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The Walking Dead 10×19 – One MoreTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Walking Dead 10x19 RecensioneQuando un’apocalisse zombie diventa meno interessante di una pandemia vera e propria si capisce che un arco si sta chiudendo. Come se non fosse già abbastanza chiuso.
La pandemia ha senz’altro influenzato l’apocalisse zombie, con questo sfasamento nella trasmissione con uno slot di 6 episodi aggiunti alla decima stagione che, al loro giro di boa, hanno regalato veramente poco a livello di trama, di ritmo e di interesse suscitato.

COSA RIMANE?


Cosa rimane di The Walking Dead? La promessa di un film, la promessa di uno spin-off, lenti di ingrandimento verso personaggi che un tempo erano secondari. Lo scorso episodio già dimostrava come lo storico e celebre show della AMC avesse più le caratteristiche di un porto di mare, oppure di un aeroporto, con gente in partenza e sempre più vuoto.
Un episodio autoconclusivo, con protagonisti Aaron e Gabriel provati più che mai dalla loro vita di sopravvissuti, dialoghi introspettivi o sui massimi sistemi: ecco come si presenta questa 10×19. Il livello di stanchezza è palpabile, sia dei personaggi, che del team creativo e del pubblico.
Come definire un episodio del genere? L’intrattenimento non è pervenuto, vista la dimensione quasi da bottle episode, scandito da un andamento non esattamente al fulmicotone, con due personaggi che hanno visto puntata su di loro una lente d’ingrandimento solo in mancanza di figure più carismatiche.
La trama non va avanti, vista la già citata natura autoconclusiva dell’episodio. L’attendismo di questa appendice di stagione, dopo che causa Covid la scansione decennale è stata interrotta, segna un’inevitabile e definitiva decadenza. Episodi attendisti e monografici un tempo, seppur accolti da mugugni, avevano la funzione di creare attesa per momenti maggiormente decisivi.
“One More” sembra letteralmente dire “dai, reggetene un altro in più”.

BUONISMO O PESSIMISMO COSMICO?


La storia dell’aguzzino di Aaron e Gabriel è un continuo altalenare tra la fiducia nel genere umano e la definitiva metamorfosi in stato bestiale, dovuta all’apocalisse. Esattamente la tematica da sempre schiaffata in faccia allo spettatore per 10 stagioni. Una trama come quella di “One More” avrebbe avuto una buona ragion d’essere in un’ipotetica prima stagione, in cui poteva essere utile illustrare al pubblico lo scenario generale e lo stato in cui si trova l’umanità.
Inutile dire che di questo scenario generale se ne è avuto già abbastanza in 10 stagioni. Così come sull’ambiguità morale dei protagonisti. L’apocalisse fortifica? Rende bestie? I buoni sono in realtà cattivi e viceversa?
Il voltafaccia improvviso di Gabriel nel finale, tuttavia, sembra più voler creare un colpo di scena “usa e getta”, inutile ai fini della trama orizzontale, piuttosto che caratterizzare ulteriormente il personaggio. Tanto si è capito che alla fine sono tutti un po’ buoni e un po’ cattivi.
Quindi per completare un episodio con funzione puramente riempitiva in salsa The Walking Dead, è bastato inserire un po’ di “buonismo” e umanità, e improvvisamente una botta di brutalità. Senza negare né l’uno, né l’altra.

HA SENSO CONTINUARE A ESTREMIZZARE I PERSONAGGI?


A questo punto rimane da chiedersi perché continuare a rendere psicopatici i personaggi tanto per aumentare una spettacolarizzazione che è palese non ci sia più. Gabriel ormai è senza un occhio, Aaron senza un braccio, hanno subito perdite entrambi, bevono whisky. Mostrare alla fine dell’episodio uno spietato ex-prete e l’altro spaventatissimo non fa minimamente effetto. Non sarà preludio di eventi stratosferici, non anticipa nessuna svolta: è il DNA dello show che continua a scavare in personalità non perfettamente definite. Ormai gli spettatori lo sanno e non si stupiscono più.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il voltafaccia di Gabriel
  • Un buon whisky
  • Ritmi inutilmente soporiferi e intimisti
  • Introspezioni che lasciano il tempo che trovano (e di tempo ne è rimasto poco)
  • Il buon whisky e il minutaggio a lui dedicato
  • Soliti scenari riempitivi che fanno vedere quanto sono tutti cattivi e ridotti a bestie ecc. ecc.

 

The Walking Dead sembra soffrire, oltre che di tutte le cose di cui si è parlato in passato, anche di un forte spaesamento dalla rottura della routine cui aveva abituato il pubblico nella sua lunga vita televisiva.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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