Buona notte a tutti. Torna anche questa settimana il Late Night Show, l’appuntamento bimensile più atteso dagli appassionati delle serie tv e dagli stessi recensori di Recenserie, finalmente chiamati a dire la loro con opinioni non richieste al di fuori delle “restrizioni” delle recensioni. Così come i famosi Late Night Show americani da cui traiamo apertamente ispirazione, anche questo appuntamento, previsto ogni due giovedì notte, è necessariamente costituito da alcuni “ospiti” che in quest’occasione portano il nome di Benedetta, Caterina e Gianvito.
Il tema di questo ottavo appuntamento non poteva non prendere spunto dalle imminenti festività natalizie allargandole al mondo delle serie tv. Come sono cambiati gli episodi sulle festività nel corso del tempo e quanta importanza hanno ancora oggi le icone a tema delle serie cult? La parola ai nostri esperti.
- Quanto è cambiata la rappresentazione delle feste natalizie dagli anni ’90 ad oggi nelle serie tv?
BENEDETTA: Troppo direi. Si può dire che siamo stati l’ultima generazione il cui tempo è stato scandito dalle serie tv. A settembre iniziavamo l’anno scolastico insieme a Brenda, Dylan, Dawson, Buffy, un po’ come se fossero i nostri compagni di scuola. Era d’obbligo l’episodio di Halloween e immancabile quello del Thanksgiving, fino ad arrivare alle feste natalizie, il momento notoriamente più atteso perché segnava la pausa invernale della stagione.
Oggi con il rilascio in blocco di una stagione tutto questo viene meno, è inevitabile. Non credo vi sia nemmeno più quell’attenzione particolare nella rappresentazione del Natale: una volta era un momento magico, un episodio speciale che doveva dare quel qualcosa in più ai telespettatori tanto da accontentarli in vista della lunga pausa, quanto da tenerli sulle spine nell’attesa del ritorno.CATERINA: Non credo sia molto cambiata, non nella sostanza. Il Natale è una festa che rappresenta dei valori universali e questo si riflette anche nelle trasposizioni per il piccolo schermo. Gli episodi natalizi spostano sempre la riflessione su concetti che rimangono immutati nel tempo, di conseguenza si rispolverano sempre gli stessi temi: qualche spunto religioso quando capita, molta enfasi sulla famiglia, sull’amicizia, sulla gentilezza e sulla speranza. Il gusto sentimentale delle puntate di Natale ha sempre lo stesso sapore. Questo consente facilmente di ritagliare una puntata filler o un momento di particolare riflessione, lasciando allo spettatore la visione di qualcosa di familiare da guardare più a cuor leggero. È sempre stato così e probabilmente continuerà ad esserlo… io lo spero!
GIANVITO: Nella maggior parte dei casi, data l’impostazione alla base di “simulazione della vita quotidiana”, specie in quello delle comedy, hanno offerto alle serie tv un’occasione migliore per essere più aderenti alla realtà casalinga delle festività. Se gli anni ’90 sono stati allora terreno fertile per sancire il cambiamento della famiglia patriarcale, così com’era radicata nel pensiero comune (penso in primis a Friends e alla storia coniugale di Ross), in quest’epoca post-moderna, dove invece tale rivoluzione è entrata nella normalità, si guarda invece al passato con nostalgia, “giocando” al tempo stesso con la tradizione. Come nell’ultima bellissima stagione di Mr. Robot, che proprio della riflessione sulla contemporaneità ne fa il suo marchio di fabbrica. Interamente ambientata nel periodo di Natale, raccoglie tutti gli elementi legati all’immaginario natalizio ereditato da decenni di film e serie televisive, mischiandole con lo stile innovativo e moderno di Esmail, facendone un vero e proprio percorso di crescita che culmina, a suo modo (e senza fare spoiler per chi ancora non l’avesse vista), proprio in un “miracolo di Natale”, con tutta la poetica e commovente “magia” del caso.
- Ogni generazione ha sempre avuto un teen drama o una comedy di riferimento dagli anni ’90 in poi che mostrava il diverso modo di festeggiare il natale: Dawson’s Creek, The O.C., Gossip Girl, Friends, HIMYM. La nuova generazione che cosa guarda ora come “classico appuntamento natalizio”?
