Henry Sugar, un uomo ricchissimo che non ha mai lavorato un solo giorno della sua vita, legge casualmente un libro in cui viene a conoscenza di un uomo proveniente dall’India che riesce a vedere senza usare gli occhi. Rendendosi conto dei benefici che potrebbe trarne, decide di esercitarsi per acquisire la stessa abilità. |
I più attenti forse si ricorderanno della notizia arrivata circa due anni fa, nel Settembre 2021, in cui Netflix annunciava di aver acquistato i diritti della Roald Dahl Story Company per la modica cifra di 686 milioni di dollari. Un colpaccio costoso ma nemmeno troppo se si pensa che tra i vari libri per bambini e romanzi ci sono i vari La Fabbrica Di Cioccolato, Il GGG, Le Streghe o Furbo, Il Signor Volpe, più, ovviamente, tutta un’altra serie di proprietà intellettuali che non hanno ancora visto la luce del piccolo/grande schermo.
A distanza di due anni dall’acquisto, Netflix opta per una strategia inaspettata e seleziona Wes Anderson per dirigere e trasporre ben quattro storie di Dahl in quattro corti, di cui La Meravigliosa Storia Di Henry Sugar è il più lungo con i suoi 39 minuti in totale. Gli altri tre corti sono: The Swan, The Rat Catcher e Poison. Il tutto con un cast che più o meno si ripete visto che Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Ben Kingsley, Richard Ayoade e Rupert Friend sono a turno protagonisti degli altri corti. E va benissimo così.
Henry Sugar was 41 years old, unmarried and rich.
He was rich because he had a rich father who was now dead.
Was unmarried because he was too selfish to share any of his money with a wife.
WES ANDERSON, IL PREDESTINATO PER HENRY SUGAR
La scelta di Wes Anderson è piuttosto bizzarra se si pensa che il regista non è propriamente favorevole allo streaming e, come tanti altri registi, predilige il cinema e la visione in sala alla fruizione casalinga, eppure il match è stato vinto dalla compagnia di Los Gatos per via di una strana storia di “predestinazione” descritta dallo stesso Anderson durante un’intervista per promuovere Asteroid City in cui si descrive come l’unico predestinato per poter trasporre questo racconto.
In parole povere, Anderson un paio di decenni fa era entrato in contatto con la vedova di Roald Dahl durante le riprese de I Tenenbaum e aveva espresso il suo amore nei confronti della storia, convincendo la vedova a mettere da parte l’adattamento per lui fino a quando non sarebbe stato pronto per farlo. Da allora sono passati giusto un paio di decenni, Netflix ha acquistato i diritti e quindi Anderson è stato “costretto” a concedersi al colosso streaming per quattro corti che, comunque, non avrebbero potuto trovare alcun tipo di rilascio cinematografico vista la durata risicata.
WES ANDERSON È TORNATO A FARE WES ANDERSON
Lo stile del regista texano è unico e divisivo: può piacere da morire oppure può essere disprezzato per la troppa teatralità e bidimensionalità messa in scena, che è proprio il motivo per cui l’altra fetta di pubblico lo trova incredibilmente geniale. Di recente arriva da un paio di film che non hanno proprio convinto critica e pubblico (The French Dispatch e Asteroid City), quindi fa estremamente piacere constatare come in questi 39 minuti sia ritornato al suo massimo splendore sfornando un corto che riempie il cuore e gli occhi di gioia.
Wes Anderson torna a fare Wes Anderson sia nel ritmo che nella narrazione, andando ad incastonare storie su storie come una matrioska nella prima parte del corto (ci sono ben quattro trame da sviscerare), per poi concentrarsi totalmente su Henry Sugar nella seconda metà. Il ritmo è frenetico all’inizio, quasi fastidioso ma è incalzante quanto basta per diventare ipnotico e proseguire la visione senza sosta.
La metateatralità andersoniana ritorna ampiamente sovrana anche qui, dapprima, sempre nella prima parte, con una recitazione ed una sceneggiatura che mimano la lettura di un libro e quindi con gli stessi attori che recitano frasi e poi si rivolgono verso la telecamera come se fossero dei narratori esterni. Una tecnica magari non adatta a tutto il pubblico ma che è talmente estroversa e peculiare da diventare uno dei valori aggiunti di questo The Wonderful Story Of Henry Sugar.
Men like Henry Sugar can be found drifting like seaweed all over the world.
They’re not particularly bad men, but they’re not good men either. They’re simply part of the decoration.
UN PIACERE PER GLI OCCHI
Il cast di questo corto è composto da Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Ben Kingsley, Dev Patel e Richard Ayoade ed è il classico cast di nomi noti che popolano le scene di un film di Wes Anderson. Nomi che fanno sicuramente bene dal punto di vista del marketing perché sono altisonanti e, verosimilmente, anche garanti di una certa qualità, ma sono nomi che sembrano voler mettersi alla prova proprio per la teatralità della pellicola e per la sostanziale differenza d’impegno richiesta dal regista e dal prodotto.
Cumberbatch sembra divertirsi moltissimo nel ruolo di Henry Sugar, è ipnotico, frenetico ma anche molto a suo agio nell’essere padrone della scena; lo stesso si può dire di altri due pilastri del cinema come Fiennes e Kingsley, il primo nei panni dello stesso Roald Dahl, il secondo in quello di Imdad Khan, l’uomo che sapeva vedere anche senza guardare. A livello recitativo non si potrebbe chiedere assolutamente niente di più, però a visione postuma, fa specie constatare come non ci sia nemmeno un’attrice accreditata e tutto il cast sia composto solo da uomini. Chiaramente non una scelta casuale.
Questi 39 minuti arrivano come un fulmine a ciel sereno nel catalogo di Netflix diventando a tutti gli effetti una delle piccole perle da consigliare ad amici e parenti. Capolavoro istantaneo.
TITOLO ORIGINALE: The Wonderful Story Of Henry Sugar REGIA: Wes Anderson SCENEGGIATURA: Wes Anderson INTERPRETI: Benedict Cumberbatch, Ralph Fiennes, Dev Patel, Ben Kingsley, Richard Ayoade DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 39′ ORIGINE: USA, 2023 DATA DI USCITA: 27/09/2023 |