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Westworld 2×10 – The PassengerTEMPO DI LETTURA 9 min

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“You told me once that you were afraid of who I might become. And then you left me to become what I may. I became a survivor. Perhaps you would have judged me for the path I took. But I’d rather live with your judgment than die with your sympathy. I alone must live with my choices and my regrets.”

Anche quest’anno, Westworld giunge alla propria conclusione in maniera sontuosa e con un finale di oltre novanta minuti che cerca di riassemblare molti degli elementi narrativi presentati durante le precedenti puntate. Ma la cosa forse più importante è la porta che la serie decide di spalancare sul mondo reale: il processo narrativo, infatti, non sembra più essere racchiuso all’interno di un parco, ma piuttosto avrà come sfondo grattacieli, strade e persone vere, non androidi in cerca di uno scopo.
Nolan e Joy decidono di arrivare a questa decisione facendo una drastica ed oculata eliminazione dei personaggi in scena, nonostante per alcuni la morte rappresenti una pura e semplice tappa nel percorso evolutivo: Dolores, nonostante venga considerata morta per più di metà puntata (corpo esanime in The Forge), riapparirà in scena sotto le sembianze di Charlotte Hale.
Partiremo, nel nostro tentativo di dipanare la matassa della storia, da alcuni assunti.
Dopo che la prima stagione aveva posto particolare attenzione su Dolores e sul suo sviluppo in distinti archi temporali (se ne era approfonditamente parlato nella recensione di “The Bicameral Mind”), questa seconda pone in maniera inequivocabile al proprio centro Bernard: è lui a dettare legge ed è lui il nucleo attorno al quale la trama progredisce, sia sul versante del passato, sia sul versante del presente. Basti pensare alle due scene, a pochi minuti di distanza l’una dall’altra, dove Bernard entra nell’ascensore che porta a The Forge: nel passato aveva raggiunto la stanza insieme a Dolores; nel presente sta ripercorrendo i propri passi grazie a Hale e alla squadra di pronto intervento di Delos.
Nonostante l’obbiettivo per il parco fosse ambivalente, ossia rendere gli uomini come gli androidi (immortali) e gli androidi come gli uomini (umani e dotati di libero arbitrio), durante il processo creativo e la sottrazione dei dati dei guest è stata fatta una scoperta: lo spirito rivoluzionario che aveva scosso e risvegliato Dolores e Maeve, negli umani non sembra essere presente in alcun aspetto perché incapace di variare la propria storyline.
Per dirla più in sintonia con la terminologia di Westworld: gli host garantivano cambiamenti ed una rottura del proprio loop narrativo arrivati ad un certo numero di cicli (ricordate The Maze, no?); gli umani, a detta del OS che gestisce The Forge, sono incapaci di un vero e proprio cambiamento, di una rottura del proprio loop. Utilizzando le parole dell’OS (piacevolmente apparso con le sembianze di Logan): “The best they can do is to live according to their code. The truth is that a human is just a brief algorithm”.
Tuttavia, proprio questo assunto viene fragorosamente rotto nel momento in cui Sizemore decide di farsi coraggio e di sacrificarsi affinché Maeve e la sua intera squadra possa raggiungere Akecheta e The Door.
E’ attorno a questi eventi, ma contestualmente anche a quanto avvenuto nelle precedenti puntate, che Westworld pone lo spettatore davanti ad una lotta tra due differenti correnti di pensiero: da una parte abbiamo il libero arbitrio secondo il quale sia gli uomini, sia gli androidi (in seguito alla rottura del proprio loop) sono in grado di autodeterminarsi da soli, senza ingerenze esterne e senza far fede a precisi schemi; dall’altra abbiamo invece il puro e semplice determinismo, per il quale le nostre scelte risultano tali all’apparenza mentre in realtà altro non sono che il risultato di eventi o fattori passati.
Come si diceva ad inizio recensione, la narrazione della puntata (speculare a quella della stagione) ripercorre due precisi archi narrativi relativi a Bernard, tralasciando i vari flashback. E’ difficile indicare con presente o passato una delle due perché non viene evidenziato e messo in rilievo in quale momento è iniziata la narrazione. Ecco quindi la fatidica domanda: “Is this now?

