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Tutti eravamo a conoscenza delle grandi potenzialità di questa new entry, non a caso spesso è stata ripetuta, rischiando di cadere nella ridondanza, la genialità di questo telefilm. Ci ha immediatamente catturato, sia per la trama (che merita davvero tanto) sia per la presenza di James Spader, tanto da ritrovarci già alla fine del pilot follemente innamorati di uno dei telefilm migliori attualmente in onda, anche se siamo solo alla prima stagione. Sono passati due mesi e tra alti e pochissimi non-alti, siamo arrivati al midseason finale diviso in due manche. Nel corso delle puntate abbiamo sempre avuto a che fare con dei bad guys, che più bad non si può, e con un Red capace di gestire la situazione facendo impallidire la bravura dell’FBI dinanzi la sua. Un uomo tutto di un pezzo che ha lasciato trasparire pochissimi punti deboli, uno dei quali è la nostra profiler Liz.
In “Aslo Garrick” si presenta invece un Red che, consapevole fin dal principio dello stratagemma attuato da Garrick per catturarlo e dell’ingenuità ormai ricorrente dell’FBI, non sa come gestire la situazione. Un Red ferito dall’uccisione della sua aiutante e probabilmente anche del suo autista, entrambi suoi vecchi amici. Il dolore traspare e l’impotenza anche. Non avrei mai pensato di poter paragonare Red ad un animale ferito rinchiuso in una gabbia, e invece eccomi qui a fare forse uno dei paragoni più calzante dell’intera stagione. Tutta la puntata si svolge attorno a Red nella stanza blindata con l’agente Ressler (che cominciamo ad apprezzare da quando viene dedicato sempre più tempo alla caratterizzazione del suo personaggio) gravemente ferito alla gamba e Garrick che cerca di convincere l’amico ad uscire. la staticità della situazione si contrappone all’azione messa in scena da Liz intenta a rendersi utile e a salvare la situazione, il tutto con scarsi risultati in quanto verrà presto catturata dagli uomini di Garrick.
Red non conosce il codice per uscire dalla stanza blindata in cui si è rinchiuso, questa è l’impotenza alla quale mi riferivo prima: non riesce e non può salvare la vita delle persone a lui care che una dopo l’altra vengono giustiziate. Donald, il capo dell’FBI, rimane impassibile, ostinato nella sua decisione di non dare il codice della stanza nonostante le numerose suppliche di Red. E’ uno dei momenti più forti della puntata: vederlo passare da una posizione elevata (spesso decantata e rinfacciata ai vari agenti) ad una di “sottomissione” nei confronti di Donald, è un qualcosa di inspiegabile e toccante al tempo stesso. Non si può di certo dimenticare, o lasciare in secondo piano, il monologo sulla vita da pelle d’oca, oppure le ultime parole rivolte all’amico in ginocchio e con una pistola puntata alla testa. Da Oscar.
Le carte sul tavolo non sono state ancora scoperte, ma a questo giro, “The Blacklist” ha in ambo le carte della vittoria e non può far altro che puntare il massimo. Non conosciamo Red, non conosciamo Liz, non sappiamo nulla della storia passata, l’unica cosa che sappiamo è che questa puntata è stata orchestrata nel migliore dei modi e che Bokenkamp ha fatto centro. Catturare l’attenzione senza rivelare praticamente nulla è più unico che raro e in un periodo di grandi flop, teniamoci ben stretto questo telefilm che ogni volta in America raggiunge più di 10 milioni di telespettatori.
PRO:
- Una puntata ai limiti della perfezione.
- Anslo Garrick.
- Il monologo di Red.
- Maggior spazio concesso al personaggio di Ressler.
- Le uccisioni di persone care a Red per costringerlo ad uscire dalla stanza blindata.
CONTRO:
- Se proprio vogliamo trovare il cosiddetto “pelo nell’uovo”, si può dire che le scene iniziali di Liz in lutto per il padre si sono mostrate inutili non apportando nulla alla puntata.
Il prossimo 2 dicembre si preannuncia un’altra grande puntata con la vita di Liz messa sicuramente in pericolo, come reagirà il nostro super protettivo criminale ora che rischia di perdere anche sua figlia?
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.