Le rivelazioni dello scorso episodio e l’introduzione del personaggio di Sherlock Holmes hanno indubbiamente dato uno scossone a una prima stagione piatta e confusionaria. Tuttavia i problemi evidenziati nel corso delle recensioni continuano a essere parecchio ingombranti e non sembrano attenuarsi a due puntate dal finale.
Le fantasiose rivisitazioni degli autori circa la storia di Sherlock Holmes potranno piacere o far storcere il naso, ma i problemi della serie sono tanti e il gusto personale c’entra ben poco.
UNA SERIE PIENA DI PROBLEMI
La serie tenta di destreggiarsi tra una trama horror, una paranormale, una mistery e una teen dedicata ai buoni sentimenti nati tra i giovani irregolari.
Alternando momenti più riusciti, ad altri decisamente meno, la serie si lascia guardare in termini di scenografia, atmosfere e scene di azione. Tutti pregi che però non sopperiscono la mancanza di mordente della trama e, soprattutto, dei personaggi.
Dopo sei episodi i protagonisti continuano ad essere abbozzati; nessuno di loro colpisce particolarmente per scrittura, vivacità o interpretazione, ma tutti si amalgamano in un grande calderone che li vede passare da un’investigazione all’altra senza lasciare traccia della propria personalità. Perfino Bea, che dovrebbe rappresentare il leader del gruppo finisce con l’essere succube della sola trama amorosa tessuta con Leopold.
Il pessimo lavoro di scrittura si vede e pesa in ogni puntata, in cui i personaggi risultano sempre meno credibili, la trama sempre più confusionaria e i misteri da svelare sempre poco avvincenti. Gli Irregolari di Baker Street è una serie mistery che non stuzzica in alcun modo la curiosità dello spettatore, complice un minutaggio davvero troppo lungo per ogni puntata.
Dialoghi mal scritti, minutaggio troppo lungo e un’eccessiva deriva adolescenziale rendono questa serie un peso più che un intrattenimento.
LA GRANDE TRUFFA DI NETFLIX
Come sottolineato a inizio recensione, la rivisitazione delle opere di Doyle e del personaggio di Sherlock Holmes sono lasciate al gusto personale dello spettatore. Ma ciò è vero solo a metà.
E’ infatti inevitabile che l’immaginario collettivo della figura di Sherlock incida sulla valutazione finale della serie. The Irregulars prende l’iconico investigatore conosciuto da tutti -ma proprio da tutti- e ne stravolge i tratti, la storia e perfino l’intoccabile rapporto con il dottor Watson.
Per quanto l’originalità vada sempre premiata, non è purtroppo questo il caso: non si può soprassedere di fronte allo scempio operato: le pagine di Sir Conan Doyle vengono trafugate per dare vita a un personaggio scialbo, più vicino a un indovino che all’acuto investigatore dei romanzi.
Purtroppo una serie che pretende di sbattere nel titolo il 221B di Baker Street non può non tenere conto dell’importanza del materiale da cui trae ispirazione. La riproduzione delle figure di Holmes e di Watson, oltre a essere scritte con pressapochismo e banalità, non omaggiano in alcun modo il personaggio nato dalla penna di Doyle, svilendo completamente l’appartamento di cui al 221B di Baker Street.
Ci si chiede, legittimamente, se non fosse stato meglio lasciare nell’ombra il personaggio di Sherlock Holmes senza la necessità di introdurre forzatamente una figura che, dell’investigatore londinese, ha ben poco. Netflix, qui ci vuole un bel mea culpa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il nome di Sherlock Holmes è stato utilizzato per truffare i poveri telespettatori ignari della schifezza a cui si sarebbero approcciati. Una truffa senza precedenti.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.