Partiamo un attimo con un dato di fatto: nuovo series low, purtroppo coincidente con il midseason invernale. Ed il tutto senza alcuna ragione lontanamente concepibile dallo scibile umano.
The Good Place, puntata dopo puntata, si è sempre più o meno mantenuto stabile ma sfortunatamente non superando mai la soglia dei 3 milioni di spettatori (ultima puntata utile a questo scopo è stata la doppia season premiere). Guardando alla qualità della serie e al tenore della comicità, si può serenamente affermare che a distanza di 3 anni si tratti ancora di una delle comedy migliori in circolazione, eppure, nonostante una 4° stagione (deo gratia) appena confermata, il pubblico sembra non cogliere la potenza della mente di Michael Schur. Poco male, se state leggendo queste righe vuol dire che la pensiamo uguale.
Eleanor: “Where are we?”
Michael: “We’re in the Good Place.”
Eleanor: “No offense, dude, but you have told us a lot of lies in the last 300 years. So, seriously, where the fork are we?
Fork.
Shirt.
Ash hole.
Holy forking shirtballs.
We’re in the Good Place!“
Questa 3° stagione si è finora imposta per uno stile diverso rispetto alle precedenti (e d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che la narrazione si è spostata nella realtà dei vivi), tuttavia, si capiva fin da subito che era uno status quo temporaneo che non poteva durare per sempre visto che, in fin dei conti, la vera natura dello show è un’altra più “divina”. E a tal proposito “Janet(s)” non solo sforna un episodio a base di cloni, ma porta tutti sullo scoccare del gong nel vero, e tantissimo agognato, The Real Good Place. Un colpo di scena non di poco conto se si pensa sia all’episodio in cui è stato messo (fosse stato in un season finale si sarebbe potuti rimanere meno sorpresi), sia all’impatto che porta con sé. Può essere veramente una nuova svolta per lo show, oltre che nuova linfa vitale per la serie che a questo punto necessita di un nuovo scossone.
Al di là del finale a sorpresa, “Janet(s)”, però, è un ottimo episodio nella sua interezza. D’Arcy Carden, che di solito non ha mai potuto sfruttare moltissimo le sue capacità recitative visto il ruolo di Janet, qui dà il meglio di sé in una moltitudine di interpretazioni diverse di Janet stessa (se ne contano circa 6) e non si può che applaudire il coraggio degli sceneggiatori nello scrivere una puntata così, ma anche la bravura della Carden nella sua schizofrenia. Ed è un qualcosa a cui francamente non si aveva ancora pensato ma che evidentemente ha un suo perchè, soprattutto alla luce della realizzazione e dell’effetto disorientante che provocano le svariate versioni di Janet. A questo punto non dispiacerebbe vedere anche altre situazioni come questa, magari permettendo anche a Michael di poter interpretare ulteriori versioni di se stesso e, perchè no, magari ritrovarsi in una scomoda situazione che lo umanizzi ulteriormente. D’altronde, con l’ottimo cast e le magistrali interpretazioni dei vari attor,i si può serenamente puntare su storie che diano modo di enfatizzare e testare il limite di tutti i personaggi. Tipo un Jason intelligente.
Se The Good Place è così è anche merito della poliedricità di tutte le persone coinvolte, davanti e dietro la telecamera. E che poliedricità!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Don’t Let The Good Life Pass You By 3×09 | 2.69 milioni – 0.8 rating |
Janet(s) 3×10 | 2.58 milioni – 0.8 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.