Il quarto episodio di The Alienist risulta incentrato sull’aspetto più “psicologico“, non solo dell’indagine ma anche dei protagonisti stessi. Abile e riuscito il tentativo degli autori di entrare più in profondità nella psicologia dei personaggi tramite l’escamotage dello studio psicologico dell’assassino. Tutti gli animi vengono messi alla prova nel momento in cui affrontano situazioni inattese: Miss Howard messa di fronte a un’idea scomoda e inquietante sull’origine del male negli uomini; John Moore che tra i tetti di New York fa la conoscenza di Bernadette/Joseph che rivela l’appellativo sconcertante con cui i ragazzini dei bordelli sembrano conoscere l’assassino: il Santo. Più le indagini proseguono più John manifesta la difficoltà a restare distaccato dagli eventi a cui assiste e dalle conoscenze che raccoglie, a differenza del suo amico Kreizler che sembra riuscire a guardare la situazione con l’occhio clinico dello psicologo che analizza prove e informazioni in modo logico e pratico.
L’umanità di Moore, tra pregi e difetti, punti di forza e debolezze, rende il personaggio sempre più amabile agli occhi dello spettatore mentre quello di Kreizler trasmette freddezza sia ai suoi compagni di scena che al pubblico. Sicuramente scoprire il dettaglio del braccio atrofizzato, che non gli consente nemmeno di allacciarsi gli stivali in autonomia, è utile a concedere umanità anche al suo personaggio che mostra così finalmente le prime debolezze. Una di queste potrebbe essere la governante Mary, utilizzata purtroppo come “oggetto di vendetta” da parte di John nei confronti del dottore. Questo siparietto di gelosia tra i due amici è curioso ma allo stesso tempo una piacevole evasione dalle cupe atmosfere della ricerca di una assassino di ragazzini: da un lato c’è sempre l’impassibile dottore che sembra apprezzare Miss Howard solo per il suo ruolo all’interno del commissariato di polizia, dall’altro Moore che non solo non nasconde il suo apprezzamento per la donna ma anche il suo fastidio nel constatare che questa potrebbe avere dei sentimenti per il suo amico. Al momento non sembra un elemento importante per la vicenda dei protagonisti anche perché si spera non sarà un elemento così futile come la diatriba amorosa dei protagonisti a mettere i bastoni fra le ruote all’indagine. Una nota comunque positiva è che si coglie l’occasione per inserire un elemento storico come una delle prime proiezioni del Vitascope di Edison, sempre molto apprezzabili in show con ambientazioni passate.
Nel frattempo, Miss Howard inizia con difficoltà ad entrare nel mondo psicologico e mentale che per Kreizler è molto noto: molto bella la scena al parco in cui il dottore le spiega la sua idea per cui le cause che possono portare una persona a fare qualcosa di indicibile, come un infanticidio, possono essere molteplici e legate all’ambiente e alla società che lo circondano e a tutti i traumi e alle pressioni a cui è stata sottoposta da questi ultimi.
“Tutti abbiamo la materia prima necessaria per commettere atti orribili. Con la giusta o cattiva combinazione di eventi quella materia diventa combustibile.“
Nel disperato tentativo di capire quali siano le motivazioni che portano l’assassino ricercato non solo ad uccidere quelle vittime ma a provare piacere nel farlo, Kreizler passa l’episodio a consultare chiunque: vecchi pazienti come la maitresse o il ragazzino sociopatico che uccideva i cani, ma anche attuali pazienti come il ragazzo che ha fatto da poco ingresso nel suo istituto. Persino Moore diventa oggetto delle sua domande insistenti.
A fine puntata il puzzle non sembra ancora esser stato ricomposto. Le indagini di Kreizler non hanno portato al profilo psicologico che dovrebbe aiutarli, se non che sarà lo stesso assassino a dare un indizio sulle sue motivazioni. Al pubblico affezionato alle serie crime non sarà sfuggito uno dei mantra di molti episodi di Criminal Minds, ossia la ricerca di attenzione da parte di media e polizia di alcuni serial killer. Si scopre così in ultimo, con effetto sorpresa sia per i personaggi che per il pubblico, che è il ricercato stesso a tenere d’occhio i protagonisti e chissà che, forse, parte del piacere dei suoi atti non provenga proprio dall’attirare la loro attenzione.
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