Godfather Of Harlem 2×07 – Man Of The YearTEMPO DI LETTURA 3 min

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Godfather Of Harlem 2x07 recensione 7Dopo ben tre mesi di pausa a causa di problemi di produzione legati alla pandemia, la serie scritta e ideata da Chris Brancato e Paul Eckstein finalmente riprende, ma con una certa fatica e con uno stacco narrativo evidente rispetto alla prima parte di stagione, praticamente perfetta.

RITUALI


Uno dei marchi di fabbrica dello show è senza dubbio il peculiare utilizzo delle open cold, sempre lunghe e dal forte impatto e “Man Of The Year” non fa eccezione. Nella splendida open cold si assiste a due diversi rituali di iniziazione: Ernie compie il giuramento mafioso e diviene a tutti gli effetti un membro della famiglia Genovese, mentre Bumpy, grazie a una copiosa donazione, viene accettato nella società di Lenox Hill, una sorta di ramo massonico composto dall’élite nera di Harlem.
Un punto di arrivo, almeno apparentemente, per il gangster che non ha mai lesinato aiuti alla sua comunità, ma come ricordato anche da Malcom X, ne è al tempo stesso il carnefice a causa della vendita di eroina, per una presa di coscienza evidente dalla diserzione alla cerimonia, elemento che farà sicuramente maturare il personaggio interpretato dal sempre ottimo Forest Whitaker.
Al contrario Ernie è, ancora una volta, bloccato nell’eterna storyline riguardante Teddy, Benny e Stella, con l’inizio della sua nuova vita criminale che sembra essere già a repentaglio, per uno stallo narrativo che va avanti da inizio stagione ma si spera sia definitivamente superato visto gli accadimenti nella parte finale di questo settimo appuntamento.

QUESTIONI IRRISOLTE? FORSE NON PIÙ.


Sono due le questioni fondamentali che vengono finalmente risolte in questo episodio: la maternità di Elise e la verità sull’omicidio di Benny.
Infatti già dalla puntata precedente appariva evidente come i personaggi di Ernie, Stella ed Elise fossero intrappolati nelle rispettive storyline da troppo tempo, non riuscendo ad evolvere in nessun modo e rallentando parzialmente anche lo sviluppo di alcune dinamiche criminali.
Con la risoluzione, si spera definitiva, delle rispettive problematiche, i tre personaggi dovrebbero essere finalmente liberi di essere impiegati in nuovi sviluppi narrativi, fondamentali se si vuole rivitalizzare dei character importanti per il prosieguo della storia.
Menzione a parte merita l’eccelsa interpretazione di Vincent D’Onofrio, in stato di grazia visto la resa perfetta di un personaggio estremamente tormentato come Vincent “Chin” Gigante. Dalla mimica facciale alla gestualità esasperata, la prova attoriale di D’Onofrio trasmette a pieno tutto il dramma interiore vissuto dal boss italoamericano, costretto a scegliere tra la sua vera famiglia e quella mafiosa, altrettanto importante.
Da segnalare però come, nonostante il lungo screen time a disposizione, i soliti 60 minuti, la puntata fatichi a decollare a causa di un ritmo narrativo molto lento che non è ascrivibile solo ai lunghi dialoghi necessari per dirimere le questioni familiari sopracitate, ma che permea lo sviluppo di tutte le diverse storyline della puntata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’open cold con i rituali di iniziazione di Bumpy ed Ernie
  • Finalmente si chiude la questione Benny ma…
  • Si chiude anche l’eterna questione della maternità di Elise
  • Vincent D’Onofrio in stato di grazia con un’interpretazione eccelsa del suo tormentato personaggio
  • Un episodio sottotono che risolve alcune questioni ma con un ritmo narrativo estremamente lento
  • …eccessivo lo screen time dedicato a Ernie e Stella e riguardante sempre la stessa storia, per due personaggi che continuano a non convincere

 

Un episodio sottotono per la serie di casa Epix che riprende dopo una lunga pausa legata a problemi di produzione causa Covid-19. Una puntata che ha senza dubbio il merito di chiudere finalmente alcune storyline, ma visti i 60 minuti a disposizione si poteva fare molto di più, soprattutto per quanto riguarda il mondo criminale. La valutazione è sufficiente visto gli ottimi interpreti e una storia sempre affascinante, ma nulla di più. Tuttavia, vista la pregevole fattura dello show, probabilmente gli altissimi standard qualitativi di inizio stagione a cui sono abituati gli spettatori non tarderanno a tornare.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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