“I am the true Lord of Bebbanburg. And I am taking it back!”
Lo zio usurpatore contro il nipote esiliato che torna a riprendersi ciò che è suo: un topos vecchissimo, su cui si sono fondate tante storie di successo, dall’Amleto di Shakespeare al disneyano Il Re Leone. Un topos che sembrava destinato a ripetersi anche in The Last Kingdom, se non fosse che il tanto agognato scontro finale tra Uhtred e Ælfric non si verifica e anzi un ulteriore ostacolo si frappone tra l’eroe e il trono che gli spetterebbe di diritto. E quell’ostacolo si chiama Wihtgar, è il cugino di Uhtred e alla luce del finale del secondo episodio non potrà mai ambire a vincere il premio di “miglior figlio dell’anno”.
Che la conquista di Bebbanburg non sarebbe stata facile né immediata era ampiamente prevedibile. Concludere una sottotrama così importante all’inizio della stagione sarebbe stata una scelta anticlimatica e avrebbe spazzato via ogni tensione, ogni suspense. La morte di Ælfric e l’inserimento di Wihtgar, invece, lungi dall’essere un mero scambio di consegne tra antagonisti, mettono Uhtred ancora una volta in una posizione di difficoltà e di inferiorità, lo spingono lontano dal suo obiettivo invece di avvicinarlo, e creano la giusta curiosità per sapere come andrà a finire, come il veterano di tante battaglie si tirerà fuori dall’ennesima situazione disperata e soprattutto come farà a riconquistare la fortezza dei suoi padri, perché la posizione di Wihtgar sembra piuttosto solida sia a livello di legittimità sia di forze militari. Il nuovo villain non ha avuto modo di essere esplorato a dovere e la freddezza con cui compie il parricidio lo connota, per il momento, come il classico cattivo crudelissimo e ambiziosissimo, pronto a tutto pur di ottenere il potere e di annientare i nemici; ma del resto anche Ælfric non poteva vantare una caratterizzazione di spessore.
Non è neanche detto che i prossimi episodi si concentrino ancora su Bebbanburg, perché la situazione tra la Mercia, il Wessex e l’Anglia orientale si fa sempre più problematica e quasi sicuramente serviranno l’esperienza e il valore di Uhtred, ben noti agli spettatori che da anni seguono la serie, per evitare la catastrofe. I giochi di potere tra gli Anglosassoni risultano decisamente gustosi, perché mai prima d’ora The Last Kingdom aveva coinvolto così tante parti in campo e così tanti schieramenti: non c’è più solo la contrapposizione tra Danesi e Inglesi e, tra questi, tra Wessex e Mercia, perché adesso le divisioni corrono all’interno delle stesse famiglie e delle stesse corti. C’è chi insegue le proprie ambizioni personali, chi fatica a mantenere una briciola del potere che aveva un tempo, chi pensa al bene della propria nazione e chi si sente diviso tra la patria di nascita e quella acquisita col matrimonio.
Una tempesta sta per abbattersi ancora una volta sull’Inghilterra e la sensazione è di un imminente, drammatico precipitare degli eventi, ma per fortuna la cupezza della narrazione è rischiarata dalle picaresche avventure della banda di Uhtred sulle tracce dei due monaci merciani che dovrebbero contrattare l’acquisto della reliquia di Sant’Oswald in mano ad Ælfric. Ancora una volta The Last Kingdom mette in scena i vizi e i difetti della Chiesa medievale, mostrando i due sant’uomini molto poco santi alle prese con bordelli e giochi degni di certi romanzetti erotici che hanno a che fare con le sfumature di colori. Anche il modo in cui trattano Uhtred Jr. quando il ragazzo tenta di unirsi al loro viaggio dà l’idea di quanto distante dagli insegnamenti ecclesiastici potesse essere il clero dei secoli bui: un luogo comune fin dai tempi di Boccaccio, ma che non fa mai male di tanto in tanto resuscitare.
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Episode 1 4×01 | ND milioni – ND rating |
Episode 2 4×02 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.