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Proveremo a non essere ripetitivi in questa recensione di “The Lost And The Plunderers” ma, nel caso lo risultassimo, chiediamo anticipatamente perdono. Non volevamo pubblicare una recensione di merda noiosa così come gli sceneggiatori non volevano scrivere un copione di merda superficiale. Utilizziamo il plurale perché per la precisione sono serviti 3 sceneggiatori per confezionare questo scempio di 44 minuti, rispettivamente: Angela Kang, Channing Powell e Corey Reed. 3 sceneggiatori, un’enormità in campo televisivo visto che solitamente per una puntata generalmente ne basta uno, al più due in casi eccezionali. Quindi constatare la scrittura a 6 mani di questo episodio è un evento rilevante e al contempo imbarazzante visto il risultato, è un po’ come dire che se si volesse ritornare su livelli sufficienti in termini qualitativi bisogna chiamare almeno un altro paio di scimmie ammaestrate aiutanti.
Premesso questo particolare di rilevante importanza, non si può che constatare una struttura dell’episodio diversa rispetta al solito (probabilmente frutto della fusione delle 3 famose menti sopracitate), fatta di capitoletti che portano i nomi dei presunti protagonisti di questi intermezzi, protagonisti di cui però non ci si ricorda nemmeno il nome o la faccia. Il primo e più grande errore di “The Lost And The Plunderers” è infatti quello di concedersi una libido particolare, frutto di una hybris peccaminosa che ha già contagiato la mente di Gimple e colleghi più volte: concedere un minutaggio sregolato a character di serie B e C. Elenchiamo brevemente l’ordine con cui le tre famigerate menti hanno deciso di suddividere l’episodio: Michonne, Enid, Negan, Simon, Jadis, Rick. Al di là dei rinomati Michonne, Negan e Rick, gli altri sono più difficili da ricordare senza un volto pronto da accostare non appena vengono evocati, soprattutto per quando riguarda Enid e Jadis. Il peccato di hybris che The Walking Dead compie per l’ennesima volta è esattamente quello di dare per scontato che qualsiasi cosa presentata nel corso dell’episodio, con qualsiasi protagonista ed in qualsiasi situazione, vada sempre bene. Sfortunatamente questa tecnica, potenzialmente utile sulla carta per suscitare interesse nello spettatore, dare un break alla trama e/o tridimensionalizzare diversi personaggi, non può funzionare in show in cui non c’è hype.Il cazzo duro dello spettatore L’eccitazione dello spettatore non appena vengono fuori i sottotitoli, l’attesa spasmodica per la puntata, il continuo e costante tram-tram nei forum e sui social sono la base (molto solida) per capire se uno show si può permettere di spaziare in altri modi.
Ancora vividissimo è il ricordo di quella puntata di Lost totalmente incentrata su due personaggi sconosciuti al pubblico (stiamo parlando della 3×14 “Exposè”), un episodio che riscosse critiche contrastanti, sicuramente fece parlare di sè e, in qualche modo, rappresentò (come la serie stessa) un esperimento nel piccolo schermo. Lost all’epoca (ma anche ora) era una serie evento che faceva parlare di sè costantemente, The Walking Dead lo è stata ma ora non lo è più proprio a causa di un abuso di questo sub-genere che ha annoiato e dilatato le tempistiche senza dare veramente qualcosa in più. Non c’è da sorprendersi dunque se in “The Lost And The Plunderers” si possono salvare solo gli istanti finali con la chiamata, abbastanza intensa ma tratti sopra le righe, tra Rick e Negan e un Simon in preda ad istinti da capo branco. Tutto il resto potrebbe serenamente accadere off-screen e nessuno se ne lamenterebbe, anzi sarebbe una scelta corretta vista la totale assenza di empatia per personaggi come Jadis che però si sono guadagnati una bella fetta di minutaggio senza un’apparente valida motivazione.
Se The Walking Dead riuscirà a capire che questo è il frutto di tutto il suo male allora potrà puntare alla redenzione, altrimenti Gimple può continuare a parlare di spin-off e trame forti facendo finta di non notare il crollo degli ascolti.
Premesso questo particolare di rilevante importanza, non si può che constatare una struttura dell’episodio diversa rispetta al solito (probabilmente frutto della fusione delle 3 famose menti sopracitate), fatta di capitoletti che portano i nomi dei presunti protagonisti di questi intermezzi, protagonisti di cui però non ci si ricorda nemmeno il nome o la faccia. Il primo e più grande errore di “The Lost And The Plunderers” è infatti quello di concedersi una libido particolare, frutto di una hybris peccaminosa che ha già contagiato la mente di Gimple e colleghi più volte: concedere un minutaggio sregolato a character di serie B e C. Elenchiamo brevemente l’ordine con cui le tre famigerate menti hanno deciso di suddividere l’episodio: Michonne, Enid, Negan, Simon, Jadis, Rick. Al di là dei rinomati Michonne, Negan e Rick, gli altri sono più difficili da ricordare senza un volto pronto da accostare non appena vengono evocati, soprattutto per quando riguarda Enid e Jadis. Il peccato di hybris che The Walking Dead compie per l’ennesima volta è esattamente quello di dare per scontato che qualsiasi cosa presentata nel corso dell’episodio, con qualsiasi protagonista ed in qualsiasi situazione, vada sempre bene. Sfortunatamente questa tecnica, potenzialmente utile sulla carta per suscitare interesse nello spettatore, dare un break alla trama e/o tridimensionalizzare diversi personaggi, non può funzionare in show in cui non c’è hype.
Ancora vividissimo è il ricordo di quella puntata di Lost totalmente incentrata su due personaggi sconosciuti al pubblico (stiamo parlando della 3×14 “Exposè”), un episodio che riscosse critiche contrastanti, sicuramente fece parlare di sè e, in qualche modo, rappresentò (come la serie stessa) un esperimento nel piccolo schermo. Lost all’epoca (ma anche ora) era una serie evento che faceva parlare di sè costantemente, The Walking Dead lo è stata ma ora non lo è più proprio a causa di un abuso di questo sub-genere che ha annoiato e dilatato le tempistiche senza dare veramente qualcosa in più. Non c’è da sorprendersi dunque se in “The Lost And The Plunderers” si possono salvare solo gli istanti finali con la chiamata, abbastanza intensa ma tratti sopra le righe, tra Rick e Negan e un Simon in preda ad istinti da capo branco. Tutto il resto potrebbe serenamente accadere off-screen e nessuno se ne lamenterebbe, anzi sarebbe una scelta corretta vista la totale assenza di empatia per personaggi come Jadis che però si sono guadagnati una bella fetta di minutaggio senza un’apparente valida motivazione.
Se The Walking Dead riuscirà a capire che questo è il frutto di tutto il suo male allora potrà puntare alla redenzione, altrimenti Gimple può continuare a parlare di spin-off e trame forti facendo finta di non notare il crollo degli ascolti.
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Come diceva il saggio Johnny Cash: “And it burns, burns, burns. The ring of fire, the ring of fire…“.
Honor 8×09 | 8.28 milioni – 3.6 rating |
The Lost And The Plunderers 9×10 | 6.82 milioni – 2.9 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.