The Outsider non è stato una delusione, in quanto si tratta di un prodotto ben scritto, ben diretto, ben recitato e con una colonna sonora che fa sempre il proprio lavoro in maniera egregia. Insomma, si tratta – dal punto di vista qualitativo – della classica miniserie HBO. Al tempo stesso, The Outsider non è riuscito a rispettare pienamente le attese, in particolar modo a causa della scelta – sicuramente poco felice – di produrre dieci episodi. La sensazione, infatti, è che una classica miniserie di sei episodi sarebbe stata preferibile, dato che avrebbe permesso un ritmo molto più serrato; in questo modo, invece, la narrazione è sempre stata caratterizzata da una certa lentezza (anche episodi di pregevole fattura come il precedente) e ciò ha rappresentato probabilmente il più grande difetto dello show. Certo, si può obiettare che la trama non fosse esattamente delle più corpose, dato che il romanzo di Stephen King da cui è tratta (peraltro non tra le migliori opere del Re) ha uno sviluppo abbastanza lineare e non ha una trama complessa. Da un certo punto di vista, si può affermare che, anche in questo caso, Stephen King si sia riconfermato autore difficilmente trasportabile sul piccolo o grande schermo. In questo caso, però, la sensazione è che sarebbe davvero bastata una riduzione del numero di episodi per regalarci una delle migliori trasposizioni di sempre delle opere di King. Il rammarico rimane ma, ad un episodio dalla fine, non si può non lodare un prodotto che – al netto di questo difetto, abbastanza significativo – si colloca di diritto tra gli show più rilevanti di questo inizio 2020.
“John? George? Daddy’s coming.”
Dopo il fallito rapimento del piccolo Sam, il cerchio attorno a El Cuco si sta stringendo sempre di più e, essendo oramai prossimi alla conclusione, tutti i protagonisti entrano in azione per cercare di sconfiggerlo. Dal punto di vista degli avanzamenti di trama, questo episodio si rivela ancora una volta abbastanza statico e, in generale, dà la sensazione di essere un lungo prologo utile a preparare il campo in vista del gran finale. Una buona fetta della puntata, peraltro, è dedicata a una vicenda avvenuta nel 1947 nel luogo in cui ora si nasconde El Cuco. Seppur il minutaggio dedicatole è forse un po’ eccessivo, il risultato finale è soddisfacente: la triste fine dei due fratellini e di molti abitanti del villaggio, infatti, è una metafora perfetta per rappresentare l’habitat ideale de El Cuco: un posto in cui dei bambini che rischiano di morire (o che sono già morti, a seconda delle situazioni) ha ripercussioni tali da creare molti altri lutti tra i propri parenti e, in generale, tra la comunità. Oltre a questo lungo flashback, l’episodio apre un nuovo, interessante filone a Cherokee City: un bambino è stato trovato morto e, a giudicare dalla ferite, sembra che sia stato ucciso da un animale. Il sospetto, dunque, non può che ricadere sul villain di questo show. D’altronde, la scelta sarebbe anche logica: dopo aver fallito con Sam, El Cuco potrebbe aver deciso di riprovarci in una zona a lui più familiare e congeniale. Ciò sembra essere confermato dal fatto che, al contrario della scorsa puntata, in questo caso non vi siano state scene che lo mostravano nella grotta assieme a Jack Hoskins.
“He’s in my head, Seale.”
Se quanto affermato nel precedente paragrafo è vero, allora la spedizione dei protagonisti verso la grotta assume contorni ancora più negativi: non solo, infatti, essi sono andati incontro ad una situazione che vedrà la morte di molti di loro (di una abbiamo già la conferma – Alec – ma la sequenza finale lascia immaginare quantomeno qualche altro ferito), ma stanno anche rischiando la vita per andare in un posto dove troveranno solo Jack, e non anche El Cuco. Parlando dell’imboscata tesa da Jack, era abbastanza prevedibile che il fratello di Claude avrebbe rivelato tutto al fratello; per questo motivo, è un po’ deludente che uno degli eventi più significativi dell’intera storia avvenga sotto la spinta del basso quoziente intellettivo di Seale Bolton. Al di là di questo, è bene anche sottolineare che a morire, per ora, è stato Alec, ossia una persona che non voleva prendere parte a questa spedizione. Si conferma, in questo senso, la previsione fatta dalla moglie di Ralph: se si va controvoglia, si rischia di mettere in pericolo se stessi.
Per concludere, bisognerà vedere quale sarà lo sviluppo dell’ultimo episodio. La sensazione è che, dopo una narrazione sempre piuttosto lenta, si rischia di dover inserire troppe informazioni nell’ultimo episodio, dato che bisognerà mostrare: il conflitto a fuoco con Jack; la sfida finale con El Cuco; Glory Maitland; il bambino morto a Cherokee City; una spiegazione generale degli eventi; la conclusione di tutti gli archi narrativi dedicati ai protagonisti. Sarebbe davvero paradossale se si finisse uno show di questo tipo mettendo troppa carne al fuoco. La speranza è che in casa HBO abbiano fatto bene i loro calcoli.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Foxhead 1×08 | 0.98 milioni – 0.3 rating |
Tigers And Bears 1×09 | 1.19 milioni – 0.3 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.