Linea narrativa A e Linea narrativa B


Per cercare di semplificare il tutto, quindi, presenteremo come linea A quella in cui Bernard e Dolores scendono insieme in The Forge; con linea B, invece, deve essere intesa la narrazione in cui Bernard, Hale e la squadra di Delos scendono in The Forge (chiaramente successiva alla linea A, quindi).
Nella linea A Dolores e Bernard scendono in The Forge e vengono messi a conoscenza delle quattro milioni di copie di identità e gesture che il parco ha sottratto ai propri visitatori, nonché alla presenza di una realtà utopica e nella quale poter far rifugiare ogni singolo androide (Sublime, così denominato da Lisa Joy). I due discutono sulla correttezza del far vivere l’ennesima falsa realtà agli androidi: Dolores è determinata a distruggere tutto; Bernard temporeggia e cerca di salvare Akecheta e CO.
Come se fosse impossessato e compiendo un gesto diametralmente opposto al proprio profilo caratteriale, Bernard uccide Dolores.
Per analizzare la linea B bisogna partire proprio da questo momento, evidenziando un momento di transizione: Bernard è scosso dalla decisione presa e dalla possibilità di aver condannato tutti gli androidi. In aggiunta a ciò assiste impotente all’omicidio di Elsie compiuto da Charlotte Hale.
Ecco quindi che Bernard costruisce una copia di Hale, sfrutta il nucleo di Dolores e la fa rivivere per portare a termine ciò che, nella prima discesa presso The Forge, la ragazza non era riuscita a portare a termine.
Le immagini iniziali, già comparse nelle precedenti puntate, altro non sono che la conclusione stessa della serie: Dolores sta riprogrammando e testando la fedeltà della copia di Bernard che lei stessa ha ricostruito fuori dal parco nella realtà degli umani. E’ indubbio quanto tutto ciò spalanchi le porte ad una serie di evoluzioni narrative per cui bisognerà attendere, verosimilmente, un altro paio di anni.
Westworld non è mai stata una serie che ha lasciato al caso dettagli importanti (o meglio, non sempre e anche per questo vedremo più avanti) ed ha cercato connotazioni ben più profonde di quello che ci si poteva aspettare.
Quella che ricorre subito alla mente, considerato il finale e alcune scene nello specifico, è la caratura biblica: inquadrare Sublime come una sorta di Paradiso (mentre l’Inferno è rappresentato dal parco stesso) non è l’unico dettaglio se si prende in considerazione il viaggio che Akecheta ha intrapreso, molto simile all’Esodo di Mosè verso la Terra Promessa. Nota a margine: viene sempre fatto notare come Mosè morì sulla soglia di Israele prima di potervi entrare, non casuale sicuramente che Akecheta venga ucciso proprio sulla soglia, anche se la sua realtà digitale riesce comunque ad entrare nella personale ricostruzione di Nolan dell’Eden.
Un’altra importante connotazione, rappresentata da un dettaglio a dire il vero, si ricollega ad una frase proferita da Ford in “The Bicameral Mind”: “An old friend once told me something that gave me great comfort. Something he had read. He said that Mozart, Beethoven, and Chopin never died. They simply became music.
Se si considera quindi come le copie delle identità vengano archiviate in The Forge (in libri tramite innumerevoli pagine di righe e punti, in codice), verrebbe da chiedersi cosa (o meglio ancora chi) suonasse il piano presso il saloon di Sweetwater.
Detto ciò, quindi, la seconda riflessione che si giunge a fare è cosa è diventato Ford ora che è morto? La sua identità sembra ormai far parte del codice sorgente non solo di alcuni host, ma del parco stesso. Non è un caso, infatti, che Bernard nel momento del bisogno immagini di averlo al suo fianco: se fossimo in Guerre Stellari concluderemmo che Ford è diventato parte della Forza, ma siamo in Westworld quindi presumibilmente Ford sopravviverà fintanto che una singola stringa di codice del suo parco sopravvive. Indifferentemente che ciò avvenga nel parco stesso o al di fuori di esso, nella concreta realtà.

