La nuova serie fantasy proposta da Netflix e ispirata ai romanzi “Shadow And Bone” e “Six Of Crows” ha avuto un inizio piuttosto solido, seppur a tratti rapido e confuso.
Anche il terzo episodio della serie non si discosta molto dallo stile narrativo dei suoi predecessori, eppure in questo caso il risultato è una puntata scorrevole e perfettamente godibile, ricca di spunti e potenziali informazioni per il futuro della trama e per la comprensione del mondo rappresentato.
FANTASY MA NON TROPPO: UN MONDO DI RAZZISMO E APPARENZE
Per quanto il mondo che fa da teatro alle vicende di Shadow And Bone sia chiaramente di ispirazione fantasy, ovviamente molte dinamiche sociali al suo interno si rifanno alla storia o anche all’attualità del mondo reale.
“The Making At The Heart Of The World” è costellato di esempi di razzismo e ostentazione, di pregiudizi e apparenze.
La maggior parte dell’episodio si svolge in un ambiente reale e aristocratico, dove dunque è normale che venga data maggiore importanza ai tipici canoni di bellezza. Un chiaro esempio è l’utilizzo che che viene fatto della Tailor (o “Plasmaforme”, in italiano) Genya, il cui compito principale è rendere più belli e presentabili ospiti e regnanti.
“Sadly, this is how the King sees the First Army. He cares little for mud, blood or sacrifice. […] The King expects to see a humble girl plucked from the ranks of his army He’ll want to take the credit for you.”
Il razzismo è un altro aspetto molto presente sin dal primo episodio, ma accentuato particolarmente in questo “The Making At The Heart Of The World”. Il modo in cui vengono viste le origini Shu di Alina è già stato più volte mostrato, ma è particolare vedere esplorato anche il razzismo nei confronti dei Grisha, talvolta addirittura catturati e processati dai Druskelle fjerdiani per il solo fatto di essere tali, in uno stile che ricorda terribilmente i processi alle streghe di Salem.
Un mondo dunque crudele e superficiale, in cui dominano pregiudizi e ipocrisie, in modo non troppo dissimile dalla realtà.
LA ROUTINE DEL SUN SUMMONER
“I’m scared, Mal. We grew up reading about a Saint who would one day perform a miracle of light and solve our country’s problems, and we knew that was a lie. We knew that no stranger ever solved our problems for us. No great miracle was coming. That’s why we had each other. The word is hard and cruel. But we had each other, and that was enough. That was everything. If Saints were once real, they’re long since left us. Yet now, everyone is looking at me like I’m the answer. Like I’m the miracle the world has been waiting for. Or perhaps they know I’m a fraud, an imposter… I’m terrified of failure or success. If I really do have this power, who am I? I would be everything we mocked and dismissed. A stranger to myself. And to you.”
L’episodio si struttura come una sorta di resoconto di Alina, intenta a scrivere una lettera all’amico Mal. Più volte nel corso della puntata il pensiero di Alina verrà espresso proprio tramite le parole rivolte al ragazzo, andando anche spesso a confrontare la sua vita prima e dopo l’arrivo a Little Palace.
La vita di Alina in qualità di Sun Summoner può definirsi certamente agiata, se messa in contrapposizione con l’infanzia all’orfanotrofio o il lavoro come mappatrice nell’esercito, eppure la ragazza non vuole altro che tornare alla sua vecchia vita.
In teoria, le vengono offerti tutti i comfort: una vita nel lusso, cibo di qualità, un assaggiatore che la tenga al sicuro, domestiche che la aiutino a lavarsi e vestirsi. Tutto ciò però viene controbilanciato dalle aspettative altissime in lei riposte, lo stile di vita radicalmente diverso, le invidie degli altri, i duri allenamenti, tutti aspetti che non permettono ad Alina di ambientarsi e abituarsi a questa nuova vita.
A tale disagio va da aggiungersi il conflitto interiore che tormenta la protagonista, tra domande sulla propria identità a insicurezze da lei stessa alimentate. Alla fine viene reso chiaro, con una lunga sequenza di scene accompagnate dalle parole della ragazza, che Alina non si senta affatto a casa e che l’unico luogo in cui vorrebbe essere è a fianco di Mal.
“You told me about cardinal north and true north. Cardinal north is a direction on a map. True north? True north is home. It is where you feel safe and loved. You have always been my true north, Mal. And if I am to survive this, I need to be home again… with you.”
IL TURBOLENTO VIAGGIO DI KAZ
Nonostante sia una storyline parallela a quella principale e quasi del tutto slegata, le vicende di Kaz e del suo gruppo sopperiscono all’unico difetto che possa essere riscontrato in questo episodio: la mancanza di azione.
L’intero episodio infatti è incentrato sulla nuova vita di Alina come Sun Summoner, sicuramente molto importante per dare allo spettatore un insight fondamentale riguardo il mondo di Shadow And Bone. Se però questo aspetto avesse avuto realmente l’esclusiva sull’intera puntata, sicuramente sarebbe risultato lento e monotono. Invece “The Making At The Heart Of The World” bilancia perfettamente questa storyline più statica con l’azione e il pathos portati da Kaz e compagni.
Sin dal primo episodio, ognuno dei Dregs è stato caratterizzato e delineato alla perfezione, diventando immediatamente iconico. Anche in questo terzo episodio, la loro personalità irradia la narrazione e rende il tutto molto più vivace e dinamico. I preparativi per il viaggio e poi il viaggio stesso riescono a ravvivare molto una narrazione che avrebbe rischiato altrimenti di risultare monotona e stantia. L’alternanza tra le due storyline invece dona il ritmo perfetto all’episodio, rendendolo estremamente godibile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
“The Making At The Heart Of The World” è di certo un episodio che conferma il trend positivo preso dalla serie. Shadow And Bone prende un attimo fiato dilatando la narrazione per fornire informazioni necessarie a una maggiore comprensione della mitologia della stessa. Un ottimo tassello per una storia che sembra avere molto da offrire.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.