“Sometimes there are truths worth lying for.”
Uno degli aspetti più positivi di un qualsivoglia film o serie tv risiede nel sorprendere lo spettatore con avvenimenti non preventivati o considerati improbabili per il prosieguo della trama. Il tutto, ovviamente, purché avvenga con una logica e un senso ben prestabilito da parte degli autori.
Tornando indietro alla recensione della scorsa settimana, proprio tra queste righe si era considerata poco plausibile l’effettiva morte di Kofi Jones per mano di Baxter junior. Un pensiero che nasceva non tanto dal cliffhanger con cui si era chiuso l’episodio, che non lasciava molti dubbi a riguardo, piuttosto da una visione più generale che vedeva la morte del povero Jones come il punto di chiusura del caso e quindi la fine delle preoccupazioni dei Desiato. Inutile dire che Peter Moffat e la sua squadra di produttori la pensavano diversamente, scegliendo di utilizzare invece questo evento come punto d’inizio verso la fine.
POLITICA – CORRUZIONE – VENDETTA – RAZZISMO
Dottore: “To the living we owe respect. To the dead we owe only the truth. Voltaire.”
Poliziotto: “Well, Voltaire didn’t live in New Orleans.”
Il personaggio di Kofi Jones dunque, conclude il suo percorso così come lo aveva iniziato: da mera vittima degli eventi. Ma il triste destino che colpisce il ragazzo non fa riferimento solo all’inganno che lo ha visto costretto a dichiararsi colpevole dell’incidente, bensì vuole prendere in esame una pagina molto più ampia e crudelmente reale sottomessa a più di un fattore cruciale.
Sin dall’inizio, Your Honor ha messo in forte evidenza la problematica razzista, non tirandosi indietro nel raccontare situazioni forti come quelle presentate in “Part Two”. Adesso, oltre questa prima tematica importante, si susseguono altri elementi pesanti che tendono a voler sottolineare il totale non funzionamento del sistema. E’ così che la serie cerca di dare un peso prominente anche alla corruzione, fortemente legata alla questione politica. Oltre la miriade di poliziotti/istituzioni corrotti e pronti a voltarsi dall’altra parte per il bene dei propri interessi (“There’s no homicides in my jail. [….] This never happened“), spicca ancora di più in quest’ultimo episodio il personaggio di Charlie (Isiah Whitlock Jr. già specializzato nel ruolo del corrotto in The Wire). Un ulteriore tassello, questo persino più vicino ai Desiato, pronto a fare di tutto per “rimanere pulito” e che si pone sempre più come primo elemento di aiuto/disturbo per le dinamiche degli stessi protagonisti.
Naturalmente, oltre alle questioni politiche emergono anche quelle legate alla vendetta e che vedono in primo piano la famiglia Baxter. Mentre il personaggio di Jimmy Baxter finora ha un po’ deluso le aspettative rimanendo nell’ombra, la figura che è emersa maggiormente è stata quella della moglie. Una donna che sta tirando i fili guidata dal dolore per la perdita del figlio e che adesso, con l’attentato alla famiglia Jones ad opera del marito, rischia di portare allo scoppio di una sorta di guerra civile.
E ALLA FINE ARRIVA MAMMA
In parallelo a tutta questa parte più “esterna”, nello specifico dei protagonisti Desiato invece “Part Four” si concentra su un lato più personale, che aiuta anche a rinforzare il background sulla scomparsa della moglie/madre dei due. Con l’introduzione della suocera di Michael, interpretata niente meno che da Margo Martindale, vengono messe maggiormente sotto la lente d’ingrandimento le dinamiche interne tra padre e figlio, sempre più agli antipodi per quanto riguarda la gestione del post incidente.
Va detto che la visita di Elizabeth e le sue spinose domande sul giorno incriminato, hanno mostrato una buona riuscita dell’esercitazione alla menzogna che Michael ha fatto assorbire al figlio. Tuttavia, Michael e Adam continuano a viaggiare su due strade parallele, mettendosi in situazioni che portano sempre più spesso lo spettatore ad alzare gli occhi al cielo. Ma se la strada intrapresa dal personaggio di Bryan Cranston, che lo vede avvicinarsi sempre più all’avvocato, ha almeno come obiettivo quello di proteggere la sua famiglia, le scelte di Adam continuano invece a far storcere il naso; dalla sua presenza costante nei luoghi incriminati, per finire con l’incontro con la sorella Baxter, le sue azioni, per quanto comprensibili e frutto del trauma, a livello narrativo rilasciano ormai solo una forte insofferenza. In pratica, non resta che aspettare il momento in cui il castello di carta salterà in aria ad opera di uno dei due.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Your Honor continua con la sua pacata narrazione consapevole di avere tutto il tempo a disposizione per alzare la posta in gioco. Non un difetto, ma neanche un pregio per una serie che adesso ha bisogno di iniziare davvero a carburare.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.