BENEDETTA: È una domanda molto difficile. È difficile perché innanzitutto non sono ben informata sull’attuale panorama teen della serialità e poi perché, come sopra detto, è difficile al giorno d’oggi trovare un prodotto attento alla descrizione del Natale. Con il rilascio in blocco degli episodi l’appuntamento natalizio è ovviamente andato a scemare, non essendovi più quella coincidenza tra il periodo dell’anno e la messa in onda dell’episodio. Una volta fervevano i preparativi tanto nella casa dei Cohen quanto nelle nostre: dalle decorazioni fino al momento dei regali, passando per l’importantissima soundtrack. Tutto era indubbiamente più magico.
CATERINA: Sarebbe da girare la domanda a qualche recensore di nuova generazione! Per quanto ne so io potrebbe essere qualsiasi teen series dove all’atmosfera di Natale si mischiano qualche lacrimone e qualche deshabillé (elementi dall’appeal sempre crescente nel tempo). Ironie a parte, personalmente la cosa più “natalizia” di produzione recente che mi viene in mente è impropriamente Stranger Things, ma non so quanto la cultura anni ’80 attiri i nuovi serial addicted.
GIANVITO: È sicuramente un appuntamento che si è perso negli ultimi anni, a causa dell’evoluzione stessa del format televisivo. È infatti una ricorrenza tanto legata alle serie generaliste, che con i loro 22/24 episodi e la messa in onda per tutta la stagione per forza di cose ha una “necessità” di scandire lo scorrere del tempo agli occhi dello spettatore. A parte in comedy come New Girl, The Big Bang Theory o 2 Broke Girls, ha quindi finito per resistere anche in altri generi come quello medical per Grey’s Anatomy, fino a toccare l’intero Arrow-verse, ossia quello dei cinecomic, quasi a sancire la sua rilevanza nell’industria cinematografica statunitense (e mondiale). Con l’avvento delle piattaforme streaming, invece, dei “film di 10/13 puntate”, questa necessità è saltata, sostituita da episodi creati ad hoc. Ispirandosi quindi ad una modalità tutta britannica, da Doctor Who in poi, si sono susseguiti diversi “speciali natalizi”, vedi Black Mirror, oppure Sabrina l’anno scorso, finendo ad Euphoria per il 2020.
- Natale, Chrismukkah, Diwali o Hanukkah: quanto impattante è la visione occidentale nella rappresentazione di queste festività invernali?
BENEDETTA: Ovvio che è decisiva. Ma d’altronde, le serie tv anni ’90/2000 del nostro cuore sono esclusivamente americane. Ormai anche noi festeggiamo il Thanksgiving e passiamo le vacanze estive negli Hamptons. E a Natale ci baciamo sotto il vischio.
CATERINA: Mi verrebbe da rispondere provocatoriamente con un’altra domanda: “Perché, quale altra visione esiste nelle serie tv?”. Le più grandi produzioni di serie tv, come nel cinema, sono di paesi occidentali. Non c’è quindi da sorprendersi che la cultura europea e americana siano quelle predominanti nella rappresentazione di queste festività. L’incontro con altre tradizioni viene quasi sempre proposto come elemento comico o di rottura rispetto al nostro standard. Abbiamo diffuso un’idea del Natale occidentale così caratteristica che pure le altre culture, man mano, ne stanno venendo influenzate. Questo, unito al fatto che le grandi piattaforme di streaming sono americane e sono esse stesse produttrici, mi lascia pensare che il trend non cambierà.