William ed il futuro


In conclusione è doverosa una menzione alla scena post titoli di coda, in buon stile cinefumetto.
William viene accompagnato, da quella che verosimilmente è una ricostruzione della figlia Emily, in una stanza in tutto e per tutto simile a quella in cui era stato testato più e più volte Delos (proprio da William). Ma non è tanto la possibilità che William sia un androide a far sussultare, sono piuttosto i dialoghi tra lui ed Emily e lo sfondo portato in scena del “suo parco”.
The Forge risulta essere completamente annichilita, abbandonata in ogni dove, Emily fa notare che il sistema non esiste più e quello che si intravede è ciò che rimane. La domanda quindi è: quanto nel futuro è inserita questa scena?
Presumibilmente si tratta di una terza linea narrativa, banalmente presentata per questa scena e per aumentare ulteriormente hype nello spettatore dal momento che non fa cogliere risposte ma genera semplicemente altre domande (che si vanno ad accatastare insieme alle altre). Si tratta quindi di un futuro prossimo, di cui molto probabilmente non verrà mostrato più altro, in cui William sta cercando di ricreare e quindi di testare un suo host.
Menzione d’onore deve essere fatta per Stubbs: la giovane guardia del corpo sembra rivelarsi per ciò che realmente è, ossia un androide, nel dialogo con cui si intrattiene insieme a Charlotte/Dolores. Oppure, ed in questo andrebbe capito come, è riuscito a percepire la natura sintetica della ragazza ed in un certo tal senso la stava avvertendo.
Anche in questa stagione Westworld ci ha accompagnati in un percorso narrativo estremamente ben orchestrato, con un lavoro egregio sia nel campo della sceneggiatura, sia in quello della regia. Alcuni dettagli sembrano essere stati lasciati un po’ al caso e non ben spiegati (gli uman-detector che non riconoscono la falsa umanità di Hale), ma d’altra parte non sarebbe stato bello ricevere tutte le risposte: poter lasciare spazio alla fantasia, alle deduzioni, alle teorie nude e crude (ed a volte molto campate in aria) è una delle cose più belle che la serie HBO ha regalato e regalerà al proprio pubblico.

The passage wasn’t easy. Not all of us made it. Some of the worst survived. Some of the best were left behind. Along with the best parts of who we were.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia, fotografia e l’intero comparto della recitazione
  • My path always led me back to you“: William e Dolores che si riuniscono
  • Dolores e Bernard
  • Le due linee temporali e la loro struttura
  • Logan come OS
  • Il twist riguardante Hale…
  • La scena post titoli di coda
  • Comparto musicale
  • Porzione di trama ambientata all’esterno di Westworld
  • Akecheta che riesce a trovare ed oltrepassare The Door
  • Stubbs sarà un androide?
  • Di  chi saranno i nuclei che Dolores porta con sé dentro la borsa quando abbandona Westworld?
  • Alcuni piccoli dettagli narrativi, come per esempio gli uman-detector, ma minuscoli in confronto alla gigantesca avanzata di trama di questa puntata
  • Convincente il twist riguardante Hale, peccato che già il trailer della puntata preannunciasse la cosa, ma anche qui come si diceva sopra: dettagli

 

Un finale che apre, letteralmente, una porta su di un nuovo mondo. Sia fisico, sia narrativo. Ed a conti fatti l’avventura di Dolores e Bernard alla scoperta del mondo è davvero appena iniziata.

 

Vanishing Point 2×09 1.56 milioni – 0.6 rating
The Passenger 2×10 1.56 milioni – 0.6 rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

1 Comment

  1. Per quanto riguarda gli uman detector io ho capito, ma magari sbaglio, che cercano la bomba che impediva agli host di uscire dal parco. La Hale/Dolores però ne è sprovvista in quanto è stata creata poco prima da Bernard.
    Ps. Nella scena finale credo che la figlia di MIB possa essere in realtà sempre Dolores, infatti lo chiama William e non papà.

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