The Last Man On Earth 3×11 – The Spirit Of St. LewisTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Galileo, Sir Isaac Newton, Thomas Alva Edison, Doug Henning, Pelè, Peter Frampton, Jonas Salk, Lena Dunham, Shel Silverstein, Kenny Loggins, George Washington Carver, Lewis.”

Capita molto spesso che l’amico molesto di turno, scoprendo di aver fatto ridere con una qualsivoglia uscita, inizia a ripeterla fino allo sfinimento, togliendone tutte le potenzialità comiche.
La ripetitività è un concetto per forza di cose applicabile con un’accezione negativa. Per quanto riguarda la comicità è addirittura l’arma di distruzione finale. Ripetere ossessivamente una battuta, come detto, può toglierne tutto il divertimento, o convertirlo in un divertimento fine a se stesso, con la creazione di tormentoni. Ma non siamo qui a parlare di Zelig. Come ripetuto molte volte in precedenti recensioni, The Last Man On Earth fa della reiterazione, della ripetizione e del prolungamento della gag comica la sua arma vincente. Il risultato finale è infatti una miscela di nonsense, di incremento della risata, nonché di drammatizzazione stessa del momento comico.
Esempio: la follia di Melissa è un elemento di trama orizzontale che va avanti da diverso tempo. La deriva che ha preso sfiora l’inquietante (vederla immobile nel tablet di Todd suggerisce dinamiche horror). Nella sequenza iniziale viene mostrata un via vai continuo nella stanza in cui è rinchiusa, reiterando continuamente la gag del personaggio che entra, annuisce, esce fuori e riferisce qualcosa di cattivissimo detto da Melissa. Fa ridere poco all’inizio, fa ridere di più mano a mano che la scena non accenna a finire (il contrario, quindi, della battuta divertente all’inizio e fastidiosa alla centesima ripetizione).

Nelson Mandela, Jim Henson, Hamilton, the guy who did Hamilton…
I got it, Tandy.
I’ve not finished. …Lewis.

Ma esiste una drammatizzazione della comicità, in The Last Man On Earth, maggiormente lampante e sotto gli occhi di tutti. Si è parlato di una quasi anonima sequenza iniziale quando il cuore della puntata verte sulla morte di un personaggio che si stava imparando ad amare.
Bizzarra la dinamica che vede Phil/Tandy insistere spudoratamente per far volare realmente Lewis, trovandogli addirittura un apparecchio (tanto da condurlo nell’hangar con le sirene della polizia spiegate). Bizzarra perché, all’occhio dell’esperto spettatore, il disastro è annunciato. I solenni festeggiamenti che precedono il decollo (con tanto di prima pagina del The Post Virus Post) urlano a gran voce la parola “catastrofe”. E, per un velivolo, catastrofe coincide con la morte del personaggio che lo guida.
Telefonata, quindi, la scelta, ma non si può dire non sia comicamente riuscita. Forse proprio l’aspettarsi del disastro aereo rende ancora più (tragi)comica la goffa caduta del mezzo. Occorre aggiungere poi che per ogni macro-scena tragica o comica che sia, telefonata o a sorpresa, all’interno, la brillantezza dei dialoghi e la capacità degli attori garantisce sempre un efficace risultato in fatto di micro-scene comiche (la questione delle viti e delle ceneri).
E a proposito di telefonate. Verrebbe da chiedersi a questo punto se la morte a sorpresa di un personaggio possa in qualche modo scongiurare la morte di Gail. Quel palazzo simbolicamente illuminato nel finale potrebbe dare una qualche idea in tal senso.

“Neil Armstrong, Johnny Appleseed, SEAL Team Six, Ryan Lochte before Rio.”

Non deve trarre in inganno questo concetto della reiterazione della scena comica. “The Spirit Of St. Lewis” è, infatti, un episodio dal ritmo elevato e dalla capacità di sovrapposizione delle linee comiche. Nel surreale scenario dei festeggiamenti pre-decollo, come già accennato, c’è spazio per la nuova creazione di Carol: il giornale che narra i fatti del mondo dopo la pandemia. Durante il funerale assurdo, c’è spazio per un drone che si schianta su un albero. Per non parlare poi dell’onnipresente costume da dinosauro a rendere il tutto magnificamente ridondante.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • The Post Virus Post: giornale nato dal nulla
  • “He wasn’t ready”
  • L’onnipresente costume da dinosauro
  • La caduta dell’aereo
  • La caduta del drone
  • L’inquietante Melissa
  • L’idea completamente inutile che ispira Phil in chiesa
  • La lista di nomi
  • Continua l’attesa per Gail, anche se la morte di Lewis può indirizzare un po’ le aspettative (in un senso o nell’altro)
  • Telefonatissimo l’incidente aereo (non un vero e proprio Thumb Down, come spiegato nella recensione)

 

Il trend non può non essere positivo. L’intera terza stagione sta regalando senz’altro soddisfazioni allo spettatore che un po’ aveva storto il naso in alcuni momenti delle stagioni passate. Le idee sembrano non mancare e proprio quest’impressione spinge a mantenere un certo grado di esigenza. Solo per questo motivo, questo episodio si dovrà accontentare di un Thank. Forse ingeneroso. Boh.

 

Got Milk? 3×10 2.16 milioni – 1.0 rating
The Spirit Of St. Lewis 3×11 2.04 milioni – 0.9 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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