GIANVITO: Direi massima, se solo si pensa che la stessa figura di Babbo Natale, con la sua barba lunga e bianca, la sua corporatura massiccia e il suo scarlatto vestiario ormai iconico, proviene da una pubblicità della Coca-Cola. Definire l’immaginario comune, d’altronde, è il ruolo principe che l’audiovisivo ha ricoperto nel corso della sua storia, via via che è diventato sempre più grande e popolare, sostituendosi così all’arte figurativa di un tempo. È quindi, da un lato un modo per rispecchiarsi nell’altro, per unire popoli lontani nelle rispettive somiglianze, ma anche all’opposto per promuovere la diversità e appunto conoscere altre culture e tradizioni. Senza l’Armadillo natalizio di Ross, in fondo, l’Hannukah sarebbe stata una ricorrenza ebraica oscura a molti di noi, rimanendo legati esclusivamente all’unica immagine del natale cristiano, con tutte le varianti geografiche del caso. Un valore riconoscibile ancora oggi, in questo clima di chiusura imperante e di retrocessione culturale, che proprio grazie all’estrema accessibilità data dalle piattaforme streaming può dare adito ad una sana riscoperta.
- Dal Chrismukkah all’Armadillo Natalizio, quanto è importante la creazione di tali icone legate alle festività per far sì che una serie sia riportata in voga in momenti dell’anno specifici anche a distanza di decenni? Magari adesso viene fatto con cognizione di causa, ma ai tempi di The OC e Friends, pensate gli autori si aspettassero una tale risonanza nel tempo?
BENEDETTA: L’appuntamento natalizio era da sempre il più atteso e con l’andare degli anni ha iniziato a diventare un mid-season finale con colpi di scena e/o storylines chiuse definitivamente per lasciare spazio a nuovi intrecci e far respirare la trama. Nelle primissime serie tv anni ’90/2000 però l’episodio natalizio era solamente un momento di puro intrattenimento e di serenità. Tutti i protagonisti si riunivano intorno a un tavolo mettendo in pausa le rispettive storylines, e qui icone e tradizioni che fidelizzassero il telespettatore hanno giocato un ruolo non indifferente. Sono episodi che rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo: sono passati vent’anni, ma le magliette con l’armadillo natalizio sono ancora più che gettonate.
CATERINA: Proprio per quanto dicevo riguardo l’immutabilità dei valori natalizi, l’aggiunta dell’elemento di spicco diventa essenziale per rendere una puntata di Natale memorabile. Ciò vale ovviamente anche per altri momenti dell’anno: San Valentino, New Year’s Eve, la festa del Ringraziamento, ecc. Questo naturalmente gli autori lo sanno da sempre, infatti da sempre gli elementi iconici vengono inseriti in queste puntate. Tuttavia, la battaglia per la memorabilità è dura da vincere e per farlo serve senz’altro il dono dell’originalità. Un cult non nasce cult ma ci diventa, quindi non è sicuramente preventivabile il successo, però la qualità non è acqua. Spesso l’insistenza degli autori recenti nel creare a tutti i costi un elemento originale fa perdere le serie nuove di autenticità. Di questo la creazione di momenti iconici ne risente e se parliamo, in particolare, degli episodi di Natale ancora di più!
GIANVITO: Partendo dall’ultimo quesito, come detto in precedenza, vedo nella scrittura di certe situazioni un processo naturale per l’epoca. Da Friends a Buffy, non fanno che ripetersi intuizioni felici, figlie del positivo momento creativo dell’epoca. Nei casi sopracitati, da The Big Bang Theory all’Arrow-verse, sono invece presenti pochi episodi memorabili, perché tale “appuntamento” è stato trattato perlopiù come una tappa obbligatoria, un momento di passaggio che, nel migliore dei casi, ha dato l’occasione per allargare il background dei protagonisti, facendoci conoscere i loro parenti. E ciò ha svuotato l’episodio natalizio dal suo essere il crocevia “speciale” di una narrazione seriale e corale, ora rappresentando in maniera significativa l’affiatamento tra il cast (o le diversità dei singoli), ora accentuando lo stile personale ed unico degli autori, come spesso si può evincere dalle varie “maratone di Natale” proposte sulle pagine social dei diversi show. È ancora una volta il sintomo dei tempi, di un certo appiattimento creativo nell’epoca post-moderna dove “tutto è stato già visto/fatto”, dove infine il vero fattore di novità non va individuato nel “cosa” si mostra, ma nel “come”. E allora bisogna accontentarsi di vedere dei supereroi con poteri ultraterreni salvare il Natale, proprio come lo sbeffeggiato Joey profetizzava vent’anni fa.
Grazie e buona notte a tutti.
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