunque, che tali poteri si manifestino a stretto contatto con Dorothy, figura femminile che a Leanne ricorda molto la madre. La giornalista viene vista dalla giovane Grayson come colpevole della morte del figlio, evento che la ragazza non riesce a comprendere e perdonare, proprio per via del suo passato.

TRA COMICITA’ E TENSIONE


Arrivata al suo giro di boa, la seconda stagione di Servant continua ad avere alti e bassi all’interno dello stesso episodio. Con un terzo ciclo già confermato, ci si aspetterebbe un avanzamento di trama leggermente più spedito, per evitare che i personaggi si ritrovino in una situazione di stallo, costretti a rimbalzare all’interno della stesso canovaccio narrativo. Molti atteggiamenti e dialoghi pensati dagli sceneggiatori (in questo caso Tony Basgallop e Nina Braddock), scadono un po’ troppo nel ridicolo e finiscono con il conferire alla puntata una vena comica non necessaria. Va dato atto, però, agli autori, di aver complicato ancora di più l’intrigo. Con le nuove rivelazioni sul passato di Leanne e l’astio provato nei confronti di Dorothy, Servant rimescola le carte in tavola e comincia ad insinuare dubbi sulla natura fragile di Leanne. E’ possibile che la ragazza sia il vero villain dal quale difendersi, come una moderna Samara Morgan? La Chiesa dei Santi Minori è davvero l’oppressore in questa storia oppure è servita per contenere la malvagità di Leanne? Menzione d’onore va fatta alla straordinaria regia di Lisa Bruhlmann, che non indugia troppo sui volti dei protagonisti, ma crea quasi dei fuori campo, ponendo enfasi sulla scenografia più che sull’azione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia di Lisa Bruhlmann
  • Nuovi dettagli sul passato di Leanne
  • Cambiamento di prospettiva
  • Ritmo a tratti soporifero
  • Alcuni escamotage non troppo riusciti
  • Dialoghi ed atteggiamenti al limite del comico
  • L’inutilità di Tobe

 

Servant prosegue la sua strada, anche se la direzione non è ancora chiara. Il marchio di fabbrica dello show è sicuramente un ritmo lento e centellinato, ma la curiosità dello spettatore andrebbe alimentata a dovere.

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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