Doctor Who 7×13 – The Name Of The DoctorTEMPO DI LETTURA 4 min

/
0
(0)
Questo episodio finale va assaporato più volte, va ammirato e contemplato e infine a mente più che fredda si può dare un giudizio. Mi cospargo il capo di cenere e in ginocchio chiedo perdono a Steven Moffat: la mia fiducia in lui stava scomparendo e la scorsa recensione avevo anche esposto tra le righe che se qualcun’altro avesse preso in futuro il suo posto avrebbe potuto giovare molto alla serie. Niente di più sbagliato. Steven Moffat è un Dio sceso sulla terra per mandarci in estasi con ciò che scrive e per farci soffrire, molto, perché si sa che gli sceneggiatori più bravi sono anche i più cattivi. Ciò non toglie che la settima stagione non è stata questa gran cosa se si escludono i momenti salienti di Clara e l’addio straziante dei Pond, ma la domanda che mi pongo è “ne è valsa la pena?”. Si, assolutamente si. E se questo è il preludio per quel che sarà l’episodio del 23 novembre cari Whovians, prepariamo i fazzoletti e prenotiamo una seduta dalla psicologo perché non ne usciremo sani di mente.
Parliamo dell’episodio in sé, partendo da Madama Vastra, Jenny E Strax. Vastra e Jenny sono gli alter ego di Holmes e Watson e in questa stagione le abbiamo viste per ben tre volte: è chiaro che Steven Moffat è affezionato a queste due sue creature che può muovere e caratterizzare in maniera più azzardata di quanto non farebbe con i due canonici personaggi già estrapolati dal contesto originale di fine ottocento. Ma torniamo al Dottore e alla meravigliosa esperienza di questo episodio, durante il quale abbiamo avuto rivelazioni che hanno dell’incredibile e durante il quale il nostro cuore è andato in mille pezzi. L’addio alle/ai companions è sempre doloroso, ma quando di mezzo c’è una storia d’amore il dolore che proviamo diventa quasi fisico: la River che vediamo qui è morta, è la River che il decimo dottore salvò nella biblioteca, ed è la River che saluta per sempre il Dottore. Per il momento è tutto quello che sappiamo tutto il resto è SPOILER; in ogni caso il bacio d’addio tra i due è stato qualcosa di bellissimo e tristissimo allo stesso tempo, qualcosa di profondo che ha scosso le corde dell’anima.
Ma non è tutto, perché l’intera, strabiliante interpretazione di Matt Smith è stata semplicemente da applauso; un attore giovanissimo che interpreta un personaggio ultracentenario, un attore che nel corso della serie è cresciuto con il dottore, è maturato, e ora è capace di farci rabbrividire anche solo con uno sguardo. Vederlo piangere è stato così toccante da avere dell’incredibile, volevo piangere anch’io insieme a lui, si percepivano il suo dolore e la sua paura attraverso lo schermo. La paura era davvero palpabile e lo credo bene, nessuno dovrebbe vedere mai la sua tomba, e invece il dottore lo fa, e ci porta con lui: nei campi di Trenzalore, tra le lapidi, torreggia uno spaventoso e gigantesco Tardis, spettrale nella sua maestosità, terrificante nella sua imponenza. Vorremmo fermare il dottore, vorremmo davvero farlo, la tensione ci consuma ma in fondo in fondo vogliamo vedere come andrà a finire: alla domanda non è stata data risposta e il nome del Doctor è ancora un mistero (anche se per un nano secondo abbiamo tutti pensato che si chiamasse “Please”. Scherzo ovviamente.) Ma se non conosciamo il nome del dottore per lo meno scopriamo finalmente il ruolo di Clara, sappiamo perché è la ragazza impossibile, sappiamo che è stata una Gallifreyana (presumibilmente) e una Dalek, sappiamo che non sempre il dottore poteva sentirla o vederla, e che lei c’è sempre stata. Non poteva esserci spiegazione migliore, un’idea geniale e inoltre rivedere i dottori passati attraverso la sua storia è stato emozionante. Ma se tutto ciò che ruota attorno a Clara è strabiliante non è niente in confronto a ciò che scopriamo alla fine: esiste una rigenerazione del dottore di cui non siamo a conoscenza, una rigenerazione di cui non sappiamo nulla, una rigenerazione che non ha agito nel “nome del dottore”. Si, alla fine il tanto famigerato titolo si riferiva all’ultima frase pronunciata dal Signore Del Tempo in questione e non al suo vero nome. In un episodio come questo non c’è assolutamente nulla da recriminare o da criticare, c’è semplicemente da odiare il fatto di non possedere un Tardis che ci porti direttamente al 23 novembre.

PRO:

  • Run Clever Boy and Rember Me.
  • Goodbye Sweetie.
  • I Dottori.
  • John Hurt as the doctor.
  • L’intrepretazione di Matt Smith.
  • La perfezione di tutto
CONTRO:

  • Nulla, assolutamente nulla.

 

I 5 emmy qui sono simbolici, ne avrei dati 50 se avessi potuto. Per un finale di stagione non avrei potuto chiedere e avere di meglio, davvero. Ed ora prepariamoci… arrivederci al cinquantenario.

 

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

5 Comments

  1. Ottima recensiione di un episodio assolutamente magnifico e eccellente. Qualcosa di immensamente bello nella sua accezione piu ampia. Qualcosa che ti lascia estasiato e piu lo guardo piu lo guarderei. Amici qui siamo al top!

Precedente

The Vampire Diaries 4×23 – The Graduation

Prossima

The Fall 1×03 – Insolence & Wine