Fargo 4×03 – RaddoppiarloTEMPO DI LETTURA 3 min

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Con questo episodio, la quarta stagione schiera tutti i suoi pezzi da novanta. Che, parlando di Fargo, significa quella pletora di personaggi eccessivi, al limite del ridicolo, che ormai è la cifra stilistica della serie.
Ancora mancava all’appello il personaggio di Timothy Olyphant, il detective Dick “Deafy” Wickware, un mormone radicale che vede solo quello che gli pare. È alla ricerca delle due ladre fuggitive Zelmare Roulette e la sua amante Swanee Capps. Inutile dire che è già un personaggio adorabile per la sua spiccata personalità vagamente psicotica.
Anche con questa stagione Noah Hawley non perde lo smalto nel presentarci personaggi detestabili (in termini strettamente morali) ma estremamente interessanti e li immerge all’interno di contesti che solo superficialmente ricalcano cose già viste. Se gli esempi di storie di famiglie criminali ce ne sono molti nella storia della tv e del cinema, in Fargo si cerca (e di solito ci si riesce) di dare un punto di vista diverso, tremendamente olistico che oscilla tra il tragico e il grottesco.
Stavolta i fronti (o, meglio, i punti di vista) dai quali seguire la storia, sembrano moltiplicarsi. Alla classica faida tra due fazioni contrapposte e in mezzo qualcuno che ne risulta involontariamente immischiato, si aggiunge un gioco di punti di vista che non fanno che riflettersi, raddoppiandosi (come nel titolo, in italiano anche in originale). Ogni situazione e ogni personaggio ha il proprio riflesso all’interno della storia. Possono essere fratelli o sorelle, famiglie di provenienza e quelle acquisite, quello che si era in passato e quello che si vuole essere nel presente.
Sembra quindi evidente come le tematiche razziali, famigliari e sociali siano uno strumento da usare per lo scopo che molti dei personaggi cercano disperatamente nella loro vita: definire dove si sta e quindi chi si è. Ci sono molti momenti dove ogni personaggio sembra dover fare i conti col ruolo che ricopre, trovandosi molto spesso a dire cose che non sono esattamente quelle a cui pensa. Molto spesso, non si ha la minima idea di cosa fare per perseguire il proprio obiettivo.
Capita quindi che Loy e Josto, in punti diversi, si trovino nella scomoda situazione di dover rispondere alle domande o alle considerazioni dei loro (teorici) alleati – il suo braccio destro nonché veterano Doctor Senator e suo fratello Gaetano, rispettivamente, non sembrano essere pienamente convinti delle loro capacità. Anche nella terribile e grottesca scena della perquisizione di casa Smutny, si vede come anche tra la “brava” gente, due sorelle possono prendere due strade completamente diverse e non ritrovarsi mai pienamente.
L’indecisione si sposta (e, quasi sicuramente, si sposterà) verso i personaggi ibridi, come Ethelrida e Rabbi, figli meticci che hanno imparato nella vita a subire la discriminazione anche all’interno della propria famiglia e che pongono al centro la questione del capire chi si è e con chi schierarsi. Intanto cercano di sopravvivere in un mondo più grande di loro.
Infine, ci sono le immancabili figure assurde, schegge impazzite che hanno sì la funzione di smuovere la trama che si permettono anche di fare osservazioni pungenti sulla realtà. Del “sordo” Deafy e l’infermiera Oraetta si può avere solo paura. Non solo di quello che fanno ma anche di quello che dicono.
L’unica nota dolente è che ancora non è chiaro il quadro generale della storia. Non che sia di particolare interesse per Hawley svilupparne una originale, ma si fa fatica ad incastrare i molteplici spunti all’interno di disegno. Non sarà probabilmente un problema, alla fine.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dick Deafy, nuovo idolo da Salt Lake City
  • Un cast più corale del solito offre tanti interessanti punti di vista
  • Forse ci sono ancora troppe storyline slegate tra loro. Forse.

 

Episodio di passaggio ma che aiuta a definire tutti i personaggi con le loro motivazioni. Fargo si lascia guardare, non deludendo mai.

 

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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