Una coppia, Emma e Jude, fatica a mantenere salda la propria relazione a causa di un virus che induce alla perdita della memoria, rischiando di cancellare per sempre la storia del loro amore, del loro primo incontro, della loro vita insieme. |
Little Fish è solo l’ennesima pellicola che a causa della pandemia scoppiata nel 2020 si è ritrovata a dover fare i conti con cancellazioni, rimandi, spostamenti in avanti per l’uscita. Il film era previsto infatti all’interno del Tribeca Film Festival ad aprile 2020, evento ovviamente rimandato, salvo poi essere acquistato a settembre 2020 dalla IFC Films che si è occupata della distribuzione della pellicola nei cinema a febbraio 2021.
Ma il film di Chad Hartigan raccoglie al suo interno una tematica a tratti molto simile alla pandemia stessa, rendendo la storia di Jude e Emma non una banale scelta sentimentale a cui lo spettatore fatica ad avvicinarsi, bensì qualcosa di spaventoso, di terribilmente vicino e, perché no, di possibile. È l’intangibilità, esattamente come per il COVID-19, a spaventare: un virus che non porta alla morte, ma che cancella i ricordi delle persone che infetta. Non c’è modo di arrestare questa progressiva eliminazione dei propri ricordi, fatta eccezione per la cura che ad un certo punto sembra venir scoperta, ma non applicata ad ogni singolo individuo affetto dalla NIA (questo il nome del virus).
È d’obbligo sottolineare, tuttavia, che Little Fish non cerca in alcun modo di essere un film catastrofista o un mero blockbuster sulla fine del mondo. La storia è totalmente incentrata su Jude ed Emma, sul loro delicato rapporto d’amore che sboccia, cresce e cerca di sopravvivere ad una terribile malattia che sta cercando di sradicare dalla loro mente la parte più importante della loro vita, quella passata insieme.
Non si tratta di una sceneggiatura originale di Mattson Tomlin, a cui è affidato il riadattamento cinematografico, bensì il film è basato sull’omonimo racconto breve di Aja Gabel. Il cast si compone di poche ma fondamentali figure: oltre a Emma (Olivia Cooke) e Jude (Jack O’Connell) ci sono Ben (Raùl Castillo) e Samantha (Soko), una coppia di amici in cui per prima iniziano ad intravedersi gli effetti devastanti della NIA.
It feels wrong to make this about us. It’s bigger than that. So much bigger. We’d hear stories from somewhere like the coast of Maryland or Florida. Always there, not here.
Like the story of the man stranded in the ocean picked up by a fishing boat. It turned out he was another fisherman, his boat washed up to shore four days later. He said he couldn’t remember how to steer it so he decided to swim home. Or the woman in the marathon who forgot to stop running. There’s something quite beautiful to these stories at first. But then a pilot forgot how to fly.
They call it NIA. Neuroinflammatory Affliction. It can affect anyone and there’s no cure.
Little Fish ha un inizio compassato, puntando ad una crescita progressiva e in certi scambi repentina. Tramite una sorta di diario tenuto da Emma, viene raccontato il primo incontro tra lei e Jude, in riva ad una spiaggia, il loro progressivo avvicinamento e qualche piccolo approfondimento personale. Prima di tutto lavorativo, successivamente sul passato. Ogni sequenza, breve o lunga, viene alternata dalla voce fuori campo di Oliva Cooke/Emma che sembra leggere (o scrivere) stralci del suo diario dei ricordi, un espediente narrativo che sottolinea l’importanza dei dialoghi e dei monologhi all’interno della pellicola.
Ad un certo punto, però, l’atteggiamento compassato viene totalmente abbandonato quando Jude, sotto lo sguardo inebetito dello spettatore, torna su di un argomento discusso pochi minuti prima con Emma. Jude è malato, nulla potrebbe far pensare diversamente. È un castello di carte che crolla e lo sguardo pietrificato dalla paura di Emma restituiscono proprio questo sentimento: ogni certezza fin lì lentamente cementata verrà inesorabilmente disintegrata da un virus che si porterà via la loro storia alla loro totale insaputa.
Il trial medico e il grossolano tentativo di Emma di praticare la fantomatica operazione chirurgica che dovrebbe risolvere il problema sono due porzioni di storia semplicemente utili a rappresentare la forte unione tra Jude e Emma. I due sono disposti a tutto pur di mantenere saldo il proprio rapporto e far sopravvivere quanto intercorso tra loro. Molto d’impatto, da questo punto di vista, affiancare alla loro coppia un’altra (Ben e Samantha) che prima di loro ha sperimentato tutti i vari passaggi di questa terribile malattia, fino ad arrivare alla totale cancellazione dei ricordi di Ben che nemmeno riconosceva più Samantha immaginandola un’estranea introdottasi in casa sua.
When your disaster is everyone’s disaster, how do you grieve?
Jude inizia a crollare psicologicamente a causa della mancanza dei ricordi. O meglio, i ricordi sono ancora nella sua mente all’inizio, tuttavia tendono ad essere sfocati i dettagli che rendono forse ancora più speciali determinati momenti: la data del matrimonio; il luogo del primo bacio; le frasi d’approccio; le persone presenti al matrimonio e il colore del vestito della sposa. Dettagli, sì, ma che diventano fondamentali per ricordi talmente speciali. La malattia, come spiegato all’interno del film, non colpisce tutti allo stesso modo: c’è chi dimentica tutto in uno schioccare di dita (“snap all at once”), mentre altri progressivamente si spengono, come colpiti da un Alzheimer precoce (“fade away”).
