Claire: “You know what’s getting to me? Is that people are dying coming here. Families are being destroyed.”
Meaks: “Stopping the boats doesn’t make the problem go away. It just means we don’t have to look at it.”
Dopo una lenta e incerta introduzione, la nuova serie approdata su Netflix comincia a farsi spazio tra l’ingombrante tematica di fondo e le piccole storie dei vari personaggi che la animano. A discapito di un primo episodio confusionario e poco ammiccante, il secondo capitolo di Stateless si rivela un piacevole racconto che comincia a dispiegare i propri rami e a tessere lentamente il filo conduttore che legherà tutti i principali attori della partita.
AMEER E SOFIE
La storia di Ameer continua ad essere la narrazione più interessante, un po’ per la commovente traversata che lo ha portato al centro di detenzione, un po’ perché appare la più vicina alle vicende che sempre più frequentemente popolano i notiziari. Nonostante il ristretto minutaggio dedicato al rifugiato afgano (a dispetto di un pilot che lo ha invece visto protagonista assoluto), Ameer appare il fulcro della storia: da un lato la sua presenza funge da espediente per scoprire e conoscere tutte le realtà del centro di detenzione di Barton, dove molteplici sono le storie che si incrociano e a cui nessuno riesce a dare una voce senza la tentazione di cadere in un’opinione politica. Dall’altro lato non viene meno il rapporto di empatia che sin dal primo episodio il personaggio di Fayssal Bazzi è riuscito a creare con lo spettatore: la scoperta straziante della morte della moglie e della figlia più piccola spezza il cuore un po’ a tutti, ricordando che, purtroppo, certe vicende accadono veramente.
Se l’empatia trasporta verso Ameer, la curiosità spinge a spostare l’attenzione su Sofie grazie a qualche informazione in più circa il passato della bionda protagonista. Yvonne Strahovski è innegabilmente brava con i personaggi complessi, riuscendo a regalare mille sfaccettature a un’anima dannata; tuttavia il personaggio di Sofie risulta ancora intrappolato in una storyline che fatica a decollare, nell’incertezza di un passato che ancora non ha definito a pieno i problemi della ragazza. Quello che non emerge con chiarezza sono le motivazioni e il susseguirsi di eventi che hanno portato Sofie al cento di detenzione, di cui, al momento, appare un ospite casuale. I flashback sul suo passato, volti a confermare gli evidenti problemi psicologici della ragazza, non sono ancora in grado di spiegare la sua presenza a Barton, lasciando lo spettatore disorientato sugli sviluppi e sui pregressi della protagonista.
CAM E CLAIRE
Nel suo secondo episodio, Stateless vede definitivamente l’entrata in scena dei personaggi di Claire e Cam, qui meglio spiegati sia nella loro funzione che nella loro sostanza: Cam appare fin da subito troppo umano per sopportare la crudeltà rigidità che il suo ruolo gli imporrebbe, tornando a casa pieno di tormenti e di frustrazione. Il posto presso il centro di detenzione e il vis a vis con i detenuti non risulta semplice e fin da subito Cam ne risente le ripercussioni nella sua vita familiare, che pareva invece l’unica ancora di salvezza da un lavoro in cui è costretto a guardare in faccia una realtà scomoda a tutti, fatta di brutture e ingiustizie.
Se Cam rappresenta il braccio del governo Claire ne è invece l’organo centrale. Il personaggio di Asher Keddie è l’aspetto politico della serie, dando voce a una posizione scomoda e a una politica di immigrazione opinabile su più fronti. Riprendendo la citazione iniziale, a nessuno piace vedere le persone morire nel tentativo di aggrapparsi a una nuova terraferma… ma la soluzione non può certo essere quella di chiudere gli occhi.
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The Circumstances In Which They Come 1×01 | ND milioni – ND rating |
Incognita 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.