Invasion fa proseguire la narrazione degli eventi centellinando l’elemento fantascientifico, proprio come nel primo episodio. Inutile fare voli pindarici: la nuova serie di punta di Apple+ TV non è quello che ci si aspetterebbe dopo averne letto la trama.
Chi già si pregustava un’invasione aliena alla Independence Day con astronavi che sovrastano i cieli ed esseri umani ridotti in poltiglia, dovrà decisamente frenare l’entusiasmo.
Di alieni ancora non se ne parla ed il minutaggio dedicato a ciò che dovrebbe essere il fulcro della serie (almeno in teoria) è dosato con il contagocce.
Al contrario, il taglio che viene dato allo show è più di natura introspettiva ed intimista, come se l’invasione che dà il titolo alla serie, fosse solo un contorno, una scusa per poter parlare di drammi familiari.
Per il momento, dunque, Simon Kinberg decide di non scoprire troppo le carte e presenta due episodi puramente introduttivi che non riescono a stimolare del tutto l’interesse del pubblico.
TOO MUCH DRAMA
Invasion è un prodotto che narra di un’invasione aliena ai danni della Terra e di come essa venga percepita dai protagonisti, sparsi in varie parti del mondo. Dopo queste premesse, anche il più ingenuo degli spettatori spererebbe di vederli in faccia, questi fantomatici alieni, o quantomeno qualcosa di più consistente ed appetibile.
Il pubblico, invece, si deve accontentare di un episodio relativamente lento e ancora oltremodo introduttivo che spinge ancora sull’elemento corale della serie. In “Crash”, infatti, vengono presentati altri personaggi ed ambientazioni: Caspar, un ragazzino bullizzato e malaticcio (Londra) ed il soldato speciale Trevante Cole (Afghanistan).
Anche in questo caso, il focus dell’episodio è indirizzato verso la caratterizzazione dei personaggi, le cui esperienze e vicissitudini diventano il centro della narrazione.
I personaggi si muovono all’interno della trama affrontando sfide quotidiane e venendo calpestati chi dal destino (Mitsuki che perde l’amata compagna), chi da altre persone (Caspar ed alcuni suoi compagni, Aneesha ed il marito traditore). L’invasione aliena, dunque, fa solo da contorno, in quanto non è l’elemento destabilizzante primario, ma lascia spazio a drammi e crisi interiori che esulano da essa.
Le varie storyline fino a qui presentate, infatti, sembrano voler essere uno spaccato sui difetti della natura umana, sui demoni personali che ogni persona deve combattere e sui vari disagi esistenziali.
ALIENI NON PERVENUTI
Come si è detto ad inizio recensione, il secondo episodio non aggiunge nulla di nuovo per quanto riguarda la minaccia dell’invasione aliena. A poco a poco il mondo comincia a percepire un qualcosa di misterioso e sinistro che sembra stia tessendo le tela dell’intera umanità.
Gli alieni ancora non hanno mostrato la propria faccia e si accontentano di lasciare qualche sparuta mollichina di pane, come indizio della loro presenza.
Il comparto tecnico sicuramente fa il suo sporco lavoro, creando un’atmosfera a metà strada da Arrival e La Guerra dei Mondi, ma la narrazione si perde troppo in un intimismo spicciolo che finisce con il tediare lo spettatore.
Simon Kinger e David Weil deludono le aspettative di chi nell’elemento fantascientifico ci sguazza e vorrebbe assistere a qualche bella trashata americana che, in giuste dosi, è sempre apprezzata.
La strada da percorrere è lunga, dato che mancano ancora otto episodi, ma Invasion, oltre a non bucare lo schermo, si presenta come l’ennesima filippica sul genere umano e di come una ipotetica invasione aliena sia solo l’ultimo dei nostri problemi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il secondo episodio continua ad andare con i piedi di piombo e non fa altro che introdurre nuovi personaggi e drammi familiari. L’elemento fantascientifico è concentrato nei minuti finali e risolleva l’andazzo generale. Purtroppo Invasion, almeno per adesso, non riesce a generare abbastanza interesse e sembra perdersi in troppe riflessioni e sentimentalismi.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.