“You’ve redocorated… I really liked it.”
Sarebbe ingenuo pensare che possa in futuro rimanere qualcosa della storia di “The Ghost Monument”, trattandosi a tutti gli effetti di una storia efficace per la sua messa in scena ma priva di qualsivoglia profondità, sottotesto o complessità. Una specie di rally in un pianeta desolato (il cui nome è appunto Desolation) si trasforma nell’involucro per mostrare due elementi particolari: il ritrovamento del Tardis (su cui si tornerà) e una ricerca scenica, di regia e di scrittura dei personaggi che non può che far ben sperare.
La frase che il Dottore dice rivolta al suo Tardis sopra riportata altro non è che un tormentone che ricorre lungo la serie classica fino a tempi recenti. Ormai iconica la battuta che il Dottore dice al se stesso futuro, dentro il nuovo Tardis “Oh, you’ve redocorated… I don’t like it”. L’inversione di tendenza di fine episodio sembra l’ennesimo discorso meta inserito in un episodio, mai così azzeccato. Se si potesse, dopo due episodi, definire cosa effettivamente sembra aver fatto Chibnall si arriverebbe a tale conclusione: ri-arredato, decorato il tutto con una nuova luce, ma anche snellito. Volendo per forza obbedire a quella fastidiosa pratica di fare paragoni con il passato, si potrebbe dire che si stia cercando la semplicità delle trame del periodo di Russell T. Davies, migliorando e potenziando i mezzi scenici dell’era Moffat. Se negli ambienti interni di questo episodio sembra di trovarsi in un videogame, all’esterno non si può che ammirare la maestosità degli ambienti e delle riprese (effettuate per l’occasione in Sud Africa).
Inserire il Dottore in una scrittura così rapida e dinamica porta lo spettatore a non avere il tempo di farsi domande sull’efficacia della nuova identità. La novità del volto femminile, unita alla sapienza recitativa di un’attrice che è entrata pienamente nel personaggio porta insieme, appunto, novità e familiarità. L’esatto contrario di quello che avveniva con l’ormai iconico “am I a good man?” dei primi tempi di Peter Capaldi. Certo, il tutto va contestualizzato: all’epoca ci si trovava con un altro cambio in cui il personaggio era più anziano e con tante sicurezze minate. Tanta ricerca interiore aveva fatto storcere il naso a gran parte degli spettatori che nella auto-riflessione del protagonista perdevano certezze sull’efficacia di quello che è stato comunque un interprete immenso. Verrebbe quasi da dire che il cambio di sesso stia avendo un impatto minore rispetto al cambio di età di fine 2013.
Chibnall ha più volte dichiarato che questa undicesima stagione non avrebbe assolutamente lasciato spazio per celebri ritorni nella mitologia della serie (Dalek & co.) e che le avventure avrebbero sì avuto un minutaggio maggiore, ma sarebbero state autoconclusive. Interessante analizzare a questo punto e in tal proposito un paio di aspetti. Innanzitutto il primo inserimento di presunti elementi orizzontali. Il più evidente di questi è il riferimento agli Stenza, che sembrano essere i veri e propri villain di stagione (si potrebbe aprire un’enorme parentesi sulla “semplicità” di questi nuovi personaggi); vi è poi l’elemento della disprassia di Ryan (che comunque riesce a correre e sparare con gran precisione) che verosimilmente avrà una sua valenza futura; enigmatico ciò che dice quella specie di straccio fluttuante al Dottore, definendolo the timeless child sembra richiamare ad una mitologia molto antica del protagonista stesso. Se quindi questi elementi di trama orizzontale possono essere comunque considerati minimali e buttati lì in un contesto prevalentemente verticale, ciò che sembra tornata invece è la continuità diretta tra un episodio e l’altro. L’incipit di questa 11×02 richiama ai cambi di serial della serie classica, con tanto di sigla (classicissima) inserita immediatamente, come se il finale dello scorso episodio fosse l’effettiva introduzione di questo. Occorre vedere se l’avventura della 11×03 sarà immediatamente successiva a questa (ovvero il primo viaggio nel tempo dei nuovi companion), dimostrando – forse – di abbandonare la pratica di Moffat di mostrare avventure random dei personaggi, lasciando immaginare un largo lasso di tempo tra una e l’altra.
Momento clou dell’episodio, ovviamente, il ritrovamento della Cabina. Oltre alla sequenza di per sé particolarmente significativa per l’avvio del nuovo corso (il nuovo Tardis non è così nuovo, se si pensa a quello del periodo di Tennant), è possibile iniziare a notare e apprezzare il “tocco femminile” del Dottore. Il ritrovamento dell’iconica cabina blu non è più caratterizzato dall’entusiasmo spavaldo del bambino che ritrova il suo giocattolo, bensì da un affetto quasi materno. Il Dottore lo accarezza, gli parla dolcemente e con ammirazione mostra ai suoi nuovi amici quello che effettivamente è il suo compagno di viaggio più duraturo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Woman Who Fell To Earth 11×01 | 8.20 milioni – ND rating |
The Ghost Monument 11×02 | 7.11 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.