L’improvvisata operazione di Jude fatta da Emma purtroppo non funziona, un segreto che il giovane sposo tiene celato fino all’ultimo alla donna, esponendo tutti i suoi sentimenti in una lettera, letta ad alta voce quando ancora ha controllo delle proprie facoltà. Tuttavia alcuni passaggi della trama a questo punto, ormai sopraggiunti al finale, iniziano a stridere: lo spettatore per l’intera durata del film si deve affidare alle parole di Emma, ai suoi ricordi e alle sue certezze, dando per scontato che tutte queste cose siano corrette e che la donna non abbia alcun tipo di effetto della NIA. Cosa che, effettivamente, inizia a vacillare in alcuni punti.
Come detto in precedenza, il primo incontro tra Emma e Jude è in riva ad una spiaggia perché così lascia intendere allo spettatore la pellicola e la voce fuori campo, tuttavia ad un certo punto viene fatta menzione di un “primo incontro avvenuto verso ottobre in un parco acquatico”, evento che coinciderebbe con la festa di Halloween in cui Emma e Jude si sono baciati. Allora quella scena dell’opening dove deve essere collocata? Si tratta di un falso ricordo di Emma?
Ebbene no, il film si appoggia ad una costruzione circolare, spiegata solo in conclusione: ad inizio film Emma e Jude si incontrano effettivamente per la loro prima volta, ma perché entrambi hanno completamente dimenticato l’altro e la loro vita passata insieme. Questo, probabilmente, spiegherebbe la reazione automatica di Jude nel sentire la voce di Emma, una reazione scatenata non tanto dall’accento, quanto piuttosto dai ricordi (seppelliti nel suo cervello) collegati a quel suono. Una chiusura molto poetica e valida che Aja Gabel così racchiude all’interno del suo racconto: “One day we won’t be strangers to each other. We’ll only be new.”
He’s been forgetting pieces of himself for the last six months. Tonight he just forgot me.
This is going to get worse. I love him, Emma. I love him so much. But it’s a sinking ship. I can either tie myself to him and get dragged down or cut loose and try to stay alive. […] I don’t think you understand, Emma. I truly hope you never have to understand. The man who promised he was gonna love me forever, he just tried to stab me with a kitchen knife that my mother gave him. What the fuck am I supposed to do right now?
Il titolo del film è dovuto al tatuaggio che Jude ed Emma decidono di farsi: un tatuaggio di un piccolo pesce sul piede. Un disegno, o un titolo, che non rappresenta un qualche tipo di metafora, bensì un rimando alla proposta di matrimonio di Jude ad Emma, avvenuta in un negozio di animali di fronte ad un piccolo pesce che successivamente verrà acquistato (per la mancanza dell’anello) dai due: Emmude. La semplicità della vita del pesce è un parallelismo con la sensazione di leggerezza che Jude prova con Emma: “Non ha idea di cosa stia succedendo. Niente NIA. Niente cancro. Niente Crociate. Può semplicemente nuotare e godersi la vita. Magari potessimo farlo anche noi. Io mi sento così, con te.“
I got something I need to say to you but it doesn’t feel like the right time. But I don’t feel like I can wait. I wrote it down so I wouldn’t mess it up. There’s no easy way to say this, but it didn’t work. I woke up this morning and I didn’t recognize you. So it definitely didn’t work. Emma, now I’m starting to forget even you.
Dear Emma, I wanted to write this to you, I wanted to say this to you while I still have as much of me as I do. Every morning I wake up and I have to look at Polaroids with names on ‘em just so I can remember that he’s Blue. Or like this morning when we left I had to let you go out first because I couldn’t remember which car was ours. There’s chaos all around us, people freaking out looking for cures, we’re losing our friends, you’re losing your mom, borders are sealed, flights are grounded and people are getting lost on their own streets.
And in the middle of it it feels like it’s just us doing whatever the fuck we can. So I wanted to come out here while it’s still quiet so that I could look you in the eye in case before I’m all gone and tell you that you are the love of my life because you make me laugh every day and you make my life worth living and you make me feel like I’m not alone.
And if things were normal, then you’d be the person that’d make it okay that I gotta grow old and die someday because at least I got to spend some of that time with you.
But things aren’t normal and so I guess instead, or as well, I love you because you stayed. Because when things got scary you knuckled down and you stayed. And you got me through each day. And I hope I did the same for you, or I hope that I can still do the same for you somehow. Yeah, yeah, I just had to because I feel we gotta be real.
Little Fish è un film che punta sul sentimentalismo per raccontare una storia che la recente pandemia ha avvicinato alla realtà, in un certo tal senso, e il richiamo allo stile di pellicole quali Memento o Eternal Sunshine Of The Spotless Mind rende la pellicola particolare e quasi un must watch in questo 2021. La circolarità della trama e la rivelazione del falso opening con cui il film inizia rappresentano piccole perle che vanno ad impreziosire il prodotto di Hartigan, già elevato dalla moltitudine di dialoghi e dai monologhi di Olivia Cooke che in un crescendo di emozioni consegnano allo spettatore sì un finale d’alto livello, ma un prodotto che colpisce e stordisce prima che tutto, esattamente come la memoria dei protagonisti, in uno schioccare di dita, scompaia nel buio dei titoli di coda.
TITOLO ORIGINALE: Little Fish REGIA: Chad Hartigan SCENEGGIATURA: Mattson Tomlin INTERPRETI: Olivia Cooke, Jack O’Connell DISTRIBUZIONE: IFC Films DURATA: 101′ ORIGINE: USA, 2021 DATA DI USCITA: 05/02/2021 |