Con “Hair”, la misteriosa serie prodotta da M. Night Shyamalan decide di prendersi una pausa e di rallentare completamente il ritmo della narrazione, rendendolo a tutti gli effetti un episodio filler che poteva essere tranquillamente evitato.
Dopo i primi due episodi particolarmente apprezzati, la serie aveva finalmente spinto sull’acceleratore, concedendo al suo pubblico alcune delle meritate risposte: tutto ciò viene miseramente reso vano in questa puntata.
IL TEST FALLITO DI JULIAN
Il fulcro dell’episodio ruota attorno a Julian che, dopo essersi svegliato da un terribile incubo in cui vede Dorothy senza vita, decide di fare chiarezza, determinato a risolvere il mistero dell’identità di Jericho una volta per tutte.
Il suo sogno è pura fantasia o una premonizione di ciò che verrà? Ancora non è dato sapere.
Julian decide così di recuperare i capelli di Jericho e quelli di Dorothy in modo da dimostrare a quest’ultima che lui in realtà non è suo figlio.
L’intera impresa si rivelerà essere un colossale fallimento (i capelli recuperati dalla spazzola di Dorothy non erano in realtà i suoi) e così né lui, né i Turner e nemmeno il pubblico hanno potuto arrivare a un dunque.
UNA PERDITA DI TEMPO
Si può affermare con sicurezza che l’episodio, diretto da Carlo Mirabella-Davis sia stato una colossale perdita di tempo. L’intero episodio sembrava un tentativo inutile di riempire i 30 minuti di minutaggio. Non solo la ricerca di Julian non porta a nulla, ma l’episodio non mostra niente di nuovo dei personaggi e non fa avanzare neanche la trama generale.
L’unica pista riguardante gli squatter nel parco non porta da nessuna parte, in quanto i 30 secondi finali dell’episodio non chiariscono se le tre misteriose figure facciano effettivamente parte del Culto o se si tratti effettivamente di ladruncoli del quartiere. Come indicato da Leanne, i membri del Culto non mangiano il cibo comune, quindi la loro titubanza ad accettare quanto cucinato da Sean potrebbe essere una prova del fatto che non siano semplici senzatetto.
Servant ha da sempre dimostrato di essere capace di regalare episodi degni di nota, soprattutto grazie all’abile mano di registi dietro alla macchina da presa, come Mr. Shyamalan e figlia, ma non è questo il caso.
L’episodio risulta drammaticamente sottotono rispetto ai precedenti di questa terza stagione, tornando al mediocre ritmo di alcuni momenti nella seconda stagione che hanno saputo soddisfare le aspettative generate.
SCELTE INSPIEGABILI
Nonostante la totale inutilità della puntata, c’è un’altro elemento che non convince: Sean.
Casa Turner è stata presa di mira da un culto, si sono verificati eventi inspiegabili, guarigioni miracolose e risurrezioni, visite da parenti inquietanti, furti in casa e Sean decide di far entrare un senzatetto incontrato nel parco in casa propria?
Questa sua scelta si rivela assurda sotto ogni punto di vista, non solo perché Leanne è palesemente terrorizzata, ma anche perché ogni singolo elemento nel grande mistero della serie suggerisce che le minacce possano arrivare da ogni dove e che il nemico possa essere più vicino di quanto si possa immaginare e, a questo punto (e grazie a Sean), così vicino da trovarsi addirittura in casa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La terza stagione di Servant era partita col piede giusto. “Hair” è senza dubbio un episodio filler, del quale nessuno (nemmeno i protagonisti) sentiva la necessità. Gli episodi sono pochi e brevi, dunque per una serie mystery come Servant non si dovrebbe sprecare neanche un minuto. Forse agli sceneggiatori ancora non è totalmente chiaro. Si spera che i prossimi episodi non seguano l’esempio di questo.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.