“Let’s fight.”
La nuova creatura di King è in onda da pochissime settimane, ma abbiamo capito che non ha timore di sfoderare le sue carte migliori.
E, in effetti, se c’è una cosa che i King sanno fare bene è raccontare la politica americana, elemento essenziale in tutte le loro narrazioni. E diciamoci la verità, l’elezione di Trump è parte del pilastro che sembra reggere The Good Fight: una miniera d’oro, come fu all’epoca Obama per The Good Wife. Ambientare un legal drama che segue le vicende di uno studio di afroamericani, affiancati da Diane Lockhart, democratica fino all’ultima unghia laccata, nell’epoca in cui Donald Trump governa gli Stati Uniti d’America, beh, bisogna ammetterlo, se non è una vincita assicurata, ci si avvicina molto. La serie potrebbe attingere da una fonte inesorabile di idee, di fatti, di realtà. Potrebbe in realtà vivere di soli casi legali verticali: che ce ne frega a noi di Maia Rindell se nelle aule dei tribunali di Chicago si sta combattendo una battaglia all’ultimo sangue per la libertà di espressione?
Già, che belle parole. Ma non è proprio così. La storia insegna, e i King in questo sono maestri, che le lotte di potere si giocano tutte sul Primo Emendamento, ma la posta in gioco è qualcosa di meno valoroso. Adrian si fa portavoce di quella brutta categoria rappresentata dai legali di Chicago. E’ davvero la lotta a Trump quella che si sta consumando di fronte all’ennesimo giudice svogliato, o è una lotta tra gli stessi avvocati per la conquista del primato e di nuovi appetibili clienti? La risposta la sapete da già ben prima che questo quinto episodio venisse trasmesso.
Intanto, mentre lo studio è impegnato a farsi spazio nel mondo dello spettacolo, la trama orizzontale, introdotta nello scorso episodio, comincia a prendere piede nel minutaggio: se Mike Kresteva attacca, la risposta infallibile è Elsbeth Tascioni. Bella, svampita, con la testa fra le nuvole e furba fino all’osso, uno dei personaggi più amati nella serie madre. Effettivamente l’unico avvocato che poteva controbattere alla malignità di Kresteva era proprio la Tascioni. Ora la partita si può dire alla pari, vediamo dove porterà.
Ma la vera maestria dei King sta nell’intrecciare più trame tra di loro. Non si può dire che la protagonista della serie sia Maia – chi l’ha vista in questa puntata? – , non si può dire sia Diane, non è Lucca, né tanto meno Adrian e company. Protagonista di The Good Fight è la legge, pronta a essere usata dal miglior operatore del diritto, venduta al miglior offerente, piegata a chi ne conosce i principi, violata da chi non ne riconosce il potere. La legge, umile protagonista della serie, è fonte inesauribile di profitto, è lì, ai servigi di chi meglio la conosce e la sa usare: in fondo è così che Diane si è conquistata il ruolo di name partner, no?
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Henceforth Known As Property 1×04 | ND milioni – ND rating |
Stoppable: Requiem For An Airdate 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.